Senza Confini, recensione: un viaggio tra alti e bassi

Senza Confini, con Alvaro Morte (La Casa di Carta), racconta la storia di Ferdinando Magellano: la serie è disponibile su Prime Video.

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a cura di Nicholas Mercurio

Senza Confini, disponibile su Prime Video, racconta una storia che abbiamo letto tutti nei libri di scuola: il viaggio di Ferdinando Magellano, l’abile navigatore ed esploratore portoghese, che circumnavigò il mondo, dando un nome al vasto oceano che ora noi tutti chiamiamo Oceano Pacifico. È una serie composta da sei episodi, ognuno dei quali racconta il difficile viaggio compiuto dalla Trinidad (la nave ammiraglia della spedizione), la San Antonio, la Concepciòn, la Victoria e la Santiago. Navi spagnole e non portoghesi, perché il re di Portogallo, non affascinato affatto da un viaggio del genere che poteva mettere a repentaglio la reputazione del suo regno, preferiva di gran lunga basarsi sulle sue sicure rotte commerciali in Africa e nel Mar dei Caraibi, gettando così le basi sul commercio di schiavi. Siamo nel 1519 e il Nuovo Mondo, scoperto da Cristoforo Colombo e approfondito meglio da Amerigo Vespucci, ormai attira ogni regno europeo.

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La storia della Trinidad, però, non ci porta a rivivere le esaltanti avventure della flotta del tesoro spagnola, dell’invincibile armata e tanto meno parla di Vespucci e Colombo, considerati fino a quel momento i reali fautori di un mondo che si apriva a nuove conoscenze, popoli e usanze. C’era ancora un punto vuoto sulla mappa da riempire e, incredibile ma vero, alcuni pensavano che la Terra fosse piatta, cosa che succede anche ai giorni nostri. La scoperta di Ferdinando Magellano, importante per il mondo intero, ha dato modo di conoscere nuovi popoli e tradizioni che, nel suo viaggio, Colombo aveva persino dato per scontato, nonostante abbia ammesso più volte che tutto ancora era da scoprire e che l’uomo, forse, sarebbe addirittura diventato migliore. Tuttavia, temiamo che si sia sbagliato, considerando le guerre e i genocidi successivi alla scoperta nel 1492 delle Americhe, chiamate così in onore di Amerigo Vespucci.

Prima che l’Inghilterra, grazie ad Elisabetta I, riuscisse a impossessarsi dei mari e degli oceani, diventando a tutti gli effetti la potenza che per tre secoli aveva il controllo su tutte le rotte commerciali, era la Spagna ad avere quel titolo che, grazie alla scoperta di Magellano, riuscì a rafforzarsi e a contrastare il regno di Portogallo. A parte questa lunga ma rilevante parentesi storica, Senza Confini è un’opera fedele, seppure commetta alcuni errori. Delle cinque navi nella flotta di Magellano, infatti, in questa miniserie ce ne sono soltanto tre. Nulla di troppo grave, sia chiaro, ma potrebbe essere un dettaglio che a qualcuno potrebbe non piacere.

Lo scopo di Senza Confini, tuttavia, non è quello di raccontare una storia fedele sotto ogni aspetto. Come tante produzione storiche, ovviamente è romanzata e i portoghesi, considerati nella serie come un popolo arrivista, sono rappresentati in maniera negativa. Purtroppo, tutto viene ridotto alla classica lotta tra “Buoni” e “Cattivi”, ed era un errore che si poteva evitare, specie in una serie che si approccia alla storia cercando di raccontare il secondo viaggio più importante della storia dell’uomo. A tal proposito, potremmo dibattere a lungo su chi ha scoperto il continente americano, ma rischieremmo di dilungarci troppo.

Il mondo è tutto da scoprire: Senza Confini è una miniserie d’autore

Senza Confini, diretta da Simon West, è stata creata e prodotta da Miguel Menéndez de Zubilaga, scritta da Patxi Amezcua. Una collaborazione che, senza troppi giri di parole, ha destato sin da subito il nostro interesse, ricordandoci tante altre produzioni passate. Nonostante fossero tratte dai libri di Ken Follett, è stato impossibile non ritornare con la mente a “I Pilastri della Terra” e a “Mondo senza Fine”, nella ridente Kingsbridge. Tuttavia, Senza Confini commette degli errori nel raccontare le vicende di Ferdinando Magellano (Rodrigo Santoro) e del timoniere Juan Sebastian Elcano, interpretato da Alvaro Morte (La Casa de Papel), due talenti del mondo cinematografico iberico.

È il resto, però, a mancare di intensità e ritmo, come se il racconto non fosse stato spalmato in maniera più approfondita e precisa. Pur lasciando spazio all’epica, Senza Confini finisce per rappresentare una miniserie cui manca il coraggio di fare un passo decisivo e incisivo. I primi due episodi, introduttivi al mondo del 1519, risultano interessanti e spiegano in maniera dettagliata cosa sta accadendo e perché Ferdinando Magellano non è supportato dalla corona portoghese.

