Gli Squali nella cultura pop: da Jaws a Shark Tale

Gli Squali nella cultura pop: quando si parla di estate, di mare e surf, i temuti squali spuntano sempre con le loro pinne a pelo d'acqua.

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a cura di Elisa Erriu

Estate: significa che è tempo di grigliate, di crema solare, di stelle cadenti, zanzare, ghiaccioli e un sempre più incessante bisogno di stare in ammollo. Magari al mare, il nostro vasto amico blu, custode ancora di tanti, troppi segreti. Tra i suoi tesori ancora sconosciuti rientrano certamente anche gli squali, quei super predatori acquatici noti per lo più per essere terrificanti assassini a sangue freddo. Talvolta di uomini. Per il loro aspetto, i denti aguzzi, gli occhi tondi e impenetrabili, gli squali sono stati (ingiustamente) identificati come “mostri marini” e hanno popolato molti film dell’orrore ambientati negli oceani. Ma non è sempre così: talvolta questi preistorici pesci possono anche essere divertenti e scaltri abbastanza da sfruttare a proprio vantaggio, pensate, persino i tornado. Ecco quali sono i film più iconici sugli squali e alcune curiosità sui “veri” sovrani degli oceani.

Una grande famiglia di squali: i Selachimorpha

Partiamo con le presentazioni: la tassonomia raggruppa tutta la famiglia del nostro amico nel superordine chiamato “Selachimorpha”, derivante da due parole greche che significano “dall’aspetto cartilagineo”, mentre per il termine “squalo” dobbiamo far risalire le origini dalla parola proto-ugrofinnica che identificava un “pesce mitico”. Sembra che, per farla breve, in un modo o nell’altro gli squali si siano fatti notare in gran parte degli insediamenti degli uomini, persino quelli a Nord. Non dovrebbe sorprenderci: ci sono prove scientifiche che attestano la presenza degli squali sin dal periodo Ordoviciano, ovvero circa 450 milioni di anni fa. Gli squali, letteralmente, esistevano prima di noi, prima del primo primate e persino prima dei vertebrati. E in tutto questo vasto tempo, gli squali hanno subito poche evoluzioni, soprattutto se comparate all’ordine di mammiferi che comprende la nostra specie. Ma senza volervi annoiare coi lunghi e affascinanti trattati scientifici che rappresentano comunque ancora poco della storia e della verità sugli squali, vi sveliamo alcuni dei loro segreti.

Tanto per cominciare, esistono più di 450 specie di squali e non è vero che tutti gli squali sono temibili predatori. Prendiamo ad esempio lo squalo balena: questo gigante che può superare persino oltre i venti metri, si nutre esclusivamente di plancton. Come altri esemplari della numerosa famiglia dei Selachimorpha, è del tutto innocuo per le altre specie marine, pur essendo il più grande squalo della sua famiglia. Finché non scopriranno qualche Megalodonte

Qualche altra curiosità che potrebbe farvi ricredere sugli squali, riguarda il loro stile di vita: non è vero che gli squali abitano soltanto gli oceani. Ci sono diverse specie che popolano i delta dei fiumi o altri scorci di acqua dolce, forse l’esempio più conosciuto è lo squalo dello Zambesi. Gli squali prediligono le acque fredde, con temperature che si aggirano sui 12 gradi, solitamente son sempre più grandi le femmine e non “dormono”, ovvero non entrano mai nella fase di sonno profondo.

Infine, anche loro sono “prede”. Nonostante siano super predatori in cima alla catena alimentare, non è raro che gli squali più piccoli, come lo squalo gatto, venga cacciato da pesci predatori più grandi di lui. Ma, in realtà, non contano soltanto le dimensioni, anche il temibile squalo bianco rischia grosso quando si imbatte in un gruppo di orche assassine. Anche se, per essere ancora più precisi, il predatore per eccellenza degli squali è proprio l’uomo: per via delle sue pinne, considerate una vera prelibatezza in alcuni paesi asiatici, per la pesca sportiva o soltanto per sterminare un possibile “avversario” nei mari, diverse specie di squalo sono a serio rischio di estinzione per mano degli uomini.

