Cosa vuol dire "open"?

Ormai sono innegabili i benefici del mondo "open" per l'impresa, a patto di conoscere bene l'ambiente.

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a cura di Dario D'Elia

Cosa vuol dire "open"?

Uno dei dibattiti più accessi in area "open" è senza dubbio quello legato alle confusione tra open standard e open source. Ciò che realmente vuol dire aperto è strettamente correlato al livello di dipendenza ottenibile dai singoli vendor. Non stupisce infatti che in paesi diversi questo attributo si caratterizzi anche per i livelli di interoperabilità con i framework e gli standard delle varie architetture. Contemporaneamente bisogna anche considerare che una PA o un Governo che decida di sposare la causa open influisce indirettamente anche sulla promozione dell'OSS.

Mettendo da parte ogni considerazione astratta, è pur sempre valida la definizione di open standard data dal documento Open Standards Requirements di Ken Krechmer. Di fatto individua dieci caratteristiche di "apertura" che hanno un'importanza diversa a seconda degli interessi degli attori coinvolti nella scelta.

Ad esempio, una delle domande è se debba esistere un unico standard mondiale per la stessa esigenza (come i formati dei documenti) o più di una, per andare in contro alle richieste di singoli paesi. Questo elemento indica quale potrebbe essere la radice comune dell'open standard. Un problema che nel confronto tra l'ODF di ISO e l'Office Open XML di ECMA ha prodotto una vera propria divisione fra numerose organizzazioni governative.