Chip neuronali, la ricerca continua

Un chip elettronico - Neurochip - impiantabile che potrebbe aiutare a stabilire nuove connessioni neurali con la parte del cervello adibita al controllo dei movimenti

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a cura di Manolo De Agostini

Dailytech ci mette a conoscenza di una ricerca interessante: un chip elettronico - Neurochip - impiantabile che potrebbe aiutare a stabilire nuove connessioni neurali con la parte del cervello adibita al controllo dei movimenti.

I ricercatori dell'Università di Washington, al lavoro su questo progetto, asseriscono che l'impianto di questi chip può indurre un cambiamento dei movimenti nelle scimmie capace di durare più di una settimana. Chiaramente siamo solo a livello sperimentale, ma il rafforzamento delle connessioni neurali potrebbe essere decisivo nella riabilitazione dei pazienti con lesioni al cervello o colti da paralisi.

I dottori Andrew Jackson, Jaideep Mavoori ed Eberhard Fetz hanno studiato a fondo come il cervello delle scimmie controlli i movimenti degli arti. Il cervello funziona grossomodo in questa maniera: i movimenti volontari vengono governati attraverso l'attività dei neuroni nella parte del cervello chiamata corteccia cerebrale. Questi neuroni inviano segnali verso il midollo spinale per controllare i muscoli, come quelli presenti in gambe e braccia.

La possibilità che questi segnali neuronali possano essere registrati e utilizzati per operare con un computer o per controllare dispositivi meccanici esterni al corpo sta portando il settore dell'interfacce neuronali (BCI) a una rapida espansione.

"Neurochip ha registrato l'attività nella corteccia," spiega Fetz, "convertendo quest'attività in uno stimolo che può essere inviato al cervello, al midollo spinale o ai muscoli e quindi creare una connessione artificiale che opera continuamente durante il normale comportamento. Questa ricorrente attività tra cervello e interfaccia del computer è volta creare un motore artificiale che il cervello potrebbe usare per compensare i collegamenti più deboli."

Jackson ha scoperto che, quando l'interfaccia cervello-BCI connette continuamente siti adiacenti nella corteccia, produce cambiamenti a lungo termine.

La strada è tracciata, la sperimentazione è ancora gli inizi, ma i risultati sono senz'altro interessanti. Da molti vista come un male, la tecnologia fa passi da gigante e ci mostra il suo lato buono.