Dopo una carrellata di alcune curiosità, affondiamo i denti sui titoli più iconici degli squali.

Gli Squali nella cultura pop: da Jaws a Shark Tale

Jaws

È il film che più di ogni altro ci appare in mente se parliamo di pellicole con protagonista uno squalo. Jaws, il grande capolavoro di Steven Spielberg del 1975, ha rappresentato non soltanto il primo, vero ingresso dello squalo nell’immaginario collettivo come figura dell’horror, ma ha segnato un punto di svolta per lo stesso mondo del cinema. I suoi effetti speciali. Ne abbiamo parlato meglio nel nostro speciale dedicato all’anniversario de Lo Squalo, ma potevamo non citarlo? Ovviamente no.

Shark - il primo squalo

Questa pellicola del 2018 diretta da Jon Turteltaub non ha conquistato i cuori degli spettatori, ma ha perlomeno divertito gran parte della critica, che ne ha elogiato la capacità di intrattenimento pur con i suoi “eccessi”. Per eccessi non intendono di certo le dimensioni del protagonista della storia, ovvero il megalodonte, bensì la vasta quantità di inesattezze scientifiche e di “licenze registiche”. Ma se tralasciamo queste finezze narrative, Shark - il primo squalo rimane un’icona da citare in questa lista: finalmente vediamo, con effetti speciali di tutto rispetto in IMAX, il temibile squalo preistorico. Nel corso del film, sa regalare qualche momento di puro jumpscare ed è inoltre accompagnato da un altro “raffinato predatore”, Jason Statham, che è l’unico ad aver la meglio contro il terrificante squalo, insieme all’attrice cinese Li Bingbing.

La pellicola, ispirata dal romanzo horror fantascientifico MEG di Steve Alten, ha entusiasmato il pubblico cinese, essendo una collaborazione cinematografica principalmente tra USA e Cina. Sarà un caso che nel film gioca un ruolo fondamentale una certa Fossa delle Marianne, che anche lei si trova tra USA e Cina?

Sharknado

Se parliamo di film ridicoli sugli squali, in cima alla lista si posiziona però lui, Sharknado. Almeno è coerente con la proposta: è esattamente una storia, apparentemente horror, in cui si scatena un “terrificante” uragano che contiene squali. Aggiungete gente terrorizzata e situazioni no-sense ed è più o meno tutta qui la trama di ogni singolo capitolo. Ma è proprio questo che lo rende un’icona: nonostante sia uno spreco di potenzialità e di tempo messo su pellicola, Sharknado ha scatenato un vero brand. Conta sei sequel e una percentuale di più del 70% su Rotten Tomatoes di critiche positive, piazzandolo nella top ten dei film più apprezzati sugli squali.

Il primo film, uscito nel 2013 e diretto da Anthony Ferrante, non aveva nessuna pretesa, tant’è che era stato rilasciato su un canale americano come sorta di “blockbuster” estivo a tema squali. Eppure proprio la sua assurdità lo rese spassoso per il pubblico, che ne fece un vero cult. Citiamo testualmente: “Con orgoglio, senza vergogna, e gloriosamente senza cervello, Sharknado ridefinisce una nuova generazione di So bad it's so good”.

Shark Tale

Continuando a cavalcare la cresta dell’onda di squali assurdi, spassosi e irriverenti, una menzione d’onore alla “famigghia” di Shark Tale: non una semplice famiglia appunto di squali, ma un chiaro gruppo di predatori dai tratti mafiosi, che citano il Padrino a partire dalla partecipazione di Robert De Niro nei panni (e pinne) di Don Lino, il capo degli squali del reef. Al contrario degli squali di Alla ricerca di Nemo, uscito un anno prima della pellicola della Dreamworks, in Shark Tale gli squali sono protagonisti e non semplici comparse.

