Fumetti a due ruote: bolidi sfrenati e supereroi!

Su Avamposto 31, Andrea Artusi ci accompagna in un viaggio alla scoperta della relazione che lega il fumetto al mondo del motociclismo!

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a cura di Avamposto 31

Velocità, emozione, libertà. La motocicletta è ben più di un mezzo di trasporto, è una vera filosofia di vita celebrata in libri, film e canzoni. Come recita “Lo Zen e l'arte della manutenzione della motocicletta” di Robert M. Pirsig

'Se pensi che tutto il passato e tutto il futuro siano contenuti nel presente, allora — fantastico! — vuoi dire che si vive solo per il presente. E se la motocicletta funziona, perché preoccuparsi?'

E’ su questa corrente di pensiero che il fumetto si è impossessato della moto e di chi la guida, a volte mettendola al centro della narrazione altre facendola diventare la fedele compagna di tanti eroi indimenticabili della nona arte.

Una lista interminabile

Ricomporre tutti i casi in cui il fumetto, direttamente o indirettamente, ha messo un mezzo a due ruote al centro dell’attenzione nelle proprie pagine sarebbe impossibile. Ci limiteremo quindi a citare i casi più eclatanti e la loro origine e collocazione nell’alveo della cultura pop. E ripercorrendo questo lungo viaggio non possiamo che partire dal re dei gadget utilizzati per combattere il crimine in tutte le sue forme: il pipistrello alato. Batman ha sempre avuto tra i suoi meravigliosi macchinari anche una motocicletta, che negli anni e nelle varie interpretazioni si è evoluta ed è stata rappresentata in maniere diverse

Ma più ancora che il vigilante mascherato di Gotham è il suo alter ego femminile che ne ha fatto una vera e propria bandiera. Parliamo di Batgirl, che fin dalle sue prime apparizioni sceglie una scattante due ruote per spostarsi nella città e affrontare malfattori d’ogni genere e pittoreschi villains.

In questo caleidoscopio di interpretazioni del suo mezzo meccanico preferito non possiamo fare a meno di citare la strepitosa versione apparsa nella serie televisiva del 1966 dove la deliziosa Ivonne Craig ,che interpretava il ruolo di Barbara Gordon, ‘guidava’ (si fa per dire) la sua Batgirl Cycle, decorata con tanto di fiocchi e sbuffi, basata su una Yamaha YDS-5E.

Il salto in avanti nel tempo può apparire azzardato ma i colori, il glamour e la naturale inclinazione a picchiare duro contro il crimine nell’ambito del fumetto supereroistico non lasciano il campo a dubbi.

Hit-Girl, l’eroina spregiudicata e allenata per uccidere dell’opera di Mark Millar e John Romita Jr., non può che apparire come una versione ultramoderna della figlia dell’immaginazione di Bob Kane e dei suoi successori.

Un’impressione che si estrinseca ancora di più nella versione cinematografica della fortunata serie Kick-Ass dove la cavalcatura in questo caso scelta per le riprese è una strepitosa Ducati 1199 Panigale.

Il motociclista infernale di casa Marvel

Rimanendo negli Stati Uniti e spostandoci dalla DC comics alla Marvel ci imbattiamo in un altro eroe che con la motocicletta è un vero e proprio tutt’uno. Probabilmente spinti dalla fascinazione che le

imprese del celeberrimo stuntman Evel Knievel e di gang di motociclisti come gli Hell’s Angels avevano esercitato sul pubblico americano Roy Thomas e Gary Friedrich nel 1972 danno vita con il disegnatore Mike Ploog a un bizzarro character. Il suo nome è Ghost Rider ed è anch’esso uno stuntman che, a causa di un incauto (guarda caso...) patto con Mefisto per salvare il padre, è condannato ad assumere tutte le notti le sembianze di uno scheletro fiammeggiante.

In Ghost Rider, che ha visto anche due trasposizioni cinematografiche con protagonista l’onnipresente Nicholas Cage, convivono anime diverse. Da una parte c’è la tradizione circense americana che, non va mai dimenticato, è alla base delle origini dei moderni superuomini in calzamaglia e che ha nelle esibizioni con le motociclette una delle sue attrazioni più classiche, tra salti di file di auto ed evoluzioni nella cosiddetta ‘gabbia della morte’. Dall’altro lato c’è la sottocultura rock, alla quale le gang di motociclisti hanno spesso legato la loro storia diventando addirittura supporters di alcune delle band più celebri.

Il Giappone dei Bōsōzoku

Ma se c’è un paese che ha fatto della motocicletta una forma plastica della trasformazione di un orgoglio nazionale in un mattone essenziale dell’immaginario collettivo questo è il Giappone. Il paese del Sol Levante, va ricordato, è la patria dei più grandi produttori di veicoli a due ruote del mondo ed è stato percorso, tra gli anni ‘70 e gli anni ‘80 dello scorso secolo, da un movimento sociale tutt’altro che trascurabile che ha assunto nel tempo le proporzioni di una vera e propria emergenza sociale. Stiamo parlando delle gang Bōsōzoku, termine che significa letteralmente ‘le tribù della velocità sfrenata’.

