Nel Buio della Casa, la recensione

Nel Buio della Casa è il nuovo romanzo horror italiano della collana Macabre, che ci accompagna per mano tra case infestate e una grande storia d’amore.

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a cura di Massimo Costante

Senior Editor

Macabre di Sperling & Kupfer ha portato nelle librerie qualcosa che effettivamente mancava da troppo tempo: una collana dedicata al mondo della letteratura horror, con nuovi autori per il nostro Paese che andassero oltre quei nomi classici che si identificano come l’unica scelta negli scaffali delle librerie. La vera sorpresa è stata assistere alla pubblicazione del terzo volume della collana, in ordine di uscita dopo Prede e Il Banditore, con due autori italiani che non hanno nulla da invidiare ai loro colleghi internazionali. Nel Buio della Casa, scritto a quattro mani da Fiore Manni e Michele Monteleone è una ghost story che confeziona una perfetta mescolanza di elementi classici, facendo leva su emozioni ineluttabili per gli amanti del genere e non solo. Se volete scoprire cos’è successo a Noah e Allison e non temete quegli occhi che vi guardano nascosti nel buio, potete continuare a leggere…

Nel Buio della Casa… “e chi chiamerai?”

Noah e Allison sono una coppia felice che insieme al loro figlioletto si è appena trasferita in una nuova casa, per poter realizzare ciò che tutti chiamano il “sogno americano”. Una grande casa, una dimora immersa nel verde che aspetta solo di essere abitata da una famiglia felice come la loro. Ma purtroppo, l’edificio ha già degli inquilini, delle oscure presenze che riserveranno delle tragedie inaspettate… soprattutto dalle prime pagine di questo romanzo tutto italiano. Già, perché la storia composta da Manni e Monteleone inizia già da quello che sembrerebbe un tragico epilogo: la morte di Allison, quella del figlio Michael e la scoperta di un “sigillo” disegnato sulle mura della casa che l’ha trasformata in una prigione per fantasmi.

Ma chi è l’artefice di questo sigillo?

Noah proverà a mettersi sulle tracce di chi o cosa gli ha distrutto la vita, di ciò che gli ha negato l’amore insostituibile della sua donna, anche se questo sembra essere eterno grazie a una sorta di “surrogato”. Infatti, Allison non ha compiuto un completo “trapasso”, ma è divenuta un fantasma che segue e supporta in tutti modi possibili il marito Noah, formando un originale duo di “ghostbusters”.

La strana coppia, infatti, mettendosi alla ricerca di case infestate come la loro, scoprono altri “sigilli”, che una volta rimossi, restituiscono la pace ai proprietari di casa e anche ai fantasmi che vengono liberati dalla prigionia. Questa è la missione di Noah e Allison: portare un po’ di quella pace che a loro è stata negata e scoprire l’autore dei sigilli, che loro hanno ribattezzato come l’Architetto.

Un’autentica ghost story, che incrocia una tormentata storia d’amore dai contorni horror, snodandosi lungo due finestre temporali. Infatti, dato l’incipit che lascia presupporre gli accadimenti della morte di Allison e del figlio Michael, la storia fa luce sui dettagli della vicenda alternando capitoli dedicati all’anno 2015, quello della tragedia appunto, con quelli del 2019 protagonisti della caccia ai fantasmi messa in opera da Noah con l’aiuto del fantasma di Allison.

Nonostante alcuni elementi che richiamano alcuni stereotipi del genere, la storia è incalzante, la rivelazione delle dinamiche seguendo i due binari temporali incita il lettore alla scoperta, donando anche tanto spazio alla caratterizzazione dei personaggi. Noah è determinato, nonostante il suo personale senso di abbandono e trascuratezza, sembra vada avanti nella sua missione un po’ per senso di giustizia, ma anche per sentirsi più vicino alla nuova natura ectoplasmatica della moglie. Allison è una donna che conserva molti caratteri adolescenziali, sembra funzionare molto bene con Noah, sia nella vita che nella morte (quindi da fantasma) facendo trasparire una coppia solida oltre ogni ostacolo.

Nel corso della storia, seguendo una non linearità degli eventi, la coppia si trasforma in tanti modi diversi, ma resta forte quel legame palpabile anche dal lettore, grazie a una caratterizzazione squisita, al punto di sentire la loro mancanza una volta giunti al finale per nulla scontato. Questo è stato possibile grazie all’evidente volontà dei due autori nel voler riprodurre due personaggi assolutamente normali, che potrebbero essere chiunque di noi.

Fantasmi a parte si intende.

In sintonia con i grandi classici

Fiore Manni e Michele Monteleone hanno dato prova di straordinaria coesione nello stile della prosa, facendo dimenticare al lettore l’effettiva produzione a quattro mani. Le soluzioni stilistiche sono semplici ed efficaci, con un linguaggio descrittivo essenziale e focalizzato sull’azione dei protagonisti.

Gli eventi della storia sono ben incasellati in un mosaico narrativo che ricalca strutture classiche e tipiche di altri autori internazionali, tuttavia, forse l’essere a conoscenza sin da subito della sorte di Allison e Michael ha reso la linea temporale del 2015 meno accattivante, restando comunque ricca di sorprese e interrogativi sui “come” e “perché”. Per esempio, abbiamo trovato originale la scelta delle “prigioni” e delle motivazioni che spingono i fantasmi ad essere più o meno aggressivi con gli inquilini della casa.

Ci sono alcuni elementi che funzionano molto bene, che oseremmo identificare come autentici “jump scare” su carta (spesso utilizzati alla fine dei capitoli dedicati all’arco temporale del 2015) di grande effetto. Per declinare un taglio più marcatamente horror, ci sarebbe piaciuto un approccio più in linea con questi elementi, dato che il romanzo l’avrebbe permesso.

Il lavoro svolto dagli autori vuole con forza rappresentare che anche in Italia abbiamo penne degne di questo genere. O almeno, le potenzialità ci sono sicuramente, al netto di una evidente distanza dall’horror nudo e crudo. Infatti, proprio la collocazione di genere soffre per colpa di quelle aspettative che potrebbero tradire chi si aspetta una storia più in linea con i precedenti volumi della collana.

Il libro si presenta in una stampa di ottima fattura, rilegatura filo refe, copertina rigida cartonata, carta avoriata e quella bella colorazione di rosso sul filo delle pagine, già presente nelle prime due pubblicazioni di questa collana Macabre di Sperling & Kupfer.

Come già detto, Nel Buio della Casa resta una bella love-ghost story, se così possiamo definirla, con la persistenza di alcuni elementi dark che però non disturberanno la lettura agli amanti di genere differente, anzi potrebbe addirittura far scoprire loro un filone inaspettatamente coinvolgente e farli avvicinare a delle nuove letture.