Google è un vero modder corporate

Google non solo sviluppa in autonomia le sue applicazioni ma personalizza in modalità estrema il suo network hardware; si parla già di chip “Made in Google”.

Avatar di Dario D'Elia

a cura di Dario D'Elia

Il sogno di ogni consultant IT è quello di ottenere una grande commessa da Google. Il problema è che il gigante del Web ha sposato, dalla sua nascita, una filosofia di sviluppo piuttosto autarchica. Quando Larry Page e Sergey Brin, per chiare esigenze di risparmio, iniziarono a lavorare al loro progetto in uno sperduto garage della Silicon Valley utilizzando un raffazzonato PC, in qualche modo inaugurarono un nuovo corso. Meglio fare da soli che affidarsi totalmente a qualche noto brand. Ebbene, a distanza di anni, sebbene il cash abbia raggiunto i 9 miliardi di dollari in Google vige ancora la regola di personalizzare internamente la struttura hardware. Ogni anno l’investimento per la tecnologia e i centri operativi è di circa 1,5 miliardi di dollari, ma si tratta solo di “materia prima” che poi viene successivamente plasmata in base alle esigenze.

Google, in pratica, non solo si occupa dello sviluppo applicativo ma anche di quello hardware, tanto più che sempre più spesso si mormora di un suo possibile impegno nello sviluppo di microchip proprietari.

Google è dotato di infrastrutture inimmaginabili. Il loro network computing è gigantesco. A mio parere è il quarto più grande produttore di server, dopo Dell, HP e IBM”, ha dichiarato Martin Reynolds, analista di Gartner. Microsoft e Yahoo, effettivamente, sviluppano internamente la maggior parte del loro software e configurano i centri data in base alle esigenze, ma alla fine le macchine vere e proprie le acquistano da Dell, Sun Microsystems o Rackable System.

A un certo punto ti devi domandare quale sia il tuo core business. Hai intenzione di realizzare dei tuoi router o vuoi implementare il più popolare sito online? É piuttosto difficile fare entrambe le cose”, ha sottolineato Kevin Timmons, vice presidente per le operazioni di Yahoo. Beh, Google a quanto pare ha deciso di accettare la sfida, affidandosi più che mai ai giovani. Al suo interno coltiva le promesse della scienza informatica, ponendo come obiettivo lo sviluppo di nuovi network hardware capaci di archiviare e elaborare le informazioni con un’efficienza superiore rispetto agli standard di mercato. Secondo Reynolds, grazie a questa strategia, Google è riuscita a rendere i suoi costi di computing inferiori del 50% rispetto ai competitor diretti – praticamente un decimo della spesa di una comune realtà corporate.

Non pensiamo che i nostri competitor siano in grado di schierare sistemi più economici, veloci e customizzati come i nostri. Per questo motivo siamo due, tre, cinque anni avanti”, ha confermato Alan Eustace, vice presidente del dipartimento “Research and systems engineering” di Google.

Ovviamente non tutti condividono questo tipo di valutazioni. Alcune aziende, infatti, sostengono che l’approccio di Google, in verità, sia inutile e inefficiente. Notevolmente mascherato dalla grande crescita e profittabilità del suo business pubblicitario. “Google non ha niente di speciale in questo segmento. É vero che noi spendiamo un po’ di più per le macchine, ma per le stesse funzionalità di Google possiamo utilizzarne meno”, aveva dichiarato poco tempo fa Bill Gates, durante un’intervista.