Oblivion Song: mondi in contrasto in cerca di un futuro

Oblivion Song: la fantascienza di Robert Kirkman conquista le realtà parallele

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a cura di Manuel Enrico

A Robert Kirkman si attribuisce spesso il ruolo di rinnovatore della narrativa a fumetti. Compito che il fumettista americano ha svolto egregiamente nel dare nuova linfa a generi tradizionali e, ammettiamolo, spesso appesantiti da una mancanza di nuovi slanci, rendendoli quindi i pazienti ideali per la cura del dottor Kirkman. Frutto di questi trattamenti sono Invincible, The Walking Dead e Outcast, ma il successo di queste rivisitazioni di temi classici della narrativa non deve far pensare che Kirkman non sia capace di creare un nuovo concept. La dimostrazione è Oblivion Song, avventuroso fumetto sci-fi che, pur attingendo ad alcuni elementi familiari, riesce a emanciparsi da questa tradizione di riscrittura tipica di Kirkman per creare un fumetto innovativo e accattivante.

Conclusosi recentemente, Oblivion Song non è un semplice fumetto di fantascienza, ma come spesso accade nella produzione fumettistica contemporanea, entrano in gioco diverse suggestioni che arricchiscono questa avventura di una vasta gamma di spunti ed emozioni che coinvolgono attivamente il lettore. Un’architettura narrativa che dimostra una delle più riuscite sinergia tra le diverse componenti del fumetto, grazie a un encomiabile lavoro in fase di world building specialmente sul piano grafico, elemento essenziale per dare a Oblivion Song la sua anima.

Oblivion Song: la fantascienza di Robert Kirkman conquista le realtà parallele

Oblivion Song: l’apocalisse quotidana

Dopo essersi dedicato a supereroi e horror, Kirkman ha deciso di lasciare alla sua vena creativa la possibilità di dilettarsi con la fantascienza, concentrandosi su una delle caratteristiche più definite del genere: la critica sociale. Dimentichiamo spesso come autori storici della sci-fi abbiamo utilizzato con attenzione le possibilità offerte dai mondi futuri, o alternativi, per offrirci analisi lucide e taglienti del mondo contemporaneo e delle peculiarità sociali, come accaduto con Dune, il Ciclo delle Fondazioni o l’opera di autori del calibro di Dick e Bradbury. Una funzione quasi didattica della letteratura fantascientifica che non ha mancato di arrivare anche nel mondo del fumetto, come dimostra la complessa architettura narrativa di lavori come Undiscovered Country o Li troviamo solo quando sono morti.

Nel dare vita a Oblivion Song, Kirkman sembra avere intuito le potenzialità di questo genere, non solo sul piano puramente visivo, ma soprattutto sulle incredibili possibilità metaforiche su cui modellare una storia dal tratto umano. Solitamente, in queste operazioni si cerca di creare una sorta di sospensione dell’incredulità basata sulla gestione di una separazione temporale tra lettore e storia impalpabile, confusa tra il ‘futuro non troppo lontano’ o il ‘futuro remoto’. A seconda della scelta, gli autori si trovano quindi a dover gestire una necessaria similitudine al mondo contemporaneo oppure creare una complessa visione futuristica in cui le differenze con il presente siano evidenti. Una scelta che non è stata minimamente considerata da Kirkman, che ha preferito riprendere un tema a lui caro, la fine del mondo, ma declinarlo in un contesto più contenuto, creando quello che ha lui stesso definito come ‘apocalypse adjacent’.

Se in The Walking Dead il mondo era effettivamente finito, con Oblivion Song abbiamo un mondo che non è finito, tranne che per una minuscola parte della superficie terrestre, entrata in contatto con un’altra dimensione che si è impossessata di questo angolo di Terra. Non un evento sconvolgente su scala mondiale, dunque, quanto piuttosto una crisi circoscritta, in cui la tragedia che innesca la storia non viene vissuta come uno spartiacque tra un prima e un dopo, ma rimane in itinere, presenza costante della vita quotidiana. Una fine del mondo dietro l’angolo, potremmo dire, che ben si addice a quel ‘apocalypse adjacente’ citato da Kirkman stesso.

