Fight Club: dopo ventun anni, una provocazione ancora attuale

Il 10 settembre 1999, Fight Club è presentato al festival del cinema di Venezia: seppur accolto con scetticismo diventa in breve un film di culto.

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a cura di Roberto Richero

Il 10 settembre 1999, Fight Club è presentato al festival del cinema di Venezia, in anteprima mondiale: lo scetticismo con il quale fu accolto dalla critica e il seguente flop al botteghino (100 milioni di dollari incassati, a fronte di una spesa di 63 milioni) non avrebbe fatto presagire il successo che sarebbe seguito negli anni successivi, trasformandolo di fatto in uno dei film di culto dello scorso millennio e uno dei film più amati di sempre.

Nel 2008 Fight Club è stato inserito al decimo posto della lista dei 500 migliori film di Empire ed è all'undicesimo posto della lista dei migliori film su IMDB: un successo che si è sviluppato fuori dai cinema, con il passaparola, principalmente attraverso il mercato Home Video, dato che ai tempi internet era ancora acerba e non poteva rendere un prodotto o un film virale, come succede oggi.

La storia in breve

Fight Club è basato sull'omonimo (e primo) romanzo di Chuck Palahniuk, uscito solo tre anni prima; la storia è una critica aspra, cinica e gretta al consumismo e all'alienazione cui la società costringe l'uomo moderno. Il protagonista (interpretato da Edward Norton e il cui nome non viene mai svelato, proprio a sottolineare il sentimento di alienazione che lo pervade e la mancanza di identità che lo definisce) è un consulente assicurativo insonne che trova sollievo alla sua ansia di vivere intrufolandosi in gruppi di ascolto per persone affette da malattie incurabili.

La sua vita è sconvolta da due stranissimi personaggi: Marla Singer (Helena Bonham Carter) e Tyler Durden (Brad Pitt). La prima è una stramba donna che, come lui, si presenta agli incontri fingendo gravi malattie; il secondo è un ambiguo figuro che commercia saponette e con cui stranamente diventa amico. Insieme fondano un club di lotta clandestino, il Fight Club, dove i più disparati personaggi si scontreranno e faranno a botte fino allo stremo delle proprie forze, cercando di dare un senso alla proprio giornata.

Ispirato da un evento capitato all’autore

L’idea dietro alla storia nasce partendo da un fatto realmente accaduto: lo scrittore fu infatti picchiato violentemente mentre era in campeggio. Quando tornò in ufficio, si rese conto che nessuno dei colleghi gli voleva chiedere cosa gli fosse successo, anche se i segni erano estremamente visibili, evitando quindi qualsiasi confronto di tipo personale.

Questa idea sta alla base del romanzo e del film, portandola però ad un livello estremo: non solo presentando una cruda violenza fisica, ma anche attraverso dialoghi espressamente scomodi e provocatori. L’esempio più eclatante fu quando Laura Ziskin, presidente della produzione Fox, fece censurare la battuta di Marla:

"I want to have your abortion/Voglio avere un aborto con te"

https://www.youtube.com/watch?v=EI_dpW6Q8Mw

Fincher, regista del film, acconsentì a patto che qualsiasi altra battuta sarebbe stata accettata, ma quando Ziskin sentì il dialogo sostitutivo si trovò sicuramente pentita:

"I haven't been fucked like that since grade school/Era dalle elementari che non mi scopavano così".

Non si salva nessuno

In Fight Club non esiste alcun elemento che possa essere considerato intoccabile o sacro, ma in particolare il film si concentra su due aspetti: il sogno capitalista americano e il rapporto fra i sessi.

Consumismo

Le logiche consumistiche sono facilmente criticate nel film: il protagonista ha un buon lavoro, bei vestiti, una casa,eppure non è felice.

"Le cose che possiedi alla fine ti possiedono"

Non c’è vita nelle cose, non c’è vita nella proprietà: solo nelle persone, in quanto esseri viventi, c’è una scintilla di divino; non per niente quindi il folle Durden fabbrica le saponette che vende, utilizzando il grasso della liposuzione delle persone, sottratto illegalmente alle cliniche di chirurgia estetica.

Il protagonista soffre di insonnia e vive una vita che non è veramente reale.

"Quando soffri di insonnia non sei mai realmente addormentato e non sei mai realmente sveglio"

Realtà e sogno si confondono, mentre la linea che demarca la veglia dal regno di Orfeo di sfoca sempre più, rendendo l’intera esperienza una sorta di viaggio onirico dal quale ci si può svegliare solo attraverso la violenza.

La violenza stessa subisce nell’arco del film un percorso di evoluzione: all’inizio è autoinflitta, dato che il protagonista vede in se stesso il motivo della sua infelicità. Diventa poi una violenza dispensata agli altri, perché se la “colpa” non è nostra, di chi può essere? Si trasforma infine in violenza verso la società, contro il sistema, quando si concretizza nel Progetto Mayhem, un programma di stampo terroristico e anarchico che prende di mira banche e società di carte di credito.

Un’evoluzione questa raccontata con emozione, pathos, ma decisamente poco originale; il cerchio nichilistico si chiude su se stesso: la società crea persone così vuote ed alienate, che anche quando ne prendono coscienza, non sono in grado di trovare una risposta più articolata e costruttiva della semplice distruzione, della creazione di nuovo vuoto.

