Fibra ottica in plastica, risolto il problema costi

La nuova tecnologia, chiamata POF, è una fibra ottica in plastica ed è nata al Politecnico di Milano

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a cura di Dario D'Elia

L'ultimo miglio delle reti a banda larga potrà essere realizzato finalmente in fibra ottica plastica (POF) a basso costo, grazie a un brevetto italiano.  Questa novità è il frutto del Progetto Europeo Polycom mirato a sviluppare nuovi sistemi per la trasmissione ottica dei dati. Le POF (Plastic Optical Fiber), registrate con un brevetto dal Politecnico di Milano, si basano sulle ricerche e le conoscenze relative ai semiconduttori organici.

Struttura POF

Il problema dei sistemi attuali è rappresentato dalla fragilità e dai costi delle fibre ottiche in vetro. Questa tecnologia è difficilmente implementabile per connettere reti locali o piccole distanze. Per questo motivo, ad oggi, il cablaggio in fibra ottica finisce il suo percorso in cavi di rame che ricoprono l'ultimo miglio.

Le nuove POF potrebbero rappresentare la soluzione ideale perché sono più flessibili e meno costose rispetto alle classiche fibre in vetro anche se non potrebbero essere utilizzate su lunghi tratti perché hanno una maggiore dissipazione rispetto alla fibra classica.

POF, ultimo miglio

Il cardine del progetto di Polycom è rappresentato da un commutatore ottico in grado di accendere e spegnere il segnale dividendo i dati in brevi segnali ottici (impulsi) e riuscendo a codificarli con una maggiore velocità. La POF, resa attiva con questo processo, permette al commutatore di processare il segnale con una frequenza fino a 1 GB al secondo (su 100 metri di cavo) e pare che questo valore sia estendibile fino a 1 TB.

Questa velocità è raggiungibile anche grazie all'utilizzo di poly metil-metacrilato drogato con polimeri semiconduttori nella composizione della fibra. Questo materiale ha la peculiarità di amplificare la luce e consentire l'accensione e lo spegnimento ultraveloce del segnale.