Una visione intrigante che ben si concilia con la scelta di trasformare una delle città simbolo degli States, Philadelphia, nel terreno di scontro tra due diversi universi, dando vita a una trama che consente a Kirkman, Lorenzo De Felici (disegni) e Annalisa Leoni (colori) di portare su pagina un’appassionante analisi umana. Una scelta che viene concretizzata in un lungo racconto in trentasei albi, che passa agevolmente dalla creazione di un contesto narrativo di stampo esplorativo, al più classico scontro tra civiltà, tornando infine a una dimensione più umana in cui analizzare la cieca concezione di sfruttamento delle risorse e di inganno verso popoli meno sviluppati. Un condensato di storia americana, se vogliamo, trattata con una certa leggerezza, considerato il medium, ma comunque capace di lasciare al lettore non pochi spunti di riflessione

Mondi in contatto

In seguito a un ardito esperimento scientifico, parte della città di Philadelphia viene trasportata in una dimensione alternativa, portando con sé migliaia di persone. Ricordato come la Trasposizione, questo disastroso evento appartiene al passato della città, che ha passato i successivi dieci anni a sanare questa ferita, tentando di guarire e andare avanti. Un percorso terapeutico che non è mai iniziato per Nathan Cole, scienziato a capo del folle progetto, che da dieci anni continua a viaggiare tra la Terra e questa dimensione alternativa per trovare il fratello Ed, rimasto vittima della Trasposizione.

Se la missione di Nathan è personale, di diversa natura è l’interesse degli ambienti militari che, dopo aver sostenuto le teorie dello scienziato portandolo a sperimentare la sua tecnologia causando la Trasposizione, ora cercando di sfruttare i suoi studi e la sua capacità per muoversi tra le due dimensioni come uno strumento per ottenere e sfruttare le ricchezze di Oblivion, come è stata ribattezzata questo nuovo universo. Un luogo estremamente diverso dalla Terra, popolato da creature mostruose e, si scopre presto, anche da una progredita civiltà aliena che vede nella conquista del nostro mondo la sua possibilità di sopravvivere a una più che probabile estinzione.

I continui viaggi di Nathan mostrano come non tutti coloro che sono stati dati per morti durante la Trasposizione sono realmente periti. Dei sopravvissuti umani sono riusciti a trovare un nuovo equilibrio con la ferina natura di Oblivion, creando una nuova società, più concreta e basata sulla sopravvivenza, che li ha condotti a sentire questo mondo alieno come la propria casa. Ma di fronte alla scelta di poter tornare finalmente sulla Terra, come reagiranno questi sopravvissuti? E in che modo la civiltà aliena proverà a sopravvivere, oltre a conquistare con la forza il nostro mondo?

Oblivion Song: rimorsi, speranza e grandi errori

Pur basandosi su un concept noto della lettura di fantascienza, Oblivion Song mostra di volere dare all’idea dei mondi alternativi una diversa connotazione, rivolgendosi anche a un tratto formativo della cultura americana: le seconde occasioni. Sul piano storico, gli States sono la terra delle grandi opportunità, una società nata basandosi sul fascino dell’esplorazione vista come un’occasione di rivalsa, capace di cancellare errori del passato e offrire a tutti un nuovo inizio. Che si tratti della creazione delle colonie o dell’esplorazione di un continente misterioso, come raccontato in Manifest Destiny, la possibilità di lasciarsi alle spalle il proprio passato, specie se poco onorevole, e costruirsi un nuovo futuro è uno dei miti dell’immaginazione americana.

Non stupisce quindi che Kirkman punti proprio a questa tematica, specie nei primi archi narrativi di Oblivion Song, per creare una contrapposizione tra lo scienziato Nathan Cole e il fratello Ed. Se il primo vede Oblivion come la prova vivente del proprio fallimento, il secondo non si considera una vittima della Trasposizione, ma anzi diviene il punto di riferimento di una società umana che proprio nella sopravvivenza vede la propria chiave di svolta, la seconda occasione in cui dimostrare che gli errori di una vita sono stati assimilati e resi il punto di partenza di un’esistenza più consapevole. Un nuovo inizio che per molte delle presunte vittime è stato accolto come una benedizione, tanto da non essere contenti del forzoso tentativo di salvataggio attuato da Nathan, che nella sua ricerca del fratello perduto non manca di salvare, almeno secondo la sua sensibilità, riportandole nella ‘realtà’. Una visione che non manca di venire messa in crisi dall’incontro con il fratello, che da leader di questa società di sopravvissuti non tarda a chiarire come Oblivion sia una seconda occasione a lungo attesa:

E se loro non avessero voluto? Gliel’hai mai chiesto? […] Non avevo bisogno di essere trovato. Sono felice, qui. Più di quanto lo fossi prima. […] Ora sono diverso. È stato questo posto a cambiarmi, a cambiarci tutti. Ci ha resi migliori.

