Made in Italy la serie TV in anteprima a Fest 2019

Abbiamo visto Made in Italy in anteprima al a Fest 2019 ed incontrato cast e registi. Volete scoprire di cosa parla questa nuova serie TV realizzata da Mediaset ed Amazon?

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a cura di Francesca Sirtori

Abbiamo visto Made In Italy in anteprima. In una domenica dal sapore decisamente autunnale in anteprima per il pubblico milanese, si apre il sipario anche per un'altra anteprima ben più importante: sugli schermi del Teatro dell'Arte Bernocchi, presso la Triennale di Milano, comincia la nostalgia al femminile di Made in Italy, la serie prodotta da Taodue e lanciata su Amazon Prime Video il giorno successivo, 23 settembre, dove il sogno della moda milanese viene riportato a galla da una giovanissima Greta Ferro nei panni di una fiera studentessa universitaria, Irene Mastrangelo. Ripescando dall'albo dei couturiers dell'epoca i grandi nomi di coloro che non solo hanno fatto moda, ma sono moda, Made in Italy ci dà un piccolo assaggio di quanto ci attende sullo schermo dei nostri device, cercando di rompere gli schemi sia per i temi trattati, sia per il carattere dei personaggi inscenati da un cast prettamente femminile e presente sul palco di Fest 2019.

Il talk lascia subito spazio al primo degli otto episodi che ci racconteranno la vita nel capoluogo meneghino degli anni Settanta, tra rivoluzioni studentesche travolgenti anche per la giovane Irene, che sa raccontare la tipica storia di una famiglia del sud arrivata in cerca di lavoro e di condizioni di vita migliori in una zona industriale florida, vivace e socialmente attiva come il nord, di cui Milano non poteva che rappresentarne un caposaldo già quarant'anni or sono. La giovane incontrerà una Margherita Buy dai tratti pazzescamente simili a quelli di Miranda Priestley, i cui panni venivano vestiti da una decisa Meryl Streep ne Il diavolo veste Prada, e da una leggiadra Fiammetta Cicogna che le farà da spalla e da amica nel turbinio di colori, emozioni e difficoltà che la moda butta addosso a chiunque osi avvicinarsi ed entrarvi.

A seguito di una cinquantina di minuti di visione, vissuti con il silenzio totale calato in sala, le luci si rialzano tra gli applausi per illuminare il palco e i padroni di casa del talk, Marina Pierri e Giorgio Viaro, che parlano di questa serie come di un prodotto epocale per i due tipi di televisione diversi messi in scena dal sodalizio tra Mediaset e Amazon Prime Video. Infatti, come anticipavamo qui, la serie andrà prima in onda in streaming e successivamente, dalla prossima primavera, sbarcherà in prima TV. Come giustamente osservano i due moderatori, in questa serie si parla di un vero e proprio recupero della memoria, in uno stile al crocevia della strada della fiction classica italiana e del drama, rimanendo sempre interessante e soprattutto in costume, un tratto che rende il titolo ancora più avvincente, mentre vediamo scorrere sotto i nostri occhi alcune delle migliori location della città.

Dopo questa breve introduzione a commento della visione appena terminata, entrano subito in scena gli special guests della serata: Margherita Buy, Greta Ferro, Camilla Nesbitt, Marco Bocci, Luca Lucini e Ago Panini, pronti a raccontarci qualcosa di più sul vissuto di questa esperienza e della produzione. Si parte con alcune considerazioni della Nesbitt, produttrice della serie, la quale sostiene che gli anni Settanta del secolo scorso siano stati i dieci anni più importanti del dopoguerra, caratterizzati da mutamento e rinnovamento socio-culturali e chiaramente riflessi anche nello stile. Una rivoluzione che si è riflessa anche nel Made in Italy, un titolo che sa riassumere quegli anni. Passando invece a Greta Ferro, Giorgio Viaro le chiede di esplorare e definire un po' di più il suo personaggio, che ha a che fare con un padre severo e che non accetta le decisioni prese dalla figlia.

