Preacher - Quando gli adattamenti funzionano

La nuova serie Tv di AMC sta ribaltando l'idea negativa che molti appassionati hanno degli adattamenti televisivi tratti da fumetti di culto, con una sceneggiatura in parte slegata dalle vicende e tuttavia fedele allo spirito originario dell'opera iconoclasta di Garth Ennis. Il risultato è soddisfacente sia per i fan che per gli neofiti.

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a cura di Andrea Balena

Negli ultimi anni c'è stato un grande sfruttamento di fumetti e libri famosi per la realizzazione di prodotti televisivi e cinematografici. Spesso la discutibile riuscita di alcuni adattamenti ha scatenato il malcontento di interi fandom che sulla Rete difendono a spada tratta le loro opere preferite dalle "contaminazioni" dell'industria dell'entertainment. In parte hanno ragione, specialmente quando il team che lavora all'adattamento include persone che non conoscono a fondo la storia originale. Per quanto il risultato possa essere qualitativamente valido, se non rispetta alcuni canoni lo scontento dei fan sarà inevitabile.

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In certi casi anch'io alzo le mani: ad esempio, The Walking Dead è la mia serie fumettistica preferita, ma col passare degli anni ho sempre più difficoltà a digerire la serie Tv omonima; per molti versi ha svuotato l'opera del suo significato per infarcirla di intrattenimento facile, pur di rivolgersi a un pubblico più ampio. Non sto a fare pelo e contropelo su ogni micro-differenza dal fumetto, ma sono amareggiato che nelle ultime stagioni si sia persa di vista la retta via. Ho volutamente scritto quella recensione evitando paragoni col fumetto, proprio per dimostrare quanto trovi la serie un prodotto mediocre in sé.

La notizia che lo stesso team creativo stava lavorando all'adattamento di Preacher, il fumetto cult di Garth Ennis, ha creato dubbi e fatto calare l'hype dei fan che si era creato all'annuncio. La serie originale è una vera perla degli anni '90: scanzonata, molto violenta, fuori dalla logica comune, politicamente scorretta, ma soprattutto infarcita di satira feroce verso le istituzioni religiose, ancora oggi tra le più cattive mai proposte. Ma sembra che a questo giro i produttori esecutivi Seth Rogen ed Evan Goldberg, non nuovi nel mondo degli adattamenti, abbiano finalmente centrato il bersaglio. Il loro Preacher tralascia alcuni aspetti dell'epopea on the road del reverendo Jesse Custer e dei suoi folli comprimari, ma non sembra voler tradire l'opera originaria, perlomeno in queste prime due puntate.

L'azione prende il via nella angusta e sporca Annville, la classica "ridente cittadina" redneck del Texas, dove tutti hanno l'arguzia di un tronco d'albero e le risse sono all'ordine del giorno. Jesse (Dominic Cooper, Captain America, Dracula Untold) è il triste e scontento reverendo, in perenne crisi di fede e tormentato da un passato oscuro. La sua vita cambia quando entra in contatto con un'entità celestiale di nome Genesis, che gli dona lo stesso potere dell'Onnipotente, ovvero di alterare la realtà tramite la parola. Insieme alla sua ex ragazza, una mercenaria di nome Tulip (Ruth Negga, Agents of S.H.I.E.L.D, 12 anni schiavo), e al vampiro irlandese Cassidy (Joseph Gilgun, This is England, Pride, Misfits), Jesse comincerà il suo percorso di predicatore illuminato, mentre forze e complotti più grandi di lui si muovono per conquistare il potere che custodisce.

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La prima sostanziale differenza narrativa è la struttura della storia: nel fumetto Annville è solo il punto di partenza, i personaggi principali ci restano per un breve periodo e quasi nessun altro cittadino viene presentato. È ipotizzabile che l'evento del fumetto che dà realmente il via alle vicende verrà posticipato finale di stagione e il viaggio dei protagonisti partirà ufficialmente con la seconda annata.

Ricordate la stagione nella fattoria di The Walking Dead? Viene ricordata come un disastro della sceneggiatura su più fronti. Questo perché i tempi narrativi originali del fumetto furono eccessivamente dilatati e infarciti di eventi al limite del nonsense, per arrivare faticosamente all'unico evento necessario per la reale evoluzione della trama. Questa prima stagione di Preacher sembra soffrire dello stesso problema, ma la sceneggiatura approfitta di questo prolungato pit stop per narrare meglio le relazioni fra i vari personaggi: Custer impiega più tempo per comprendere il suo potere e lo sperimenta sugli ignari concittadini per migliorarne la vita, e ha più occasioni per approfondire l'amicizia con Cassidy.

Sembra quindi che il materiale di base, nonostante le differenze di medium, sia ampiamente rispettato. La caratterizzazione dei personaggi funziona e gli interpreti principali appaiono convincenti nel loro ruolo: mentre Cooper sta ancora sviluppando un Jesse inizialmente più insicuro e che si formerà un pezzo alla volta, Gilgun e Negga portano sullo schermo una versione praticamente identica alla loro controparte cartacea, se non addirittura più efficace nella sua esagerazione. I fan saranno sicuramente felici di vedere come questa cura dei dettagli abbia comunque permesso un approfondimento dei personaggi, anche se non sempre vincolato all'origine.

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Ma ora la domanda diventa: è uno show che anche il neofita può godersi? Secondo me lo è in parte. Tutti allo stesso modo si divertiranno a vedere Cassidy fare l'adorabile disadattato spaccone qual è, ma al momento solo i fan possono cogliere le sfaccettature nascoste. Ad esempio, solo alcuni potranno capire chi sia il misterioso cowboy silente che compare all'inizio della seconda puntata, per tutti gli altri resterà un punto interrogativo che verrà svelato solo in seguito. Fanservice troppo elitario da parte degli autori? Forse, ma è ancora presto per darne un giudizio definitivo.

Per ora Preacher si presenta come uno show su più livelli di interpretazione, apprezzabile da tutti per quello che mostra, a patto di saper digerire gli argomenti proposti. Forse sarà proprio la satira a sfondo religioso a ritardarne l'uscita in Italia, nonostante l'ottimo successo che sta ottenendo in madrepatria.

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