Il viaggio che affronterà sarà ricco di insidie: se da una parte ci saranno i mari e i venti a minacciarlo, dall’altra l’ignoto sarà ancora più brutale. E con l’ignoto, sia chiaro, non parliamo delle maree ma dei popoli che scoprirà nel suo viaggio. Perché, per quanto si spingerà lontano, si interfaccerà con usanze diverse, che non accetteranno il dominio spagnolo. Non parliamo degli Aztechi e degli Inca, ma di quelli che fanno parte delle odierne Filippine, di cui non possiamo rivelarvi gli eventi. Tuttavia, la miniserie pubblicata su Prime Video potrebbe rappresentare in tutto e per tutto una ventata d’aria fresca per il genere storico, nonostante sul lato registico siano presenti dei problemi impossibili da non notare.

Senza Confini pecca degli stessi errori che hanno coinvolto le ultime stagioni di Il Trono di Spade, perché presenta accadimenti e momenti che si scontrano totalmente con la sua anima. Pensiamo, infatti, che sei episodi siano troppo pochi per dare il meglio e, considerando i temi al suo interni, sarebbe stato meglio spalmarli con maggiore intelligenza e sensibilità, specie per presentare un prodotto più tondo e meglio definito. I salti temporali, che abbiamo trovato fastidiosi, non ci hanno dato modo di immergerci totalmente nel racconto, come se si volesse correre e si fossero smarrite le idee, presenti dall’inizio alla fine ma gestite con troppa frettolosità.

Al netto di questo, però, le interpretazioni di Alvaro Morte e Rodrigo Santoro sono state coinvolgenti, tanto da farci amare i loro personaggi, nello specifico Ferdinando Magellano. Rappresentato come un protagonista con una forte personalità e tante cose da raccontare, l’esploratore portoghese, interpretato dal talento brasiliano nato a Petrépolis, ci ha affascinato per il suo carisma e il suo temperamento, alle volte esagerato, spesso incomprensibile e insofferente.

Il Ferdinando Magellano di Rodrigo Santoro non sappiamo se sia o meno fedele alla controparte storica, ma ha reso l’idea di un uomo dedito alla scoperta e al lavoro, concentrato e disposto a tutto per arrivare al suo obiettivo, anche a sacrificare il suo stesso equipaggio. È però un uomo timorato, generoso e attento, uno studioso delle mappe, un appassionato lettore, un uomo che ha fede e dimostra fedeltà, da portoghese, al reame spagnolo, l’unico che è stato capace di puntare su di lui e la sua visione.

Dall’altra parte, invece, abbiamo Juan Sebastian Elcano, un uomo saggio e ponderato che ha passato la sua vita in mare, conoscendo le acque dell’Oceano Atlantico come le sue tasche. Considerato dalla Trinidad come un marinaio esperto e capace, è una leggenda che chiunque, nel bene o nel male, valuta come rivelante. Alvaro Morte, in tal senso, è riuscito a rappresentarlo in maniera attenta e appassionata, presentandolo come un protagonista leale, il primo ad avere una forte opinione sulla spedizione e l’unico a fronteggiare in maniera coraggiosa il comandante Magellano, che viene considerato un uomo fin troppo pragmatico e complesso dal resto della ciurma, tanto da essere sbeffeggiato perché ha chiesto alla Spagna di finanziare la sua spedizione.

E nonostante abbia giurato fedeltà alla corona spagnola, promettendo oro e ricchezze, viene comunque visto come se, da un momento all’altro, potesse tradire il suo equipaggio. A risultare interessanti, infatti, è la disparità tra Elcano e Magellano, due protagonisti che solo alla fine si ritroveranno a combattere insieme.

Un racconto tra alti e bassi

Come molte avventure, Senza Confini potrebbe riportarci con la mente a Master and Commander con Russel Crowe e a tante altre opere dove è la scoperta il vero viaggio. Durante la visione siamo rimasti colpiti per la fotografia e in generale l’ambientazione degli ambienti esotici scelti per riportare su schermo le tappe del viaggio di Magellano, rappresentato nella miniserie con estrema attenzione ma senza arrivare allo scopo, presentando un’opera dal punto di vista registico di qualche accorgimento. È una produzione poco fluida, flagellata da problemi di ritmo impossibili da non menzionare.

Al netto di questo, però, Senza Confini presenta un cast talentuoso che è stato capace di presentarsi in maniera smagliante alla prova finale. Forte di talenti e abili attori dello scenario spagnolo, brasiliano e italiano, Senza Confini è senza ombra di dubbio una miniserie storica appassionante, che pecca di frettolosità a causa di un ritmo non molto esaltante.

Gli ultimi episodi, nonostante rendano ottimamente le situazioni dei nostri esploratori, non approfondiscono gli elementi e gli accadimenti in maniera attenta, preferendo arrivare alla fine del viaggio lasciando un’opera che potremmo considerare incompiuta. Ed è un vero peccato. Complice un doppiaggio italiano non all'altezza, consigliamo di selezionare la lingua spagnola dalle opzione di Prime Video. Potrebbe valerne la pena.