Universal Robots (Silvia Milani) vi farà scoprire cose incredibili

Universal Robots è un saggio breve dedicato alla storia del robot nella cultura e nell'immaginario.

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a cura di Valerio Porcu

Senior Editor

our love can put an end to this fucking world. Lets' go! - Da Tetsuo (si apre così il libro di Silvia Milani)

In Universal Robots Silvia Milani ci accompagna in un viaggio alla scoperta del Robot, dai primi approcci all'automazione del mondo antico fino ai più moderni esperimenti nei laboratori di tutto il mondo.

L'autrice ci prende per mano e ci accompagna lungo un duplice percorso, che da una parte è (soprattutto) culturale, e dall'altra ci offre qualche breve ma significativo excursus nello stato dell'arte nella robotica - con qualche inevitabile incursione nell'ambito nell'Intelligenza Artificiale.

Universal Robots, La civiltà delle macchine è un saggio breve, che potrete leggere in poche ore. Ma offre moltissimi spunti di approfondimento, sia per i molti punti toccati nel testo principale, ma anche e sopratutto per le numerose note a piè di pagina - un vero e proprio tesoro da esplorare per il lettore che volesse ripercorrere i passi di Milani, magari per arrivare a scoperte nuove e personali.

Alessandria era sì una ricca metropoli alla moda, ma era anche la capitale d'una mania che all'epoca aveva raggiunto dimensioni preoccupanti: la mania delle misurazioni.

Il viaggio comincia ad Alessandria, nel mondo antico, dove Milani sembra voler collocare la genesi dell'automa, che poi si sarebbe convertito in robot molti secoli dopo. Qui fondò la sua scuola Erasistrato, padre della medicina che vide nell'essere umano un analogo della macchia; una visione che ci permette ancora oggi di curarci.

[...] secondo Erasistrato, gli organi del corpo potevano essere considerati parti di una macchina

Dopo l'affascinante introduzione Milani passa a quella che è in effetti la colonna portante di tutto il libro, vale a dire Rossum Universal Robots, l'opera Karel Čapek dove il termine "robot" comparve per la prima volta. L'autrice qui ci regala anche una veloce spiegazione etimologica.

Tra i tanti psichiatri e neurologi che si occuparono di Nathanael, il più eminente fu di sicuro Sigmund Freud

Se il testo di Čapek è fondamentale, non è tuttavia che il primo elemento del circuito complesso che l'autrice costruisce. Milani si sofferma su alcune opere precedenti, prendendosi il tempo di raccontarle in modo appassionante - verrebbe da pensare che sarebbe anche un'ottima narratrice, se lo volesse. Scopriamo per esempio di due calzolai britannici e dei loro operai artificiali, e di un amore ottocentesco accompagnato da un brano dei Metallica (chi l'avrebbe mai detto, vero?). Vi verrà voglia di leggere questa storia, e perché il protagonista Nathanael finì persino sul lettino del dott. Freud.

L'autrice alterna la sua indagine letteraria a passaggi filosofici e scientifici. Si prende qualche pagina per soffermarsi sulla Uncanny Valley, e per spiegare perché la "valle perturbante" è un elemento di lettura così prezioso quando si parla di robot.

Una realtà che ossessionava non poco il visionario P. K. Dick: un essere umano privo di capacità empatica e di sentimenti è identico a un androide costruito, intenzionalmente o per errore, senza di essi.

Diventa così visibile, grazie alla scrittura di Silvia Milani, quel file rouge che comincia nelle strade di Alessandria e arriva, per il momento, al robot iCub, a Tetsuo, a Blade Runner e alle Real Dolls, passando per il software (senza corpo, un dettaglio fondamentale) Robobrain.

Un filo che avvolge anche un autore italiano, Ippolito Nievo, di cui forse si dovrebbe parlare di più, e che è manovrato anche da Tommasso Marinetti, che insieme ai futuristi ha segnato profondamente il sentire comune verso le macchine, e senza dubbio ha lasciato il segno nella letteratura fantascientifica degli anni successivi.

Le fonti di Silvia Milani offrono spazio anche a un buon numero di saggi, come saggio The Buddha in the robot di Masahiro Mori o Cybernetics, or control and communication in the animal and in the machine di Norbert Wiener.

Norbert Wiener pubblicò Introduzione alla cibernetica e la sottotitolò l'uso umano degli esseri umani

Universal Robots si chiude in parallelo all'opera che lo ha ispirato. Silvia Milani termina il discorso riproponendo la scena finale dell'opera di Karel Čapek, e nel farlo concede un posto d'onore a Mario Morasso, intellettuale italiano il cui nome ricorre spesso nel saggio. Milani sembra volerci dire che dovremmo conoscerlo meglio, riconoscergli i giusti meriti, e forse ha proprio ragione. Morasso, agli inizi del XX secolo, si occupò diverse volte di macchine e di futuro, in libri come Il nuovo aspetto meccanico del mondo o La nuova arma (la macchina), uno dei quali è citato apertamente in Rossum Universal Robots.

O forse no, bisogna un po' immaginarselo, perché l'autrice rinuncia a enunciare una tesi di apertura chiara - e dunque manca una chiusura che definisca i risultati dell'indagine, e come questi sostengano la tesi.

Universal Robots è per questo un saggio perlomeno anomalo, forse persino incompleto. Un bel viaggio di scoperta, ma alla fine il lettore si sente un po' abbandonato, spinto a interpretare di suo quanto ha letto. L'autrice ci dice e ci insegna molto in queste poche pagine, e fa sentire la propria presenza in uno stile di scrittura magistrale, e in commenti sparsi qua è la. Ma è una presenza, quella dell'autrice, che finisce per essere appena accennata, difficile da individuare, quasi un ghost in the shell.