Giappone: i mangaka potrebbero essere costretti a svelare le loro reali identità

Secondo una nuova proposta del Ministro delle Finanze giapponese i mangaka potrebbero essere costretti a svelare le loro reali identità

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a cura di Roberto Strignano

I creatori nipponici, nel nostro caso i mangaka, nonostante siano riconosciuti e supportati in tutto il mondo, nella maggior parte dei casi decidono di tenere nascoste le proprie identità, tanto i nomi quanto il loro reale aspetto fisico. Sono davvero poche le occasioni in cui decidono di rivelarsi (in circostanze fieristiche, ad esempio), un po' per la loro mole di lavoro che li costringe a turni di lavoro massacranti, un po' per la loro eccessiva riservatezza e un po' per corretta privacy. Insomma, una situazione che a volte li tiene lontani dal mondo, persino quelli dei social network, tanto è vero che talvolta alcuni autori non realizzano neanche del successo che possiedono oltreoceano.

Per citarne alcuni, durante le interviste Eiichiro Oda (One Piece) nasconde il suo viso con un adesivo raffigurante un pesce, Kohei Horikoshi (My Hero Academia) si nasconde dietro una particolare maschera e Gege Akutami (Jujutsu Kaisen) si maschera da Mechamaru.

Giappone: i mangaka potrebbero essere costretti a svelare le loro reali identità

Tutto ciò, tuttavia, potrebbe presto cambiare dal momento che i mangaka, così come gli altri creator, potrebbero essere costretti a svelare le loro reali identità per esigenze fiscali.

Lo Stato del Giappone, difatti, sarebbe in procinto di implementare un nuovo sistema di fatturazione da ottobre 2023 che punterebbe particolarmente quelle agenzie di creator che usano pseudonimi. Secondo il nuovo sistema proposto le fatture potranno avere valenza fiscale qualora i committenti ricorrano al loro reale nome, gli stessi nomi successivamente accessibili al pubblico mediante il database nazionale.

Al momento il Ministero delle Finanze giapponese ha fornito scarsi dettagli circa i dettagli il nuovo sistema. L'8 ottobre il Citizen's Liaison Group For Tax Justice (guidato dall'avvocato Kenji Utsunomiya) ha chiesto chiarimenti al Ministero, tuttavia le risposte, come riportato da Shueisha Online, non sono state promettenti.

Il Ministero delle Finanze non starebbe considerando contromisure per problemi relativi alla privacy, dichiarando che non costituisce un alto rischio di fuga di informazioni personali il solo rendere pubblico il reale nome di una persona. Secondo un funzionario per poter ottemperare al nuovo sistema nel rispetto dell'individuo, il vero nome di un individuo sarebbe stato scelto come alternativa all'indirizzo di abitazione o recapiti telefonici.

Il database nazionale sarà aperto solo per uso commerciale e il Ministero ha chiarito che l'obiettivo è quello di agevolare le agenzie nella gestione massiva di un gran numero di clienti e relativi documenti contabili fiscalmente valenti ad essi attribuiti, invece di identificare gli individui uno per uno. Il Ministro, ancora, non ha ancora definito appieno la proposta della riforma e al momento si procede seguendo la norma vigente.

Fra i detrattori della riforma c'è chi crede che il nuovo sistema potrebbe avvicinare le grandi aziende a controllare grandi quantità di dati personali, ma non solo. Il sistema assoggetterà le fatture dei liberi professionisti, freelance, ditte individuali all'imposta sui consumi, il che grava maggiormente poichè in precedenza operavano in esenzione fiscale.

Al momento la nuova riforma è ancora in fase di redazione, pertanto, ricordiamo, sarà in vigore la norma vigente. Tuttavia sono già emerse le prime petizioni per ostacolare quanto è in cantiere, fra cui Change.org che ha raggiunto 80.000 adesioni.