The Book of Boba Fett: il quinto episodio è la fine di Boba Fett?

Il quinto episodio di The Book of Boba Fett ha sancito la fine del mito di Boba Fett?

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a cura di Manuel Enrico

Il quinto episodio di The Book of Boba Fett, il cui titolo è sin troppo rivelatore, potrebbe rappresentare il momento del definitivo passaggio di consegne per il ruolo di mandaloriano per eccellenza all’interno della continuity di Star Wars. Non che questo non si fosse già percepito nei precedenti episodi, dove la pur interessante evoluzione interiore del clone mandaloriano ci è stata raccontata con alterne fortune, con una spiacevole tendenza a una scrittura priva di mordente e che ha mancato di valorizzare questa maturazione emotiva di Boba Fett, rendendola anzi una sorta di indebolimento del personaggio. Una sensazione che vede proprio nel quinto episodio della serie un momento di svolta, facendo emergere un interrogativo: Mando ha salvato Boba Fett? O lo ha definitivamente condannato?

Attenzione: quanto segue contiene spoiler sul quinto episodio di The Book of Boba Fett

Prima di provare a rispondere a questi questiti, una doverosa anticipazione. Se non avete ancora visto il quinto episodio di The Book of Boba Fett, proseguire oltre potrebbe rendervi bersagli di spoiler
, anche se alcune avvisaglie degli eventi di questo episodio erano già evidenti nel quarto episodio della serie.

Il quinto episodio di The Book of Boba Fett ha segnato una svolta epocale in Star Wars?

Se ripensiamo a Boba Fett all’interno della continuity di Star Wars, la sua aura di invincibilità a ben vedere nasce lontano dallo schermo. Nello Star Wars Holiday Special del 1978 era ancora un’idea in itinere, solo con L’Impero colpisce ancora e Il ritorno dello Jedi abbiamo davvero modo di vederlo in azione, dove ci viene presentato da altri personaggi come il migliore bounty hunter della galassia, salvo poi finire in modo tragicomico in pasto al Sarlacc. A dare lustro a questo personaggio e alimentare in modo congruo questa sua fama da badass, sono state le opere corollarie del fu Universo Espanso, ora Legends, che lo hanno visto protagonista di grandi avventure in romanzi, fumetti e videogiochi. Una caratterizzazione proseguita in modo trasversale nella presentazione del suo passato genetico in L’attacco dei Cloni, dove conosciamo la sua genesi, tramite la sua presenza in serie animate come Rebels e The Bad Batch.

Nel Canon, Boba viene nuovamente inserito come figura carismatica in alcuni fumetti, contribuendo a consolidare la sua nomea di letale avversario. D’altronde, sino all’arrivo di Din Djarin e ancor prima della presentazione della cultura mandaloriana in Clone Wars, Boba Fett è sempre stato considerato il Mandaloriano per eccellenza di Star Wars. Caratterizzato da un proprio codice morale, dedito alla semplice osservanza della morale mercenaria. Boba Fett era il classico villain che attira, seduce, appassiona. I fan si sono costruiti un’idea precisa di come questo cacciatore di taglie dovesse agire, di quali fossero le sue motivazioni. E questo, a ben vedere, è un problema. Soprattutto, quando entra in scena un vero mandaloriano, Din Djarin.

Al momento dell’uscita di The Mandalorian, infatti, il bounty hunter interpretato da Pedro Pascal ha dovuto confrontarsi con questo scomodo mito della saga di Star Wars. Eppure, le due stagioni della prima serie live action di Star Wars ci hanno consegnato una figura appassionante, definita e caratterizzata alla perfezione, capace di inserirsi al meglio all’interno della continuity. Dal suo passato di trovatello dopo la Notte delle Mille Lacrime alla sopravvivenza nella galassia post-Il ritorno dello Jedi, ogni aspetto di questo mandaloriano è stato curato e legato al mito di Star Wars. The Mandalorian, pur essendo un prodotto che utilizza in modo accorto il fanservice e il gioco delle citazioni, ha il merito di aver sviluppato un personaggio vivo e coerente, magnetico, che fonda il proprio carisma, a bene vedere, proprio sui tratti tipici del suo predecessore, Boba Fett. Tanto che in principio si vedeva in Din Djarin l’erede al ruolo di mandalorian badass solitamente associato a Boba Fett, ma quando è entrato in scena nientemeno che il cacciatore di taglie per eccellenza di Star Wars, noi fan abbiamo sentito subito un tremito nella Forza.

Perché Boba Fett si è fatto riconoscere esattamente come lo ricordavamo: inarrestabile, spietato. Il Boba Fett visto in The Mandalorian tiene testa a un’intera squadra di stormtrooper imperiali in una scena di combattimento semplicemente perfetta, che sembra voler ricordare agli spettatori chi è il vero Mandaloriano. Un vecchio amico che ritorna, insomma, tanto che quando nella scena post-credit dell’ultimo episodio di The Mandalorian viene annunciato The Book of Boba Fett non si poteva che esultare.

E poi, è arrivata The Book of Boba Fett.

Fine di un mito o scrittura sbagliata?

Lo ammetto, i primi due episodi mi hanno incuriosito. L’idea di rivoluzionare Boba Fett è interessante, il suo passato coi tusken è un bell’espediente narrativo, ma anche la storia migliore ha bisogno di un cantore che ne sappia interpretare al meglio gli elementi essenziali. Soprattutto, se si sceglie di scardinare il personaggio dai suoi tratti più iconici (come il volto sempre coperto dall’elmo), affrontando una prima sfida: privare i fan dei propri punti fermi. Spesso, infatti, ci dimentichiamo che la nostra passione per un universo narrativo non lo rende ‘nostro’, non possiamo cristalizzarci sulla nostra visione di come dovrebbero esser le cose, ma accettare che si evolvano, che i personaggi mutino, come nella vita reale.

