Jurassic World, l'intervista esclusiva ne svela il significato nascosto

L'attore BD Wong racconta alcuni dettagli sul suo personaggio e sulla trama di Jurassic World, e azzarda anche un'interpretazione semantica che può sicuramente stimolare la riflessione. Come ogni opera narrativa, anche con questo film si possono trovare simboli e metafore più o meno efficaci.

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a cura di Valerio Porcu

Senior Editor

Mancano ormai pochi giorni all'uscita nelle sale cinematografiche di Jurassic World. Arriverà in Italia l'undici giugno, infatti, questo quarto capitolo della saga cinematografica nata dai libri di Michael Crichton e inaugurata dal regista Steven Spielberg.

Jurassic World s'ispira a tale tradizione, ed è un film diretto da Colin Trevorrow, che nel 2012 ha trovato la fama grazie al brillante "Safety Not Guaranteed", purtroppo ancora inedito in Italia. Come personaggio centrale - dinosauri a parte ovviamente - troviamo Chris Pratt (I Guardiani della Galassia, The Lego Movie, Her).

Oggi Tom's Hardware vi propone in esclusiva l'intervista con BD Wong, attore che presta il proprio volto al dott. Henry Wu. Questo specialista aveva avviato la propria carriera al Jurassic Park (era presente nel film del 1993) e ora dirige l'Hammond Creation Center - luogo dove si mettono a frutto le più avanzate conoscenze in ambito genetico.

"È pieno di orgoglio all'inizio del film", dice Wong a proposito del suo personaggio, "quando spiega su cosa stanno facendo ricerche. Stanno esplorando nuove possibilità perché hanno portato la tecnologia fino a conseguenze estreme. Conseguenze che porteranno alla morte".

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Il riferimento è naturalmente alla creazione di nuovi dinosauri, e Wong ci ricorda perché si è resa necessaria questa operazione.

"Il pubblico in un certo senso comincia ad annoiarsi con i soliti dinosauri del Jurassic Park, quelli a cui siamo affezionati ma che sono passati di moda. Penso che questo sia interessante perché rispecchia la natura umana, succede e ne siamo spesso testimoni; se prendi un vecchio iPad o iPhone ti sembra completamente inutile, giusto? La nostra tecnologia si muove a una tale velocità che rende annoiati in poco tempo con oggetti che in passano ci avevano affascinati e che ci sembravano i migliori in assoluto".

Insomma Wong vede in questo Jurassic World anche uno strumento di critica verso noi stessi, verso il nostro sempiterno desiderio di novità. Dal Colosseo al cinema moderno, vogliamo sempre cose nuove che ci facciano divertire, e che almeno per un po' ci facciano dimenticare i nostri problemi.

E così gli sforzi per inventare cose sempre nuove ogni tanto hanno conseguenze negative. Di certo c'è almeno una sfumatura ironica: se il problema è un pubblico sempre annoiato, la risposta è rifare vecchi film, riprendere vecchie storie?

Dopotutto ci raccontiamo le stesse storie dall'alba dei tempi, e magari è ingenuo cercare originalità in quello. Ecco, forse il cinema odierno, almeno una parte di esso, abbraccia questa realtà e si "accontenta" di rinnovare con la tecnologia e gli effetti visivi sempre più incredibili.

Allora, forse, Jurassic World è una grande metafora dell'industria dell'intrattenimento moderno, una voce che vuole difendere le scelte di Hollywood, di quei produttori che a conti fatti vogliono solo dare al pubblico ciò che vuole. Sono sempre sottoposti a questa terribile pressione e ogni tanto sbagliano - ma per fortuna nel peggiore dei casi fanno un brutto film, non scatenano mostri preistorici.

Forse è questo che Wong vuole dirci, o forse sono solo due ore di grossi lucertoloni. Voi che dite? 

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