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Eni cerca petrolio e gas con 3000 schede Nvidia Tesla

L'azienda italiana Eni sta lavorando con Nvidia per creare il supercomputer commerciale più potente al mondo.

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Avatar di Manolo De Agostini

a cura di Manolo De Agostini

@Tom's Hardware Italia

Pubblicato il 30/06/2014 alle 06:15 - Aggiornato il 15/03/2015 alle 01:51
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Pubblicato il 30/06/2014 alle 06:15 - Aggiornato il 15/03/2015 alle 01:51
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L'Eni, ex Ente Nazionale Idrocarburi (ENI), si affiderà a Nvidia per la ricerca di nuovi giacimenti di petrolio e idrocarburi. L'azienda italiana, fresca di un ricambio ai vertici con l'arrivo di Emma Marcegaglia e Claudio Descalzi nei ruoli rispettivamente di presidente e amministratore delegato, punta ad avere il supercomputer commerciale più veloce al mondo.

L'annuncio è stato dato dalla società statunitense, che ha svelato i primi dettagli di un progetto in divenire. Il sistema sarà equipaggiato con 3000 acceleratori Tesla K20X, il meglio di casa Nvidia, e permetterà all'Eni di avere il sistema "petascale" più efficiente al mondo, capace di raggiungere prestazioni di 3 petaflops (risultato misurato con il benchmark Linpack).

L'azienda, che opera in 85 paesi e conta oltre 82 mila dipendenti, avrà quindi la potenza necessaria per effettuare i complessi calcoli necessari a identificare nuovi giacimenti in luoghi impervi - tra cui le profondità marine - alla ricerca di petrolio e gas naturali. Grazie al nuovo supercomputer Eni punta a espandere ulteriormente i propri interessi, che riguardano tutto il mondo tra cui Nigeria, Ecuador, Kazakistan e Norvegia, solo per citare alcuni paesi.

Gli acceleratori Tesla K20X si basano sulla GPU GK110 (architettura Kepler), un chip da 7,1 miliardi di transistor che sotto forma di Tesla K20X conta 2688 CUDA core per raggiungere una potenza di 3,95 teraflops con calcoli in virgola mobile a singola precisione e 1,31 teraflops con calcoli a doppia precisione. La scheda ha 6 GB di memoria GDDR5 e un TDP di 235 watt. Le GPU rappresentano ormai da qualche anno il vero traino prestazionale dei supercomputer. Aziende e istituzioni si affidano ad acceleratori da affiancare le tradizionali CPU per raggiungere prestazioni più elevate senza aumentare enormemente i consumi. Le GPU sono infatti molto più efficienti delle CPU con i calcoli in parallelo, tipici di simulazioni geologiche, la ricerca di petrolio e gas (appunto) e altri tipi di studi scientifici.

Piattaforma petrolifera in mare aperto

Secondo il progetto TOP500 il segmento ha però rallentato la sua (già difficile) corsa verso i sistemi exascale, mille volte più veloci di quelli petascale. Il Tianhe-2, un supercomputer realizzato dal National University of Defense Technology cinese, si è aggiudicato per la terza volta di fila il riconoscimento di "sistema più potente al mondo", con una potenza di 33,86 petaflops misurata con il benchmark Linpack. In pratica è in vetta da un anno: l'unico sistema che restò così tanto al vertice fu l'IBM Roadrunner, il primo di classe petaflops. La situazione è aggravata dal resto della classifica, con zero nuovi ingressi nei primi nove posti e meno ricambio rispetto al passato nelle altre posizioni.

"Per la seconda volta consecutiva il tasso di crescita generale di tutti sistemi è al minimo storico", si legge nel comunicato della Top 500. L'unica new entry è in decima posizione, ed è un sistema Craxy XC30 da 3,14 petaflops installato in un sito governativo statunitense ignoto. Le prestazioni delle CPU migliorano in modo minimo da una generazione all'altra e l'uso degli acceleratori non è ancora sufficiente a riportare il tasso di crescita ai livelli passati.

Sessantadue sistemi della TOP 500 hanno degli acceleratori/coprocessori (rispetto ai 53 di novembre 2013), 44 dei quali sono di Nvidia, due di AMD e 17 usano soluzioni Intel Xeon Phi. Troppo poco, ma probabilmente questa "stagnazione prestazionale" è figlia anche di una questione di costi, sia dell'equipaggiamento che dell'energia.

Tutto il settore è però all'opera per dare uno scossone: si lavora su ogni fronte, soprattutto le interconnessioni. Nvidia ha annunciato NvLink, un'interconnessione che permetterà a GPU e CPU di condividere i dati fino a 12 volte più velocemente di quanto è possibile fare oggi. Intel, invece, ha svelato pochi giorni fa una nuova tecnologia chiamata Omni Scale Fabric pensata specificatamente per le necessità degli HPC del futuro.

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