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Monster Movies: mostri grotteschi e dove trovarli, una cinemania degli anni '50

In attesa di Cocainorso, un excursus sui monster movies con creature grottesche, da ragni giganti a squali assassini, con un po' di gelato.

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Avatar di Livia Soreca

a cura di Livia Soreca

Pubblicato il 16/04/2023 alle 11:00

Cocainorso è un nuovo film in arrivo in sala il 20 aprile, con protagonista - appunto - un orso che perde il controllo sotto effetto della cocaina. L'opera diretta da Elisabeth Banks si aggiunge all'infinito elenco dei film con animali assassini, un filone che a sua volta fa parte della macro-categoria dei monster movies. Questa dei mostri "strani" e grotteschi è una vera e propria cinemania"che non passa mai di moda, e che nel corso degli anni segue un'insolita evoluzione, quasi opposta ai progressi tecnici e artistici adoperati nella produzione cinematografica.

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Monster Movies e dove trovarli: una cinemania dagli anni '50

  • Gli anni '50 e i mostri giganti
  • Anni '80, gelati e pomodori
  • Tutti pazzi per Lo Squalo
  • Mostri grotteschi, per non dire altro

Gli anni '50 e i mostri giganti

Gli anni '50 del XX secolo sono il periodo d'oro per i monster movies americani, e come cercare di spaventare il pubblico se non con effetti assolutamente realistici? In un periodo in cui la fantascienza sembra davvero provenire da un altro mondo, ad attirare il gusto del pubblico è la mania per gli animali, specialmente gli insetti, geneticamente modificati, meglio se di dimensioni gigantesche. Una formica di grandezza naturale non farebbe paura a nessuno, ma se questa fosse alta 7 metri? Quando ancora non c'è la CGI ad occuparsene, pur con poche risorse a disposizione l'inventiva e la creatività non mancano affatto.

Il 1955 è l'anno di Tarantola (Tarantula!), pellicola in bianco e nero di Jack Arnold, al quale i mostri sono tanto cari sin da La vendetta del mostro, dello stesso anno. L'idea è sin da subito quella di offrire al pubblico una creatura quanto più vicina alla realtà, e allo stesso tempo quanto più terrificante possibile. Quale scelta migliore se non quella di sfruttare una delle fobie più diffuse al mondo, l'aracnofobia, ingigantendola smisuratamente?

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Ciò che rende subito speciale questa pellicola, pur realizzata con un budget limitato, è la presenza di una vera tarantola su piccole ricostruzioni di set, sostituita continuamente da altri esemplari per via del calore continuo, spostata con piccoli getti d'aria compressa secondo la direzione desiderata. L'effetto, seppur ai nostri occhi grossolano, è quello di assistere ai movimenti autentici del grande aracnide, per restituire al meglio quegli elementi - la forma delle zampe, la camminata a scatti - che scatenano la fobia nell'essere umano. In questi anni, quello di Arnold è il primo di una lunghissima serie di film sugli aracnidi e sugli insetti giganti, così come sugli esperimenti in laboratorio tanto grotteschi nella loro realizzazione scenica quanto raccapriccianti: da L'esperimento del dottor K. (1958) a La donna vespa (1959).

Anni '80, gelati e pomodori

Il filone dei monster movies con creature giganti e animali geneticamente modificati compie il suo lungo corso negli anni, con insetti a fare da soggetto privilegiato. Un cult come La mosca (1986) di David Cronenberg cavalca ancora la scia della metamorfosi, tanto cara agli anni '50. Diversamente da L'esperimento del dottor K.,  gli effetti speciali di Chris Walas rendono la trasformazione dell'uomo in insetto come l'avanzamento di una malattia che, secondo il regista, pur debilitandolo lo muta in qualcosa di nuovo e di diverso. Non solo puro gusto per la fantascienza, ma anche un riferimento alla società degli anni '80, tormentata dalla paura per l'AIDS.

Alla fine degli anni '70 e durante gli anni '80 nasce anche una curiosa parentesi nel cinema horror e nella sfera dei monster movies. Questo è il decennio dell'inventiva più spinta, in cui vige una sola regola: qualunque cosa può trasformarsi un mostro. Alcune opere scelgono una direzione parodica, ma altre nascono come seriamente rivoluzionarie di questo genere ancora tanto amato. E così da L'attacco dei pomodori assassini (1978) di John DeBello, dal tenore comico e volutamente ispirato a Gli Uccelli di Alfred Hitchcock, si passa a Stuff - Il gelato che uccide di Larry Cohen, così stravagante e inquietante allo stesso tempo.

