Se cercate in biblioteca o in libreria, troverete probabilmente almeno qualche decina di saggi dedicati agli zombie. Ce ne sono tanti, sì, ma pochi sapranno essere utili, formativi e allo stesso tempo divertenti come Zombie Walk di Gianmaria Contro. Pubblicato da Odoya nel 2018, infatti, questo saggio non è il solito catalogo di film dedicati ai non morti mangia cervello. È un saggio che vi aiuterà a scoprire una mostruosa (davvero, da restarci secchi) quantità di informazioni e curiosità sugli zombie. E, alla fine, vi offrirà anche un’originale lettura del fenomeno mediatico, con tanto di sfumatore sociologiche. Un vero gioiello nel suo genere, e con ogni probabilità un prodotto editoriale più unico che raro.
Zombie Walk si fa amare sin dalle prime pagine, da cui si capisce subito come l’autore sia padrone dell’ironia e non abbia paura di usarla.
Diciamo la verità, gli zombie sono ripugnanti e noiosi. In effetti non c’è nulla di sano nell’occuparsi di loro e qualsiasi persona di buon senso si terrebbe ben lontana dal pensare di scrivere - o di leggere - un libro come questo.Però …
Questa è la frase che apre il libro di Contro. Non solo un modo fantastico e brillante di cominciare un saggio; non solo un trionfo di autoironia. È anche una promessa: in poche parole l’autore mostra consapevolezza, e ci fa capire che è pronto a prendere seriamente le cose leggere, e con leggerezza le cose più serie. E un preludio a una sinfonia che dovrebbe essere memorabile. Certo, con una premessa del genere ci si aspettano i fuochi di artificio. E si sa, quando crei grandi aspettative poi rischi di deludere.
E invece no, questo autore mantiene la promessa fino all’ultima pagina. Contro non schifa la catalogazione cinematografica e letteraria che troviamo in altri libri; come potrebbe dopotutto? Certi film esistono e hanno fatto scuola, e un saggio sugli zombie che non parla nemmeno una volta della famosa pellicola di Romero o di 28 giorni di dopo di Boyle non avrebbe senso. Ci sono, l’onore è salvo, ma è tutto il resto ciò che conta.
Gianmaria Contro ci prende per mano, con un sorriso sornione e la battuta pronta, per accompagnarci in un viaggio che parte da lontano. Ci fa scoprire prima di tutto che lo zombie non se l’è inventato George Romero di sana pianta: esempi letterari antichi, alcuni antichissimi, e bizzarri casi di cronaca segnano il percorso che ha poi portato a La Notte dei morti viventi, e da lì via via fino al recente The Walking Dead. O World War Z se preferite un gran bel romanzo (ci sarebbe anche l’adattamento cinematografico con Brad Pitt, ma forse è meglio sorvolare).
Il viaggio conta innumerevoli tappe, la maggior parte delle quali in Europa e Stati Uniti. Ognuna di esse a segnare un passaggio più o meno pregnante in quella che l’autore chiama l’ascesa di un mostro senza qualità. Ci sono momenti topici e semplici curiosità, tutte raccontate con uno stile elegante e sbarazzino, con una scrittura che scorre agile e fluida, abbastanza da farci dimenticare quanto il sangue rappreso sia difficile da lavare via, soprattutto quando è mischiato a fango, feci e polvere da sparo.
Piacevolezze a parte, la carne marcia, sfatta, o sbrindellata sembra aver conservato il suo valore didascalico ed esemplare anche nelle società dell’opulenza; se la Morte è generalmente esclusa dal nostro orizzonte quotidiano, il Morto continua a proliferarvi come propaggine naturale del corpo – unico, vero oggetto delle nostre ossessioni. Non è il caso di riproporre qui le stanche elucubrazioni sul rapporto Eros-Thanatos che abbiamo già snobbato qualche pagina fa, ma non è singolare che il depezzamento feticistico-mediatico della donna (dispersa in una compagine di natiche, seni, ventri, cosce, piedi, spalle, occhi, bocche...) richiami così da vicino la “modellistica” anatomica del XVIII-XIX secolo?
Lo zombie “sarebbe” un mostro noioso e senza qualità. E forse nessuno sano di mente scriverebbe o leggerebbe un libro del genere. Ma il libro c’è, ed è una lettura illuminante sotto molti punti di vista. Per le cose che s’imparano, e sono certo che anche i fan dell’horror più invasati scopriranno qualcosa che ancora non sanno. Ma soprattutto Zombie Walk fa divertire (una qualità che, in saggistica, hanno solo i migliori): Contro non si tira mai indietro di fronte alla possibilità di un doppio senso dissacrante o di una battuta acuminata, così ogni pagina finisce per sembrare segnata dai suoi interventi. La carne viva della scrittura saggistica dilaniata dai morsi di uno scrittore che, forse, così riesce a raggiungere il cervello dei suoi lettori meglio di altri. Gli si potrebbe obiettare che, come autore, la sua presenza si fa sentire un po’ troppo; ma visto il risultato si cede volentieri alla tentazione di archiviarlo come peccato veniale.
Letture consigliate, Saggi Odoya
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Ci vogliono parecchie pagine per esaminare il fenomeno anche perché Contro prende la strada larga e fa un su e giù tra storia antica, film sconosciuti a chiunque tranne che ai cultori del tema, libri, qualche quadro, trattati di medicina medievale o giù di lì. In altre parole tutto ciò che in qualche modo serve a costruire il morto che cammina, e il risultato è un libro sorprendentemente vivo.
Il cuore di Zombie Walkie batte con forza, così com’è decisamente attivo il cervello del suo autore (che evidentemente non è ancora passato al lato zombie della vita, ma che ci volete fare, nessuno è perfetto dopotutto).
Perché i Morti Viventi non fanno più paura? Come talvolta accade, la domanda è più significativa delle risposte che le si possono affibbiare. C’è da chiedersi lungo quali distorti meandri del pensiero possa sorgere un simile interrogativo, posto che la sua insensatezza è palese. Soltanto un mentecatto senza speranza potrebbe infatti affermare di non essere spaventato da un cadavere mezzo marcio che scivola fuori dalla tomba per mangiarci vivi.
Lo sforzo, immane, di selezionare e catalogare solo ciò che è rilevante per il suo discorso fa di questo saggio un’opera unica. Un libro che parla di un mostro noioso e ne fa l’araldo di un discorso pieno di significato. Coronato nelle ultime pagine, non molte a dire il vero, da uno spazio più personale. Contro si prende qualche riga per tirare le fila e cercare di trarre delle conclusioni.
Ed è forse la parte più brillante del libro. Direi che è quella in cui nodi vengono al pettine, ma forse sarebbe più opportuno parlare di viscere che finalmente escono dalla loro ingiusta costrizione all’interno del corpo. Ed è lì, nelle ultime pagine, che Contro finalmente smentisce sé stesso: prima ha costruito l’impalcatura, e poi ci fa capire perché lo zombie esiste e perché ha un successo che sembra inarrestabile. Solo che potrebbe non piacervi sentirvi dire certe cose. Se siete pronti a rischiare, correte a ordinare Zombie Walk.