Il mercato della memoria sta attraversando una delle crisi di approvvigionamento più severe degli ultimi anni, con i principali produttori di PC, system integrator e brand di componenti che hanno avviato acquisti frenetici di chip DRAM e NAND per accumulare scorte sufficienti. Secondo quanto riportato da DigiTimes, la crescente domanda da parte dei data center dedicati all'intelligenza artificiale sta letteralmente prosciugando l'offerta globale, lasciando il settore consumer in una situazione critica. Una dinamica che ricorda la carenza di semiconduttori del 2021, ma con una differenza cruciale: questa volta non si tratta di un blocco produttivo improvviso, ma di una conversione strutturale delle linee di produzione verso segmenti più redditizi come HBM e RDIMM per l'AI.
ASUS ha dichiarato pubblicamente che le sue scorte di memoria, considerando sia quelle destinate alla produzione sia quelle già integrate nei prodotti finiti, coprono appena due mesi di attività. Un cuscinetto sufficiente per chiudere il 2025, ma assolutamente inadeguato per affrontare il 2026 senza incrementi di prezzo significativi. La casa taiwanese, insieme a colossi come MSI, ha già modificato radicalmente la propria strategia di approvvigionamento: nonostante dispongano di contratti a lungo termine con i produttori di chip, stanno ora acquistando massicciamente anche nel mercato spot, dove i prezzi sono molto più volatili e soggetti a fluttuazioni repentine.
Tradizionalmente, il mercato spot viene utilizzato quasi esclusivamente da piccole realtà, o per acquisti supplementari legati a picchi di domanda imprevisti. La presenza massiccia di player di primo piano sta generando una pressione al rialzo sui prezzi che si sta già riversando sui consumatori finali, con moduli DDR4 e DDR5 che hanno registrato aumenti tra il 15% e il 25% negli ultimi mesi presso i rivenditori europei.
La radice del problema risiede nell'esplosione della domanda di HBM (High Bandwidth Memory) e RDIMM (Registered Dual In-line Memory Module), componenti fondamentali per i server AI che elaborano modelli di machine learning e large language model. Samsung, SK Hynix e Micron hanno convertito parte delle loro linee produttive DRAM esistenti per capitalizzare su questo mercato estremamente remunerativo, dove i margini di profitto superano di gran lunga quelli della memoria consumer. Gli investimenti miliardari di Microsoft, Google, Meta e Amazon nell'infrastruttura AI stanno di fatto monopolizzando la capacità produttiva globale.
Il terzo trimestre del 2025 ha visto risultati finanziari record per tutti i principali produttori di chip di memoria, con benefici che si sono estesi anche alle aziende della supply chain a monte. Tuttavia, questa apparente prosperità nasconde una contraddizione paradossale: nonostante i profitti elevati, i produttori sono estremamente cauti nell'espandere la capacità produttiva. Il timore di una possibile implosione della bolla AI frena gli investimenti plurimiliardari necessari per costruire nuove fab, che richiederebbero comunque diversi anni prima di diventare operative.
Anche nell'ipotesi che i grandi produttori decidessero oggi di avviare la costruzione di nuovi impianti, i tempi tecnici per la progettazione, la costruzione e l'avviamento di una moderna fab di semiconduttori oscillano tra i 18 e i 36 mesi. Questo significa che qualsiasi sollievo strutturale alla crisi di approvvigionamento non potrà materializzarsi prima del 2027-2028, lasciando il mercato consumer in balia di quella che alcuni analisti hanno definito una "pricing apocalypse" potenzialmente decennale.
La situazione fa sorgere parecchie domande sulla sostenibilità dell'attuale modello di produzione dei semiconduttori, fortemente concentrato in poche aziende e geograficamente limitato. Mentre l'Europa tenta di costruire una maggiore autonomia produttiva con iniziative come il Chips Act, i tempi di realizzazione restano incompatibili con l'urgenza della crisi attuale. Nel frattempo, gli appassionati di tecnologia e i professionisti che necessitano di upgrade o nuove build dovranno probabilmente fare i conti con prezzi crescenti e disponibilità ridotta, almeno per tutto il 2026.