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Per quanto assurdo possa sembrare ad un primo sguardo, esso segue le orme di un vero cult del cinema horror, Fluido Mortale (The Blob) diretto da Irvin S. Yeaworth Jr. nel 1958, aggiungendo chiaramente quel tocco tipico degli anni '80. Colori accesi, costumi sgargianti, tutto sembra venire fuori da uno spot pubblicitario dell'epoca e non è affatto un caso. Quello di Cohen, infatti, è il tentativo di una critica al forte consumismo del periodo in una società spesso abbindolata dalla televisione. Ciò che rende inquietante una simile pellicola è proprio l'utilizzo di vero gelato, talvolta sostituito con  yogurt, panna, persino schiuma antiincendio.

Questo filone non passa certo inosservato, né è una parentesi fine a sé stessa, tant'è che recentemente ne possiamo notare una citazione nella serie Netflix Cabinet of Curiosities di Guillermo del Toro, nell'episodio intitolato L'apparenza. Altro erede potrebbe essere In Fabric (2018), film surreale dello studio A24 dove il mostro è un pericolosissimo vestito rosso, che invece della CGI sceglie di ricorrere ad espedienti tangibili, proprio come la tradizione anni '80.

Tutti pazzi per Lo Squalo

Uno dei grandi punti di svolta nel panorama dei mostri e animali assassini è senza dubbio Lo Squalo (1975), quel film di Steven Spielberg che dà vita alla curiosa ossessione di massa per questi predatori marini tanto affascinanti quanto pericolosi. Fin quando la pratica dell'animatronica regna sovrana, le pellicole possiedono un fascino insormontabile, vivo ancora oggi. L'illusione scenica è intatta, e quei mostri tanto fittizi quanto realistici spaventano il pubblico, a volte persino ammaliandolo.

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Da questo momento in poi, tornano gli animali assassini sullo schermo, ma mentre un film come Lo Squalo riesce a regalare una certa credibilità, nessuno può immaginare cosa invece sta per accadere. Mentre gli insetti e i ragni continuano a spaventare gli spettatori (Aracnofobia di Frank Marshall del 1990 continua ad utilizzare animali veri oltre all'animatronica), quella degli squali diventa letteralmente una "febbre". Da Mako - Lo squalo della morte (1976) di William Grefe, negli anni '80 questa mania raggiunge anche l'Italia con Shark - Rosso nell'oceano di Lamberto Bava.

Più gli anni passano, però, e più la direzione intrapresa perde quel minimo di credibilità che costituisce il fascino di queste opere. Così, tra uno Shark Attack e uno SharkMan, arriva il primo Sharknado, film di Anthony Ferrante che segna una nuova, inaspettata e discutibile era per i film sui mostri.

Mostri grotteschi, per non dire altro

È il 2013 quando il primo Sharknado fa il suo arrivo in sala la prima volta, e non basta la dura critica degli spettatori ad evitare gli altri 6 capitoli della saga cinematografica fino al 2018 (in media più di uno all'anno). Il fatto curioso è che film del genere non nascano come una parodia - come appunto fa L'attacco dei pomodori assassini nel '78 - bensì come opere piene di sé, "orgogliosamente, senza vergogna e gloriosamente senza cervello".

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In un certo senso, si passa dalla spasmodica volontà di rendere questi mostri (o animali) sempre più realistici alla tendenza opposta, cercando di offrire al pubblico situazioni quanto più assurde e fuori da ogni schema. Così l'essere umano combatte contro squali volanti, castori zombie (Zombeavers di Jordan Rubin) e tanto altro ancora, con trame sempre più volutamente vuote, insipide e "trash".

La CGI, dal canto suo, contribuisce spesso a rendere tutto ancor meno credibile di quanto il racconto non faccia da sé. Se quando vanno di moda Piranha 3D e Shark 3D la computer grafica lascia a desiderare, paradossalmente sembra approssimativa persino ora che si potrebbe realizzare di tutto. Il risultato finale appare sempre più stridente, con effetti speciali che ne inaspriscono la resa visiva, proprio come si evince già dal trailer di Cocainorso. Probabilmente questi animali e mostri grotteschi, tanto cari al cinema del Novecento, non sempre si lasciano più prendere tanto sul serio.

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