Intervista a Andrea Nuzzo, autore di "Bill esce dal web"

Intervista a Andrea Nuzzo, autore del romanzo "Bill esce dal web" e creatore dello stickman più famoso dei meme online.

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a cura di Francesca Sirtori

Abbiamo incontrato di recente nella nostra recensione lo stickman più famoso del web, ma lo conosciamo da anni proprio grazie alla sua presenza sempre più amplificata sui social media. Lo conosciamo tutti, o quasi, e si chiama Bill, ma a chi appartiene la mano che lo ha creato e la mente che lo ha concepito? Per conoscere di più sulle origini, e non solo, di Bill abbiamo intervistato Andrea Nuzzo, giovane imprenditore, nonché "genitore" dell'omino stilizzato protagonista di un numero sempre più elevato di vignette e meme sui social network. Dopo aver sfogliato le pagine del suo romanzo Bill esce dal web. Sii come Bill, scopriamo insieme i retroscena non solo del personaggio in questione, ma anche del suo creatore.

Come è nata l'idea di Bill e come si è evoluta nel tempo?

L'idea è nata il 22 dicembre 2015 durante una notte in cui, annoiato e senza sonno, mi sono messo su Paint per trasformare la mia incapacità di disegnare in qualcosa da comunicare, in maniera estremamente semplice. Certo, non c'è stato il lampo di genio in una notte, ma è stato il frutto delle esperienze fatte con altre pagine Facebook che avevo già aperto e mi sono reso conto dell'esigenza di un contenuto che facesse ridere, perché alla fine le persone visitano i social network nel loro tempo libero per svagarsi, ma anche trasmettesse un valore e fosse utile. Infatti il primo meme, che vedeva protagonista Bill seduto di fronte al computer, era proprio per denunciare il fenomeno delle fake news, all'epoca molto discusso e dibattuto e che comunque ancora oggi non si è risolto. Di fronte all'ennesima fake news mi ero chiesto: "Ma nessuno capisce veramente che basta leggere la fonte per realizzare che non sia attendibile e che non si debba cliccare compulsivamente il tasto 'Condividi'?"

La cosa interessante è che l'idea era solo quella di affrontare discorsi relativi al web e ai social, ma poi, visto il riscontro delle persone, che hanno cominciato a suggerire fin dal primo post, ho cominciato a creare anche altri personaggi, semplicemente aggiungendo un piccolo dettaglio che li distinguesse dall'omino originale. In questo modo, potevo creare anche diverse situazioni, e il primo step è stato quello di differenziare le situazioni, per poi portare i meme su Instagram. Qui, rivolgendosi a un pubblico differente e più giovane rispetto a quello di Facebook, cambiavano anche gli argomenti, per avvicinarsi di più a questo target. Un altro passaggio interessante è stato quello dei meme suggeritidal pubblico stesso, con proposte che venivano fatte dagli utenti, e che io realizzavo citando l'autore. Nel corso degli anni poi l'attività è continuata commentando i vari temi di attualità, ma gli ultimi due salti importanti sono stati nel 2020: il romanzo è stato finalmente realizzato dopo un paio di anni che lo avevo in mente, il principale passo in avanti, e poi ho lavorato al magazine di Sii come Bill, sul web ma non sui social, per parlare di argomenti più approfonditi e per creare un team di persone intorno a Bill.

Cosa ti ha spinto a portare Bill "fuori dal web"?

Secondo me ce n'era bisogno, mi sono reso conto dai feedback degli ultimi anni: le persone affezionate a Bill e alla filosofia della pagina, chiedevano se ci fosse un sito web o un libro, o spesso loro stessi stampavano vignette per trasmettere un messaggio con protagonista Bill. Ad esempio, in Trentino, per sensibilizzare alla raccolta differenziata in montagna, è stato stampato un cartello con Bill come protagonista e questo non ha snaturato l'identità del personaggio, anzi, è uscito decisamente dal web ma continuando a criticare il comportamento sbagliato delle persone.

Questo personaggio fa dell'ironia e della critica pungente dei comportamenti sui social le sue armi principali: pensi che ci sia stata un'evoluzione (o involuzione) dei comportamenti degli utenti social da che è nato Bill?

