Thor e Loki - Doppia Dose di Guai, la recensione delle (dis)avventure dei fratelli di Asgard

Thor e Loki - Doppia Dose di Guai è volume destinato ad un pubblico di giovani lettori che racconta le disavventure dei due fratelli asgardiani.

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a cura di Nicolò Beretta

La grande diffusione di cui sta godendo negli ultimi anni la produzione Marvel, merito ovviamente degli adattamenti cinematografici dei vari personaggi, è quanto mai capillare e cerca di raggiungere, anche con i fumetti, la più grande varietà di pubblico possibile, compreso quello più giovane. Dedicando ai lettori in erba la linea Marvel Action, l’editore ha riservato un posto nella collana anche ai personaggi di Thor e Loki con il volume Doppia Dose di Guai, pubblicato di recente da Panini Comics insieme a tutti i volumi su Thor che trovate disponibili su Amazon.

Un disastro dopo l'altro, tra magici artefatti e dimensioni alternative

Sul rapporto tra le due divinità asgardiane si è parlato a lungo e il loro conflitto è già stato il soggetto di altri fumetti: si pensi allo splendido Thor e Loki – Fratelli di Sangue di Robert Rodi e Esad Ribic. Un dissidio che affonda le proprie radici sino all’infanzia dei due fratellastri, e il volume dedicato ad un piccolo più giovane racconta proprio un episodio che risale alla gioventù del Dio del Tuono e del Dio dell’Inganno.

Come racconta anche la mitologia norrena, Loki ha spesso lanciato sfide al fratello, solleticandone l’orgoglio solo per poterlo attirare in trappola o per poter raggiungere un determinato scopo. È proprio questo il caso di Doppia dose di Guai: dopo una veloce presentazione di entrambi, Loki propone al fratello Thor una sfida: entrare nella sala del tesoro del padre e signore di Asgard, Odino, per rubare il Lur di Luramena, un corno da guerra dai misteriosi poteri. Thor si lascia convincere, finendo vittima non solo degli inganni del fratellastro, ma anche dei poteri dello stesso artefatto. Nella seconda parte del volume invece i due vengono catapultati in un altro mondo, facendo la conoscenza di altrettante loro versioni alternative che i lettori di lunga data di Thor sicuramente riconosceranno.

Senza il nero, il bianco non può splendere

La lettura del volume scorre molto in fretta, ma altrettanto piacevolmente, anche per chi non fa parte del suo pubblico di riferimento. Trattandosi appunto di un fumetto per i più giovani, presumibilmente alle loro prime armi con il mondo Marvel e in particolare quello di Thor, la scrittrice Mariko Tamaki cerca di creare sin da subito un contesto comprensibile e superficialmente approfondito: veniamo subito accolti ad Asgard (scherzando su quanto siano alti i suoi affitti) e poi ci vengono presentati i protagonisti, dandogli modo di sfoggiarle le loro abilità e poteri ma anche di comprendere sin da subito il rapporto che intercorre tra i due.

Più e più volte infatti la storia Marvel ha dimostrato quanto i due, sebbene in quasi eterno conflitto, siano legati l’uno all’altro. Senza il nero, il bianco non può mettersi in mostra, e allo stesso modo, senza le marachelle del fratellastro, Thor non avrebbe modo di dimostrare il proprio valore di guerriero. Non mancano ovviamente riferimenti alla mitologia norrena: fatta eccezione per il Lur di Luramena, invenzione della sceneggiatrice per la storia, e alla già menzionata Asgard, ad un certo punto la città degli dei viene assediata dal Serpente di Midgard (una creatura con cui Thor si è scontrato anche nei racconti dell’Edda di Snorri Storluson),e a guaio combinato i due giovani devono rendere conto al Padre di Tutti, Odino, piuttosto contrariato che la sua gelateria preferita sia stata distrutta per colpa dei figli.

I riferimenti alla continuity di Thor

Non mancano però anche rimandi a storie canoniche di Thor, cosa che accade nella seconda parte del volume. Mettendo in funzione una sfera magica da poco rinvenuta, Loki trascina con sé suo fratello a Jotunheim, il regno dei Giganti di Ghiaccio, scontrandosi inevitabilmente con gli stessi abitanti autoctoni. Improvvisamente, i due si trovano di fronte ad un secondo Thor, che i lettori di Jason Aaron riconosceranno immediatamente come la Lady Thor/Jane Foster, creata dallo stesso sceneggiatore texano durante la sua gestione della testata di Thor.

Esattamente come ha raccontato Aaron, nonché nel puro stile Marvel degli albori, dopo un primo conflitto (che si risolve con un match di braccio di ferro), i due Dei del Tuono fanno fronte comune per sconfiggere i Giganti. Dal canto suo, anche Loki dovrà confrontarsi con la propria controparte femminile, anch’essa ripresa da una versione creata dallo scrittore John Michael Straczynski. Ne segue uno scontro che da nuovamente dimostrazione delle caratteristiche peculiari del personaggio, che si tratti della versione a fumetti o quella mitologica, come la persuasione e il trasformismo.

I disegni manga di Gurihiru

Il compito di illustrare Doppia dose di Guai è stato affidato a Gurihiru, pseudonimo dietro cui si firma il sodalizio formato dagli illustratori giapponesi Chifuyu Sasaki e Naoko Kawano. Il risultato è ovviamente figlio della scuola manga, una scelta coerente con quello che è il target preposto per l’etichetta grazie allo stile morbido e cartoonesco dei due autori. Non a caso, proprio come viene utilizzata la linea definisce già in se i caratteri dei personaggi, passando dalle figure tondeggianti e positive a quelle più minacciose, come il serpente gigante e i giganti, resi invece con linee più marcate e dettagli spigolosi. Una media viene trovata in Loki, esattamente come è spesso ambiguo il personaggio.

Conclusioni

Il volume confezionato da Panini Comics per la linea Marvel Kids si presenta molto bene, di grande formato (20.5X28.5), cartonato e con le pagine stampate su carta lucida. Anche il rapporto qualità prezzo è piuttosto vincente, commercializzando il fumetto a 11,90 euro. Proprio per questo, si tratta di un’ottima idea regalo per qualche appassionato molto giovane che, magari rimasto affascinato dalle gesta del Dio del Tuono al cinema, vuole conoscere anche la sua controparte a fumetti: in questo senso, sarebbe stato forse opportuno inserire un brevissimo editoriale per inquadrare ancora meglio il contesto. E perché no, magari condividendo l’esperienza di lettura con qualche lettore un po’ meno giovane (ma solo anagraficamente).