Non si parla di pariah o reietti, considerato che tra i sopravvissuti guidati da Ed Cole ci sono personaggi di diversa estrazione, ma di un metaforico ritorno al concetto del buon selvaggio, in cui una semplicità imposta dalla situazione diviene il motore di una nuova società, meno schiava di tecnologia e contrapposizioni sociali, e maggiormente focalizzata a un’interazione paritaria e di sostegno reciproco.

Non sfugge come sia proprio all’interno dell’enclave umana su Oblivion che compaiono i segni di una società serena e eticamente buona, dove la necessità ha plasmato lo spirito dei sopravvissuti in modo da creare quella che potrebbe sembrare una società utopica. Nelle prime battute di Oblivion Song questa contrapposizione con le sovrastrutture mentali e sociali di Nathan diventa evidente, specie nella visione dello scienziato che lo porta a vedere OBlivion secondo la sua esperienza, segnata comunque dalla possibilità di un rientro a casa, incapace di esperire quindi questo mondo all’interno di un rapporto simbiotico, come accaduto al fratello Ed e ai suoi compagni.

Nathan rappresenta idealmente la figura dell’uomo civilizzato che analizza ed elabora il mondo circostante basandosi solamente sulla propria percezione, senza cercare una comunione con l’ambiente circostante. Ma al contempo, Nathan è anche un uomo fuori posto nel mondo reale, per via della sua condizione di spirito ribelle, incapace di accettare le imposizioni degli ambienti militari, intenzionati a sfruttare la sua tecnologia come arma. Sotto questo punto di vista, è interessante notare come sia nel mondo reale che trovano spazio le azioni più meschine e le bieche macchinazioni, quasi che Kirkman volesse ribadire come il ritorno a una vita più semplice consenta di elevarsi oltre a certe bassezze dell’animo umano.

Kirkman trasforma Nathan nel nostro strumento di analisi di questo complesso mondo, non mancando di renderlo uno spettatore attivo di una serie di elementi strutturali della storia che rispecchiano alcuni tratti tipici della cultura americana. Anche iconograficamente, le tavole di Oblivion Song riportano elementi cari alla società americana (il monumento alle vittime della Trasposizione ricorda il Vietnam Veterans Memorial e il Korean War Veterans Memorial), creando una predisposizione emotiva dei lettori d’oltreoceano, utile a comprendere anche alcune sfumature meno evidenti della trama, figlie di una volontà critica. L’evolversi della storia di Oblivion Song non manca di toccare temi come lo sfruttamento scriteriato delle risorse o una critica al post-colonialismo, specialmente negli ultimi due archi narrativi, dove si percepisce l’intenzione di Kirkman di muovere critiche a una certa politica interventista e poco lungimirante.

Funzionale in questo senso anche lo story arc dedicato ai Senza Volto, la razza aliena di Kuthaal che si contrappone nella seconda metà di Oblivion Song all’umanità. Da presenza nell’ombra a vera minaccia, i Senza Volto rappresentano una controparte convincente all’umanità, specie quando la loro necessità di conquista della Terra per evitare l’estinzione si contrappone alla volontà umana di dominare Oblivion per lo sfruttamento delle sue risorse. La caratterizzazione grafica di questi esseri, realizzata da Lorenzo de Felici, è perfettamente contestualizzata all’interno della dimensione aliena di Oblivion, creando una dissonanza tra che li rende al contempo anch’essi invasori e portatori di un ulteriore elemento ‘alieno’ all’interno della storia. Il ritratto di questa razza e la loro evoluzione all’interno della trama orizzontale di Oblivion Song consente di apprezzare una gestione del rapporto tra specie diverse non monodimensionale, ma capace di presentarsi sotto diverse sfumature, con una convincente dinamica sociale in cui elementi non graditi dagli establishment delle due civiltà trovano un linguaggio comune per risolvere le problematiche di entrambi i mondi.

Pur accettando questa ricchezza narrativa, non si può ignorare che Oblivion Song non mira ad essere un fumetto prettamente critico, come accaduto ad esempio con The Seeds, ma cerca di dosare le numerose ispirazioni in un racconto che privilegia l’aspetto avventuroso. In tale senso, il ritmo rapido con cui la storia si dipana tende a non rendere pesanti i temi più complessi, ma li diluisce all’interno di dialoghi rapidi e conditi da ironia spicciola tipici di Kirkman, ottimi per alleggerire le situazioni più complesse ma che in alcune occasioni sembrano essere sin troppo estranei alla concretezza degli eventi. Sporadici momenti che si perdono all’interno della ricca esperienza di lettura, ma che proprio per questa loro rarità balzano all’occhio, specialmente quando si tratta di forzati alleggerimenti comici che sembrano mutuati dall’umorismo sbruffone tipico del cinema action americano anni ’80.

