Zombie Walk di Gianmaria Contro, amore per la carne morta

Zombie Walk di Gianmaria Contro, recensione. Un saggio dedicato agli zombie che getta luce sulla carne non morta.

Avatar di Valerio Porcu

a cura di Valerio Porcu

Senior Editor

Se cercate in biblioteca o in libreria, troverete probabilmente almeno qualche decina di saggi dedicati agli zombie. Ce ne sono tanti, sì, ma pochi sapranno essere utili, formativi e allo stesso tempo divertenti come Zombie Walk di Gianmaria Contro. Pubblicato da Odoya nel 2018, infatti, questo saggio non è il solito catalogo di film dedicati ai non morti mangia cervello. È un saggio che vi aiuterà a scoprire una mostruosa (davvero, da restarci secchi) quantità di informazioni e curiosità sugli zombie. E, alla fine, vi offrirà anche un’originale lettura del fenomeno mediatico, con tanto di sfumatore sociologiche. Un vero gioiello nel suo genere, e con ogni probabilità un prodotto editoriale più unico che raro.

Zombie Walk  si fa amare sin dalle prime pagine, da cui si capisce subito come l’autore sia padrone dell’ironia e non abbia paura di usarla.

Diciamo la verità, gli zombie sono ripugnanti e noiosi. In effetti non c’è nulla di sano nell’occuparsi di loro e qualsiasi persona di buon senso si terrebbe ben lontana dal pensare di scrivere - o di leggere - un libro come questo.Però … 

Questa è la frase che apre il libro di Contro. Non solo un modo fantastico e brillante di cominciare un saggio; non solo un trionfo di autoironia. È anche una promessa: in poche parole l’autore mostra consapevolezza, e ci fa capire che è pronto a prendere seriamente le cose leggere, e con leggerezza le cose più serie. E un preludio a una sinfonia che dovrebbe essere memorabile. Certo, con una premessa del genere ci si aspettano i fuochi di artificio. E si sa, quando crei grandi aspettative poi rischi di deludere.

E invece no, questo autore mantiene la promessa fino all’ultima pagina. Contro non schifa la catalogazione cinematografica e letteraria che troviamo in altri libri; come potrebbe dopotutto? Certi film esistono e hanno fatto scuola, e un saggio sugli zombie che non parla nemmeno una volta della famosa pellicola di Romero o di 28 giorni di dopo di Boyle non avrebbe senso. Ci sono, l’onore è salvo, ma è tutto il resto ciò che conta.

Gianmaria Contro ci prende per mano, con un sorriso sornione e la battuta pronta, per accompagnarci in un viaggio che parte da lontano. Ci fa scoprire prima di tutto che lo zombie non se l’è inventato George Romero di sana pianta: esempi letterari antichi, alcuni antichissimi, e bizzarri casi di cronaca segnano il percorso che ha poi portato a La Notte dei morti viventi, e da lì via via fino al recente The Walking Dead. O World War Z se preferite un gran bel romanzo (ci sarebbe anche l’adattamento cinematografico con Brad Pitt, ma forse è meglio sorvolare).

Il viaggio conta innumerevoli tappe, la maggior parte delle quali in Europa e Stati Uniti. Ognuna di esse a segnare un passaggio più o meno pregnante in quella che l’autore chiama l’ascesa di un mostro senza qualità. Ci sono momenti topici e semplici curiosità, tutte raccontate con uno stile elegante e sbarazzino, con una scrittura che scorre agile e fluida, abbastanza da farci dimenticare quanto il sangue rappreso sia difficile da lavare via, soprattutto quando è mischiato a fango, feci e polvere da sparo.

Piacevolezze a parte, la carne marcia, sfatta, o sbrindellata sembra aver conservato il suo valore didascalico ed esemplare anche nelle società dell’opulenza; se la Morte è generalmente esclusa dal nostro orizzonte quotidiano, il Morto continua a proliferarvi come propaggine naturale del corpo – unico, vero oggetto delle nostre ossessioni. Non è il caso di riproporre qui le stanche elucubrazioni sul rapporto Eros-Thanatos che abbiamo già snobbato qualche pagina fa, ma non è singolare che il depezzamento feticistico-mediatico della donna (dispersa in una compagine di natiche, seni, ventri, cosce, piedi, spalle, occhi, bocche...) richiami così da vicino la “modellistica” anatomica del XVIII-XIX secolo?

Lo zombie “sarebbe” un mostro noioso e senza qualità. E forse nessuno sano di mente scriverebbe o leggerebbe un libro del genere. Ma il libro c’è, ed è una lettura illuminante sotto molti punti di vista. Per le cose che s’imparano, e sono certo che anche i fan dell’horror più invasati scopriranno qualcosa che ancora non sanno. Ma soprattutto Zombie Walk fa divertire (una qualità che, in saggistica, hanno solo i migliori): Contro non si tira mai indietro di fronte alla possibilità di un doppio senso dissacrante o di una battuta acuminata, così ogni pagina finisce per sembrare segnata dai suoi interventi. La carne viva della scrittura saggistica dilaniata dai morsi di uno scrittore che, forse, così riesce a raggiungere il cervello dei suoi lettori meglio di altri. Gli si potrebbe obiettare che, come autore, la sua presenza si fa sentire un po’ troppo; ma visto il risultato si cede volentieri alla tentazione di archiviarlo come peccato veniale.

Letture consigliate, Saggi Odoya

L'assoluta libertà del fantastico. Un viaggio nella fantasia da Omero a CalvinoGuida all'immaginario nerdRobert E. Howard e gli eroi dalla Valle oscuraGuida al grottescoGuida al cinema fantasy

Ci vogliono parecchie pagine per esaminare il fenomeno anche perché Contro prende la strada larga e fa un su e giù tra storia antica, film sconosciuti a chiunque tranne che ai cultori del tema, libri, qualche quadro, trattati di medicina medievale o giù di lì. In altre parole tutto ciò che in qualche modo serve a costruire il morto che cammina, e il risultato è un libro sorprendentemente vivo.

Il cuore di Zombie Walkie batte con forza, così com’è decisamente attivo il cervello del suo autore (che evidentemente non è ancora passato al lato zombie della vita, ma che ci volete fare, nessuno è perfetto dopotutto).

Perché i Morti Viventi non fanno più paura? Come talvolta accade, la domanda è più significativa delle risposte che le si possono affibbiare. C’è da chiedersi lungo quali distorti meandri del pensiero possa sorgere un simile interrogativo, posto che la sua insensatezza è palese. Soltanto un mentecatto senza speranza potrebbe infatti affermare di non essere spaventato da un cadavere mezzo marcio che scivola fuori dalla tomba per mangiarci vivi.

Lo sforzo, immane, di selezionare e catalogare solo ciò che è rilevante per il suo discorso fa di questo saggio un’opera unica. Un libro che parla di un mostro noioso e ne fa l’araldo di un discorso pieno di significato. Coronato nelle ultime pagine, non molte a dire il vero, da uno spazio più personale. Contro si prende qualche riga per tirare le fila e cercare di trarre delle conclusioni.

Ed è forse la parte più brillante del libro. Direi che è quella in cui nodi vengono al pettine, ma forse sarebbe più opportuno parlare di viscere che finalmente escono dalla loro ingiusta costrizione all’interno del corpo. Ed è lì, nelle ultime pagine, che Contro finalmente smentisce sé stesso: prima ha costruito l’impalcatura, e poi ci fa capire perché lo zombie esiste e perché ha un successo che sembra inarrestabile. Solo che potrebbe non piacervi sentirvi dire certe cose. Se siete pronti a rischiare, correte a ordinare Zombie Walk.