Esperimento che in Star Wars era stato già tentato coraggiosamente da Rian Johnson con Gli Ultimi Jedi, ma anche in questo caso a rendere complesso questo processo di acclimatamento nel ‘nuovo’ Star Wars è stata una scrittura poco ispirata. Una debacle simile avrebbe dovuto insegnare che è giusto smuovere i fan dalle loro posizioni di gatekeeper a ogni costo, ma per farlo bisogna mostrar loro qualcosa di credibile all’interno della continuity. Che era esattamente quello che ci si aspettava da The Book of Boba Fett, in particolare ora che i fan hanno a disposizione un altro personaggio molto simile: Din Djarin.

Per gli appassionati di Star Wars, infatti, The Mandalorian è divenuto il nuovo metro di paragone delle avventure nella galassia lontana, lontana. Non solo per la definizione del personaggio, ma anche per la scrittura delle sceneggiature, per la grammatica visiva degli episodi, per la maniacale venerazione del Canon che si cerca di infondere a queste opere. Din Djarin ha avuto la fortuna di venire inserito in modo netto all’interno della cultura mandaloriana, contrariamente a Boba Fett, che è un reietto, come ribadito anche in The Mandalorian. Scegliere, quindi, di mostrare la seconda vita di Boba Fett riscrivendone in parte i presupposti narrativi era tanto un atto coraggioso quanto dovuto, visto che il suo ruolo era oramai già stato preso da Din Djarin. Esperimento tentato con The Book of Boba Fett, che, pur provandoci con alcune buone idee, manca di mordente nel trovare i giusti puntelli emotivi, preferendo inserire elementi avulsi, come la gang di streetbikers (moto scintillanti su un pianeta desertico che coltiva umidità per sopravvivere, davvero sembrava una bella idea?) o battute che estremizzano i cambiamenti di Boba Fett anziché renderli parte di un percorso da fare con lo spettatore.

Scelte narrative poco felici che si intrecciano a un’altrettanto poco ispirata narrazione visiva, che vede nel terzo episodio realizzato da Robert Rodriguez il suo momento di massima infelicità. E i fan, ovviamente, non mancano di fare paragoni con Din Djarin, che ai loro occhi ora è il vero Mandaloriano. Spiazza quindi sentire nel finale del quarto episodio di The Book of Boba Fett il tema di The Mandalorian, ma al contempo rasserena perché si spera che la puntata seguente ci sarà Din Djarin, allora sì che ci sarà di che godere. Ma la serie non è The Mandalorian, è ancora The Book of Boba Fett. E qui torniamo al  nostro interrogativo iniziale: Mando ha salvato Boba Fett?

Il ritorno del Mandaloriano, titolo del quinto episodio di The Book of Boba Fett, è sicuramente il miglior capitolo della serie finora. La regia di Bryce Dallas Howard, già apprezzata in The Mandalorian, è una sicurezza, ma in questo caso ad apparire subito evidente è il cambio di ritmo, di sceneggiatura. Al punto che viene da chiedersi se si tratti veramente di un episodio di The Book of Boba Fett e non un episodio extra di The Mandalorian, mandato in onda per errore. L’intero episodio, infatti, è dedicato a Din Djarin, svela cosa è accaduto a Mando dopo il saluto a Grogu, della sua ricerca di una nuova nave che sostituisca la demolita Razor Crest e di come essere il portatore della Darksaber sia più un fardello che un onore. Anche la vena citazionista di questo episodio mostra una grinta maggiore, rifacendosi alle ambientazioni di Tatooine per strizzare ripetutamente l’occhio a La Minaccia Fantasma.

E rivedere Mando in azione, purtroppo, acuisce la sensazione di debolezza di The Book of Boba Fett. Quello che avrebbe potutoesser un salvataggio per la serie dedicata al clone mandaloriano ottiene il risultato opposto, avvicina ulteriormente gli spettatori a Din Djarin, acuendo la sensazione che oramai sia proprio lui il vero mandaloriano di Star Wars. Che si tratti della travolgente espressività della messa in scena di Bryce Dallas Howard (dal duello sulla passerella al ricordo della Notte delle Mille Lacrime) o della perfetta scansione di tempi narrativi, Il ritorno del Mandaloriano si discosta notevolmente da quanto precedentemente visto, tanto che l’apparizione finale di Fennec Shand è il solo elemento che ci ricorda quale sia la serie che stiamo vedendo.

Le ultime speranze per The Book of Boba Fett

Inserito all’interno della serie, il quinto episodio di The Book of Boba Fett sembra più un episodio preparatorio alla terza stagione delle avventure di Din Djarin, che premia la oramai consolidata meccanica di consolidamento del Canon di Star Wars, ma al contempo diventa l’ennesimo segnale di come la serie dedicata a Boba Fett sia qualitativamente inferiore alla saga di Mando. La promessa finale di Din Djarin di assistere Boba nella sua lotta ai Pike diventa quindi un ulteriore segnale di come sia la figura di Mando a essere trainante al momento nel contesto seriale di Star Wars, scalzando definitivamente l’aura carismatica di Boba Fett. Cui restano oramai due puntate per ribaltare la situazione, nel tentativo di recuperare l’interesse dei fan che ora si interrogano più volentieri su quali siano le nuove avventure del Mando.

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