La storia si discosta molto dalla controparte della Disney e assume tinte molto più adulte, sia per via delle numerosi citazioni sulla cultura pop, sia per i toni più adulti, difficilmente intuibili da un pubblico che non ha vissuto i mondi dei gangster. Un vero peccato che il pubblico non l’abbia apprezzato, perché oltre a un cast stellare, ricordiamo le voci di Will Smith per il pesciolino pulitore Oscar, Renée Zellweger per Angie, Jack Black per lo squalo bianco Lenny, Angelina Jolie per l’affascinante Lola e Martin Scorsese per il pesce palla Sykes, il film nasconde in realtà diversi valori apprezzabili, come l’accettazione di un lutto e la capacità di amarsi per ciò che siamo. Anche se fossimo “squali”.

47 metri

Ritornando a parlare di squali a tinte horror, 47 metri è un film del 2017 diretto da Johannes Roberts degno di nota. Sfociando nel puro, angosciante thriller, questa pellicola racconta la storia di due sorelle intrappolate dentro una gabbia anti squali a 47 metri di profondità. Una trama che affonda letteralmente negli abissi delle nostre paure, lasciandoci soli, inermi, in balia delle oscurità dell’oceano, di visioni allucinatorie e alla mercè di uno squalo, nel suo ambiente naturale. In questo caso il predatore non è l’unico a incarnare la parte spaventosa di tutto il film. Anzi, lui rappresenta le lancette di un orologio, la sabbia di una clessidra. Ma il vero nemico, in tutto e per tutto, è l’arroganza delle ragazze, la disperata ricerca di ossigeno e, ovviamente, la profondità.

Open water

Un film a basso budget, girato per gran parte in acqua, più di 120 ore, dove gli squali non sono creature spaventose e mostri marini. Sono semplicemente “squali”. Fra tutti i titoli della lista, questo è forse il film più spaventoso, non per la sua trama finemente diretta, non per i suoi sorprendenti effetti speciali. Ma per il suo concetto. Questo film è tratto da una storia vera, da ciò che molto probabilmente è capitato da una giovane coppia appassionata di subacquea, Tom ed Eileen Lonergan. L'idea alla base del film ripercorre i fatti dei due personaggi di fantasia, Daniel Kintner e Susan Watkins, ipotizzando ciò che potrebbe essere successo ai due statunitensi scomparsi nel 1998.

I coniugi Lonergan sono stati realmente dimenticati sulla grande barriera corallina australiana nel corso di un'immersione e non sono mai stati ritrovati. Poco tempo dopo, nella stessa zona, è stata ritrovata nello stomaco di uno squalo una macchina digitale subacquea. La fervida fantasia di Chris Kentis, nel 2003, ha fatto il resto. Il regista porta sullo schermo la sua versione su come sono andate le cose. Ad accentuare l’aspetto horror del film è che non c’è proprio nessun effetto speciale: gli squali sono autentici e fanno davvero ciò che vediamo, attratti da impasti oleosi di pesce supervisionati da un esperto. Nessuno è stato davvero ferito. Non da uno squalo, almeno. La protagonista è stata morsa il primo giorno delle riprese. Ma da un barracuda.

Paradise Beach - Dentro l’incubo

Estate: significa che è tempo di grigliate, di crema solare, di voglia di stare in ammollo. Magari al mare. Magari surfando. Paradise Beach rappresenta secondo alcuni critici uno dei migliori capitoli sugli squali, dopo ovviamente Jaws. Il film del 2016 diretto da Jaume Collet-Serra, ha due protagonisti: Blake Lively e la natura selvaggia. Una trama pulita, semplice, che mostra tutta la sua efficacia nella primaria e necessaria lotta di sopravvivenza. Proprio come 47 metri e molti altri film a tema squali, l’uomo deve lottare contro una forza superiore a lui, che identifichiamo nel predatore marino. Ma lo squalo non rappresenta altro che l’irrazionale Madre Natura che l’umano non riesce a controllare. Più di altre celebri pellicole, quali Blu profondo o The Reef, è una lotta uno contro uno, tra Nancy e la morte in mare. Ancora una volta, a mettere in pericolo la donna è sé stessa: frustrata dopo una telefonata con il padre, si spinge con una tavola da surf troppo a largo, nel territorio di uno squalo bianco.

La domanda, alla fine, è ancora una: può uno squalo fare così tanta paura, se noi siamo i primi a cercarlo e infastidirlo tra le onde?