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a cura di Manolo De Agostini

Il Giappone vuole avanzare nella ricerca sulla fusione nucleare e per questo ha selezionato il supercomputer Cray XC50 con una potenza di picco di oltre 4 petaflops.

Il nuovo sistema, installato presso il Rokkasho Fusion Institute e richiesto dal National Institutes for Quantum and Radiological Science and Technology (QST), sarà costruito entro l'anno e offrirà una potenza di oltre due volte superiore al sistema precedente Helios.

Helios era già impiegato per un progetto di ricerca allargato tra lo European Atomic Energy Community (Euratom) e il Giappone. Il nuovo supercomputer farà da complemento al progetto ITER, collaborazione mondiale pensata per dimostrare la fattibilità scientifica della fusione come fonte di energia sostenibile e pulita.

cray xc50

QST fornirà a più di 1000 ricercatori europei e giapponesi la potenza di calcolo necessaria per svolgere calcoli complessi sulla fisica del plasma (turbolenza, ecc.) come parte del progetto ITER.

Non è chiaro al momento che nome prenderà il supercomputer nipponico, né quali saranno le specifiche hardware finali, ma si vocifera la presenza di CPU Xeon Skylake e un migliaio di nodi dual-socket. Non è chiaro se saranno integrate schede video Nvidia Tesla come nel supercomputer XC50 più potente oggi, il Piz Daint installato in Svizzera, capace di offrire una potenza di 25 petaflops.

L'energia da fusione è ancora lontana, con il primo reattore al plasma del progetto ITER operativo non prima del 2035. Si parla inoltre di costi per miliardi di dollari, ma come scritto di recente la promessa dietro questa forma di energia è enorme: rappresenta una fonte di energia a zero emissioni e senza combustione. Quel che ci servirebbe contro il riscaldamento climatico. Il problema è che finora ogni esperimento ha funzionato in deficit energetico, ossia ha prodotto meno energia di quella usata per consentire la fusione.