Machismo

Il film sottolinea un’interpretazione estremamente maschilista della società che ricerca l’identità del maschio nella sua contrapposizione alla donna: il mondo senza senso del protagonista è un mondo dove gli uomini piangono e si aprono, esplorano la loro sofferenza che, guarda caso, è proprio un inguaribile male ai testicoli. Il personaggio di Durden, che fa da cattivo grillo parlante al narratore, esprime molto bene il suo pensiero con due battute. La prima decisamente cruda:

"Se avessi un tumore lo chiamerei Marla"

e la seconda più filosofica, ma allo stesso tempo ancora più forte:

"Siamo una generazione di uomini cresciuti da donne, mi chiedo se un’altra donna è veramente la risposta che ci serve"

Marla deve essere quindi feticcio atto a far sentire i protagonisti maschili degli uomini (solo attraverso il sesso), ma niente di più.

Quella che avviene nelle sporche cantine del Fight Club è quindi la lotta interiore del narratore, è la sua lotta con Durden, è la lotta che vincerà, ma solo con se stesso, perché la perderà nei confronti di tutti gli altri.

La produzione anticonformista

Il clima di guerra, ribellione, alienazione e provocazione, di politicamente scorretto, non è solo rappresentato nel film, ma è stato una caratteristica rilevante dell’intera produzione, sentita e partecipata da tutti i membri del cast. Helena Bonham Carter si faceva truccare obbligando la visagista a usare la mano sinistra per simulare le capacità ridotte del suo personaggio; Brad Pitt e Edward Norton, al momento di dover girare una scena in cui i personaggi erano ubriachi, si sono presentati sul set totalmente devastati dall’alcool; Edward Norton ha veramente usato il bagno durante la scena in cui stava seduto sulla tazza. Non da meno è stato il regista David Fincher che ha girato e fatto montare l’intero film in modo che in ogni scena della pellicola fosse visibile una tazza di caffè Starbucks.

I dialoghi densi di filosofia da marciapiede, la violenza grottesca e molti altri elementi hanno sicuramente contribuito a rendere il film un elemento di culto underground, fuori dai circuiti ufficiali del cinema, tanto che agli inizi degli anni Duemila, una frase del film era diventata talmente virale, da essere usata costantemente, adattata a qualsiasi situazione:

"Prima regola del Fight Club: non parlate mai del Fight Club.

Seconda regola del Fight Club: non dovete parlare mai del Fight Club."

Un cast d’eccezione

Fight Club non è solo un film che è diventato culto, ma è stato anche una grande occasione di affermazione per diversi attori. Il casting fu molto attento e i ruoli assegnati a interpreti che nel tempo sarebbero diventati star internazionali. I due ruoli principali erano assegnati a Brad Pitt ed Edward Norton. Il primo era già un attore consolidato, reduce da diversi importanti successi internazionali e sex symbol a livello mondiale; sua era la responsabilità di fare da traino per il film e per questa ragione si portò a casa con un cachet da 17,5 milioni di dollari.

Norton non era ancora un attore noto al pubblico ma era certamente un astro nascente (cachet da “soli” 2,5 milioni); con sole cinque pellicole alle spalle, aveva già ben due nomination agli oscar: miglior attore non protagonista per Schegge di Paura nel 1997 e migliore attore protagonista nel 1999 in American History X (vinto quell’anno da Roberto Benigni per La Vita è Bella). Norton non si fece intimorire dal collega più famoso e fornì un’interpretazione impeccabile: Fight Club diventa così quell’importante trampolino di lancio che lo proietta fra le star più famose di Hollywood.

Il principale ruolo femminile è assegnato a Helena Bonham Carter; l’attrice britannica era reduce da una nomination come migliore attrice protagonista in Le ali dell’amore (pellicola britannica conosciuta essenzialmente per quell’unica malinconica candidatura) ma, come Norton, non è nota al grande pubblico internazionale. Il ruolo della stralunata Marla è perfettamente interpretato, anche se, complice la sua successiva costante collaborazione (e relazione) con Tim Burton, la relega al ruolo molto specifico delle figure stranite e sopra le righe che tutti ben conosciamo (l’abbiamo vista in diversi capitoli della saga di Harry Potter, in Sweeney Todd e Alice in Wonderland, per citare i principali).

Nel cast spicca anche un giovane Jared Leto: con una sola partecipazione a un film importante (La Sottile Linea Rossa, dove però era impossibile spiccare, dato il cast nutrito di grandi nomi), l’attore ha un ruolo di rilievo che gli permette di farsi notare. L’anno successivo è il protagonista dell’ottimo e disturbante Requiem for a Dream di Darren Aronofsky, anche se la vera consacrazione al grande pubblico arriverà solo dal 2013 con l’inizio delle partecipazioni ai grandi blockbuster: Dallas Buyers Club, Suicide Squad (dove interpreta il maledetto personaggio del Joker) e Blade Runner 2049.

Perché Fight Club?

Sono passati ventun anni dalla presentazione del film al festival della laguna più famosa del mondo, eppure Fight Club è ancora un film visto e apprezzato da tutti (indipendentemente da genere ed età), il cui segno rimane ben marcato nella storia del cinema. E’ un film superficialmente semplice, ma in realtà estremamente complesso, critico alla sua stessa critica e come ogni opera che lascia la sua impronta può essere visto e rivisto, e interpretato ogni volta in modo diverso a seconda del momento in cui ci si trova nella propria vita.

Fight Club è uno di quei rari casi in cui l’autore del libro ha dichiarato che il film supera la sua opera ispiratrice. Potete trovare qui il libro e qui il Blu Ray o DVD. Alternativamente qui Fight Club lo potete noleggiare o comprare in streaming sulla piattaforma Amazon Prime Video.