Creare il mondo di Oblivion Song

La contrapposizione tra mondo ‘reale’ e dimensione aliena vive grazie all’intensa interpretazione grafica di Lorenzo de Felici. Al disegnatore italiano è infatti affidata l’intera serie, impegno che ha consentito a de Felici di creare un’attenta opera di world building, che ha mostrato una maggior solidità soprattutto per Oblivion.

È nella creazione del mondo alieno che si riscontra una vivacità immaginifica particolarmente intrigante, nel modo in cui de Felici concepisce la natura selvaggia di Oblivion, con proporzioni delle creature decisamente mostruose e nella costruzione di ambientazioni in cui i rari elementi strappati all’urbana Philadelphia vengono inglobati dalla selvaggia natura di Oblivion. De Felici non mira allo stupore ad ogni costo ma si affida alla costruzione di una sensazione di alieno basata su una studiata semplicità, in cui la spettacolarità è data più dal dinamismo dei personaggi che non dalla forzosa sensazione di estraneità del mondo.

Prospettive avvincenti e una ritrattistica dei personaggi libera dall’imposizione del rispetto delle proporzioni concorrono a dare a Oblivion Song il tono di lettura avventurosa che ben si sposa con il concept di Kirkman, lasciando come unica perplessità la mancata caratterizzazione di Philadelphia, che non mostra evidenti segni tipici della città americana, al punto che si potrebbe pensare che l’azione avvenga in qualsiasi centro urbano. Se da un lato questa mancata attenzione alla caratterizzazione urbana della città si può ricondurre a una voglia di non esser eccessivamente referenziale per i lettori americani, dall’altro sembra penalizzare la connotazione geografica della storia, scelta che viene invece ribaltata nella parte finale della trama quando il conflitto si sposta su una scala globale.

Di grande impatto la colorazione realizzata da Annalisa Leoni, che lavorando sui disegni di De Felici non manca di trovare una precisa identità cromatica per le diverse ambientazioni di Oblivion Song. Seguendo la direttrice di De Felici, il mondo umano è caratterizzato da una colorazione fredda e venata di sfumature inquietanti, eco di un’interpretazione grafica monolitica e spigolosa, che cromaticamente viene dominata da tinte bluastre e verdi, con rari sprazzi di altri colori. Antitetica la colorazione per Oblivion, dove la morbidità delle linee di De Felici, finalizzate a una rappresentazione fortemente organica e naturalistica dell’ambientazione, trovano nella palette cromatica della Leoni un’esaltazione tramite le tinte violacee e terrose, perfette per dare vigore a questo sentore di mondo alieno da esplorare, che mantiene questa sua identità cromatica anche nelle scene più oscure, dominate dalle ombre tipiche di un ambiente vegetale opprimente.

Lodevole anche la cura cromatica dedicata ai Senza Volto, che per via della loro natura tribale ha richiesto una specifica colorazione che contraddistingue Ghozan e altri clan in modo rapido. La Leoni non manca di dare personalità e carattere a questi alieni preservandone comunque un’affinità  che li rende comunque parti integranti di una società, esaltando la loro colorazione anche nelle situazioni più intense.

Come leggere Oblivion Song

Pubblicato sul mercato americano in trentasei albi dalla Skybound, Oblivion Song sul mercato italiano è stato raccolto da saldaPress in sei volumi brossurati, nel tradizionale formato della casa editrice, con alette in cui sono riportati sinossi dell’albo e brevi bio degli autori.

Oblivion Song - Volume 1

Sono trascorsi dieci anni dal cataclisma noto come 'Trasposizione', durante il quale una grande area della metropoli di Philadelphia si è sovrapposta a una dimensione aliena. Edifici, automobili e più di 300.00 abitanti della città sono scomparsi, inghiottiti da un mondo sconosciuto e da cui sono scaturire creature mostruose che si sono riversate nella nostra dimensione. Dopo un decennio la crisi è rientrata, il varco è stato chiuso da tempo e l'area è stata riscostruita, ma le ferite nell'anima di chi ha perso qualcuno in quel tragico evento non sono mai guarite del tutto. E' per questa ragione che lo scienziato Nathan Cole, che ha scoperto il modo di penetrare la barriera dimensionale, rischia ripetutamente la sua vita esplorando Oblivion, la dimensione che durante la Trasposizione si è sovrapposta alla nostra. E, negli anni, è riuscito a trarre in salvo e riportare a casa numerosi superstiti. Ma non ha ancora trovato l'uomo che cercava. 