Devo essere sincero: nella nicchia di persone che mi circondano, non ho notato cambiamenti di questo tipo. Ma anche se i meme di Bill servissero a cambiare mentalità nelle persone sarebbe un grande risultato; non pretendo di cambiare del tutto le persone, ma se anche solo ci fosse una modifica in una piccola parte di loro, sarebbe davvero importante.

Da un punto di vista personale, quanta soddisfazione ti ha portato Bill? Ti aspettavi un tale successo mediatico?

Sinceramente non me lo aspettavo, Bill ha cambiato decisamente la mia vita, sia personalmente, sia professionalmente. Sul lato dello studio, dopo aver aperto la pagina Facebook, mi sono sempre più interessato alla comunicazione e ho deciso di studiare alla facoltà di Comunicazione Digitale, dove mi sto laureando con una tesi su Bill, ovviamente (ride, ndr). Ho dato qualcosa anche al pubblico, ricevo spesso dei messaggi positivi ma non mi aspettavo un tale 'boom', perché nel primo periodo tra il 2015 e 2016 avevano creato una pagina inglese "Be like Bill" e tanti all'inizio mi hanno accusato di stare copiando quanto fatto da questa proprietà. Certo, alla fine è un meme e nasce proprio per essere replicabile, nessuno accusa qualcun altro di copiarsi a vicenda, ma il problema si è posto quando in Italia Bill è stato usato per diffondere riflessioni poco costruttive. Ad esempio, l'omino è stato protagonista di una vignetta omofoba, e questo era un problema, anche perché il personaggio era associato a me, ma per fortuna poi questa cosa si è esaurita da sola e sono riuscito a poter proseguire nel mio progetto senza altri problemi particolari.

I meme sono uno strumento di comunicazione figlio del nostro tempo, tra brevi didascalie e predominanza dell'immagine evocativa: pensi che avranno lunga vita sui social o si tratta solo di un fenomeno (relativamente) estemporaneo?

Secondo me no, continueranno a esistere per il semplice motivo che fanno parte del nostro mondo, sono in grado di riflettere la realtà che ci circonda e  sono entrati a far parte del quotidiano. I meme sono un modo molto semplice di comunicare situazioni, di diffondere messaggi, dunque essendo così efficaci è difficile che riescano ad abbandonare i social network.

Oltre a Bill, quali altri progetti hai in cantiere? Pensi di sviluppare ulteriormente questo personaggio, o avrà compagnia con altri stickmen?

Al momento mi concentro su questo progetto, non solo per la tesi che sto portando avanti, ma anche per continuare a portare avanti le potenzialità di questo lavoro. Certo, non mi dispiacerebbe dedicarmi ad altro, sto anche eventualmente pensando a come ampliare l'universo di Bill, ma di fatto l'attenzione rimane focalizzata su questa attività.

Al giorno d'oggi, tanti tuoi coetanei e anche più giovani puntano al successo sfruttando il web e i social: per farcela, quanto contano competenza, fortuna e coraggio?

Sicuramente tanto coraggio, quello non deve mai mancare, anche perché per quanto si possa pensare di dover aspettare il momento giusto per far sì che accada qualcosa, questo momento non arriva mai quando lo desideriamo noi. Poi un pizzico di fortuna che non guasta mai, sarei ipocrita se non ammettessi che ci vuole sempre fortuna in queste attività, e infine più che competenza, direi che è fondamentale interessarsi su quanto hanno fatto gli altri nel settore in cui ci stiamo orientando e vorremmo inserirci, per capire come si stanno muovendo, quali lavori stanno portando avanti e come possiamo differenziarci

Per concludere, un consiglio da dare a chi vorrebbe riuscire in un progetto di successo come il tuo.

Non avere paura di tentare, metterci passione e portarlo avanti con costanza, senza porsi obiettivi eccessivamente elevati. Tutto può succedere.

Se siete fan dello stickman di Andrea Nuzzo, vi consigliamo di acquistare il suo romanzo Bill esce dal web. Il romanzo di «Sii come Bill»