Gli Stati Uniti produrranno più semiconduttori: cosa cambierà?

La carenza di semiconduttori porta Joe Biden a preparare un piano d'azione per aumentare la capacità produttiva degli Stati Uniti.

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a cura di Gabriele Scordamaglia

Non è certo una novità il fatto che, da un po’ di tempo ormai, ci sia una forte carenza nella produzione di chip in silicio un po' nelle fabbriche di tutto il mondo. Tale carenza è dovuta principalmente al fatto che la domanda del mercato è diventata talmente alta che gli stabilimenti di produzione attualmente esistenti non sono sufficienti a garantire una copertura completa.

A tal proposito, il nuovo presidente eletto Joe Biden, ha parlato di un enorme investimento (parliamo di miliardi di dollari) a favore di tutti i campi produttivi affetti da questo problema, tra i quali figura, ovviamente, anche quello dei semiconduttori. L’obiettivo è quello di riportare gli Stati Uniti in una competizione alla pari con la Cina, che è l’attuale fornitrice della maggior parte dei chip.

Il piano di riqualificazione dell’industria dei semiconduttori si dividerà in due fasi: inizialmente verrà eseguito un processo di revisione dalla durata di 100 giorni, durante i quali verranno analizzate i settori etichettati ad alta priorità, tra i quali troviamo, insieme a quello dei semiconduttori, anche la produzione di batteria ad alta capacità per auto elettriche, estrazione di metalli rari e l’industria medica.

Una volta terminati i primi 100 giorni del piano, si passerà ai settori sui quali il problema in questione si è presentato meno pesantemente, come l’esercito, sanità, forniture energetiche e trasporti pubblici. Se tutto procede secondo i piani, a un anno dalla fase due (parliamo quindi della seconda metà del 2022), Biden avrà modo di visionare le analisi effettuate insieme alle strategie proposte dalla task force incaricata di gestire la situazione, in modo da stilare successivamente un piano d'azione.

Servirà tempo, dunque, e anche un bel po’. Il monopolio sulla produzione di semiconduttori rimarrà ai produttori asiatici almeno per i prossimi due anni, quindi non aspettiamoci cambiamenti immediati della situazione attuale, che non sembra essere di certo delle più rosee, soprattutto per quanto riguarda la produzione di schede video.