Oblivion Song - Volume 2

Nathan Cole è il responsabile della Trasposizione, l'immane cataclisma che, dieci anni fa, ha fatto scomparire un'intera area di Philadelphia e 300.000 abitanti della città, trasferendoli in una dimensione parallela selvaggia e popolata da mostri. Da allora, Nathan tenta di espiare le proprie colpe viaggiando tra le due dimensioni nel tentativo di riportare nella nostra realtà quante più persone scomparse possibile. Non tutte, però, vogliono tornare in un mondo inquinato, violento e in cui la legge del profitto ha definitivamente soppiantato ogni morale: alcuni preferiscono di gran lunga affrontare i numerosi rischi che si annidano tra le foreste, i laghi e le pianure di Oblivion. Come Ed, fratello di Nathan, che sembra essersi definitivamente riscattato da una vita di fallimenti e avere trovato il suo equilibrio nella dimensione parallela, lontano dalle assillanti regole della nostra società. Una società davanti alla quale ora Nathan è chiamato a confessare tutto e a prendersi definitivamente le sue responsabilità.

Oblivion Song - Volume 3

Sono trascorsi tre anni da quando una seconda Trasposizione, causata da Nathan Cole e suo fratello Ed, ha terrorizzato di nuova gli abitanti della città. In questo lasso di tempo, Ed ha però imparato a sfruttare a scopi umanitari diversi elementi di Oblivion, e Nathan ha finito di scontare la pena per gli errori che ha commesso. Ma qualcosa di oscuro si muove nella dimensione parallela alla nostra. Qualcosa che spaventa e attacca le comunità di persone che hanno scelto di rimanere a Oblivion. Qualcosa di alieno persino per un mondo abitato da creature inimmaginabili e in cui esseri simili a draghi vengono utilizzati come cavalcature. I Senza Volto hanno fatto la loro comparsa. E non sembrano avere buone intenzioni. 

Oblivion Song - Volume 4

Dieci anni fa, più di 300.000 abitanti di Philadelphia sono scomparsi dentro Oblivion - una dimensione parallela alla nostra, popolata da esseri sconosciuti e e terrificanti - durante la catastrofe passata alla Storia col nome di Trasposizione. Sette anni dopo è stata innescata una seconda Trasposizione, ma di dimensioni sensibilmente più ridotte. Oggi il mondo è andato avanti: grazie alle scoperte di Nathan Cole e alla collaborazione di suo fratello Ed - uno dei tanti che hanno scelto di vivere a Oblivion - la scienza ha potuto compiere passi da gigante. Ma la situazione è tutt'altro che rassicurante: Oblivion, infatti, non ospita solo animali dalle forme e dalle dimensioni inimmaginabili, ma anche una razza intelligente. I Senza Volto, creature scientificamente avanzatissime e dalle intenzioni ancora sconosciute, si fanno sempre più vicini...e più minacciosi. 

Oblivion Song - Volume 5

Il meccanismo noto come Crescita sta mettendo in ginocchio Oblivion. Alcune fazioni della specie indigena di quella dimensione parallela alla nostra, quindi, stanno organizzando l'invasione di un altro mondo per sfuggire al collasso della loro realtà e, di conseguenza, all'estinzione. E la realtà che hanno deciso di invadere è l'unica di cui sono a conoscenza: la nostra. Il rischio è enorme: quegli alieni, infatti, sono considerevolmente più evoluti di noi e dispongono di una tecnologia così avanzata da essere perfettamente in grado di sgominare rapidamente le forze terrestri. Forse l'unica speranza è che Edward e Nathan Cole e i loro alleati riescano a fermare la Crescita e scongiurare così l'invasione. E la fine è sempre più vicina. 

Oblivion Song - Volume 6

La scoperta del fatto che i Kuthaal non attaccavano la Terra per desiderio di conquista, ma per una reale necessità di sopravvivenza, non è sufficiente a evitare l'imminente scontro finale che potrebbe portare alla completa disfatta del nostro pianeta. Ora Nathan Cole, in seguito alla vittoria contro il terribile capo della Legione Ghozan, può contare sul supporto di un battaglione alieno pronto a morire al suo comando, ma nemmeno questo basta a garantire la sopravvivenza della razza umana. Perché gli alieni hanno bisogno del nostro mondo, dal momento che il devastante processo noto come la Crescita si sta espandendo su Oblivion come un cancro e rischia di portare i suoi abitanti all'estinzione. Necessità contro necessità, scienza contro scienza: la guerra sta per iniziare, e forse questa volta non ci saranno vincitori. A meno che, per una volta, un granello di polvere, che in questo caso si chiama dialogo, non si insinui negli ingranaggi del conflitto...