Greta ha amato la determinazione, l'istintività di Irene, mentre Margherita Buy ha vestito i panni di Rita Pasini, una pioniera della moda battendosi per la produzione italiana quando l'imprinting del settore era dato soprattutto dalla Francia. Marina Pierri chiede allora quale sia la verità umana del personaggio di Rita, la quale vuole e deve passare la sua conoscenza a una giovane apprendista quale Irene. Margherita Buy risponde che ha voluto rendere omaggio a quelle donne del tempo che hanno mantenuto un comportamento e uno stile tale da poter affrontare la situazione del tempo. Nonostante sia un personaggio dal carattere duro per saper portare avanti la propria opinione, rimane pur sempre una madre che instaura un certo tipo di rapporto con una ragazza giovane, mantenendo il suo carattere sul filo del rasoio.

Il mondo femminile verrà infatti esplorato anche e soprattutto attraverso la solidarietà instauratasi tra il personaggio di Fiammetta Cicogna, alias Monica, e Irene, sapendola davvero aiutare grazie alla semplicità portata dall'aiuto reciproco tra persone. La messa in luce delle attività professionali ricoperte da donne, anche in carriera, ben ricalca anche il refrain di Fest, ossia Breaking Stereotypesche le protagoniste hanno portato sul set e hanno portato un po' con se anche a telecamere spente. A tal proposito, vengono rotti gli stereotipi anche nel modo di proporre il mondo della moda, meno frivolo e più elevato a forma d'arte, con la presenza di grandi stilisti, un'atmosfera che Camilla Nesbitt ha ricreato grazie a una figura come quella di Franca Sozzani, sostenitrice dell'unione di moda e fotografia e di una creatività che sapesse porla al pari della pittura.

Passando invece al protagonista maschile interpretato da Marco Bocci, si parlerà invece di un giovane fotografo americano che si ritrova in un universo prettamente femminile; Bocci ha amato il suo personaggio divertente ed esplosivo, che sa fare in modo enfatico e appariscente ogni cosa. Il suo essere americano caratterizza il suo aspetto in ogni senso, sa lavorare in ogni parte del mondo e con tante persone straniere, è figlio dell'entusiasmo e rappresenta l'amore per il suo mestiere. D'altra parte è un esteta e non si fa problemi a fare apprezzamenti a conquistare sempre donne diverse, ma con Greta sarà diverso perché non è la solita modella, la guarda in modo unico e si affeziona a lei come mai prima.

Ritornando invece al lato tecnico e narrativo della serie, Marina Pierri pone una duplice domanda a Luca Lucini e Ago Panini: partendo dalla considerazione che si tratti di una serie in costume, si parla di un tempo abbastanza distante da oggi, quindi come cambia la Milano di allora e di oggi? Come è nata la collaborazione con Triennale? I registi raccontano di come il reparto dei costumi, l'ossatura di questo prodotto, e il reparto artistico in senso ampio, sono riusciti a ricreare una scenografia davvero dettagliata, oltre che divertente. Il fatto di collaborare con alcuni attori millenials ha potuto mostrare loro come erano diversi i tempi e le modalità di lavoro: darsi un appuntamento era possibile anche senza smartphone, così come consegnare delle foto di un servizio fotografico non era sicuramente per email, ma inviandole su un aereo da una parte all'altra del mondo e via dicendo.

Altro aspetto fondamentale è stata la messa in luce dei processi di lavorazione di una rivista, tutte fatte a mano: il ritaglio dei titoli, i negativi delle foto e altro ancora, attività piene di fantasia e di creatività esplosiva; una creatività che non è mancata nemmeno nel lavoro di post-produzione del team ai lavori di Made in Italy per adattare i luoghi all'aspetto dell'epoca. Così è arrivata anche la possibilità nella serie di rifare sfilate, vedere personalità come Krizia e altri nomi ancora che hanno costellato l'infinito cielo sopra il Duomo di Milano, dando alla moda, come sostiene in chiusura Nesbitt,  la giusta posizione che merita in questo Paese.

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