Si calcola che alla fine degli anni settanta fossero almeno 40.000 i componenti di questi gruppi di ribelli che sceglievano volontariamente l’allontanamento dai valori cardine della società giapponese caratterizzata, soprattutto a quei tempi, da una mentalità chiusa e da una stretta osservanza delle regole di convivenza. A una vita da ‘sararymen’, come vengono chiamati in Giappone con un certo spregio i lavoratori dipendenti, da passare in fabbrica tra turni di lavoro massacranti ed estenuanti trasferimenti con i mezzi pubblici, i Bōsōzoku preferivano una esistenza di anarchia, libertà e microcrimine da vivere in sella alle loro bizzarre motociclette

L’impatto che questa genia di eccentrici personaggi fuori dagli schemi ebbe sulla cultura pop del Sol Levante fu incredibile ed è ancora oggi dominante. Sono centinaia i fumetti e gli anime che ripropongono in maniera più o meno esplicita questi stilemi che sono allo stesso tempo estetici e comportamentali. Il ribelle per eccellenza, da Kaneda in Akira di Otomo a GTO (Great Teacher Onizuka) di Fujisawa, è un motociclista e non potrebbe essere altrimenti.

Quello che fa specie, e talvolta anche sorridere, è come questa figura emerga anche dove non te l’aspetti. E’ il caso ad esempio di un episodio della serie animata ‘L’incantevole Creamy’ che è una delle più amate'majokko' (streghette) del genere mahō shōjo (ragazze magiche).

L’undicesimo episodio della serie televisiva a cartoni animata, che venne trasmessa in Italia per la prima volta nel 1985 ed ebbe anche nel nostro paese uno straordinario successo, si intitola ‘Papà è un motociclista di mezza età’ ed è uno straordinario affresco della sottocultura Bōsōzoku. Il papà della protagonista Yū Morisawa, stanco del lavoro nella creperia di famiglia e delle liti con la moglie, decide di andarsene di casa e si aggrega a una band che, e qui torniamo alla relazione tra gang e gruppi musicali, è composta da fan di Creamy. L’episodio si conclude con una sfida che ricompone l’armonia familiare in cui scopriamo che anche la madre è stata una motociclista.

 La Francia del Joe Bar Team

Se In Giappone e Stati Uniti la motocicletta è un simbolo di ribellione e di originalità, legata spesso ad altre forme culturali come quelli musicali, in Francia è la passione stessa per il motociclismo ad aver guidato gli autori nelle loro scelte narrative. Nel 1989 Bar2, al secolo Christian Debarre, da vita sulle pagine di Moto Journal, una delle riviste di motociclismo più importanti ed autorevoli del paese, a una serie di tavole che raccontano le strampalate ed esilaranti avventure di un gruppo di motard degli anni ‘70 che hanno nel bar di Joe il loro punto d’incontro.

Debarre, da appassionato motociclista e giornalista del settore, dipinge i motociclisti dell’epoca con la loro fede incrollabile nei vari marchi, le loro manie e le loro convinzioni granitiche, con una abilità straordinaria e ben presto le strisce di Edouard Bracame, detto ‘Ed il Polso’, e dei suoi compagni d’avventura diventa un successo straordinario. Le strisce vengono raccolte in un albo e pubblicate in svariati paesi tra cui l’Italia sulle pagine del settimanale MotoSprint raggiungendo in patria le prime posizioni nelle classifiche di vendita. Un esempio emblematico di come la tematica abbia un grandissimo potenziale anche sul piano commerciale.

Come detto i casi da descrivere sarebbero innumerevoli, ma quello che è certo è che la moto nelle sue innumerevoli declinazioni certo non mancherà di essere protagonista anche nei fumetti e nella cultura pop del futuro.

ANDREA ARTUSI è disegnatore e sceneggiatore per la Sergio Bonelli Editore, dopo aver debuttato giovanissimo sulle pagine dell’editoria per ragazzi cattolica. È stato direttore creativo del dipartimento Comics & Illustration di Fabrica, il Centro Ricerche sulla Comunicazione del Benetton Group, Illustratore e insegnante. Conduce tutte le settimane per IUSVE Cube Radio la rubrica radiofonica Avamposto 31 sul fumetto le cultura pop.

Avamposto 31 è la rubrica quotidiana sul fumetto e la cultura pop di IUSVE Cube Radio, la webradio dell'Istituto Universitario Salesiano di Venezia. E' condotta in studio da Andrea Artusi, autore bonelliano e docente dello IUSVE. Oltre alle decine di ospiti che ogni settimana intervengono in trasmissione sono collaboratori fissi del programma Manuel Enrico di Tom's Hardware per la sezione dedicata al web, Diego Cajelli per i commenti sulle serie televisive, Andrea Voglino per le recensioni del fumetto della settimana, Loris Cantarelli direttore di Fumo di China per il cinema e Andrea Antonazzo di Fumettologica che propone ogni mese la Top 5 dei migliori comics apparsi sul mercato. Un team estremamente affiatato e qualificato diretto in studio da Elias Manzon sotto la supervisione del direttore della radio Marco Sanavio. Le clip prodotte tutte le settimane sono proposte quotidianamente sulla pagina Facebook della webradio e ritrasmesse in versione abbreviata su svariate radio private locali e tre volte al giorno in coda ai telegiornali di TV Café 24 sul canale 666 del digitale terrestre.

Se siete curiosi di approfondire il legame tra moto e supereroi, vi consigliamo la lettura di Ghost Rider: Complete Collection