La Corte Suprema degli Stati Uniti ha dichiarato che Google ha il diritto di fare scansioni di libri protetti da copyright, e poi mettere le copie online affinché i lettori possano fare ricerche tra i testi. Si tratta di un'azione che rientra nel cosiddetto fair use. Si chiude così una vicenda iniziata 10 anni fa, che vedeva Google (oggi Alphabet) contro la Authors Guild (AG).
I lettori più attenti ricorderanno che Google crea copie digitali dei libri in totale autonomia, senza chiedere permesso a chi ne ha i diritti. L'azienda ottiene i testi da librerie e biblioteche, per un progetto che punta a facilitare l'accesso ai testi stessi, molti dei quali sarebbero semplicemente irraggiungibili per la maggior parte di noi.
Per molti libri che non sono più in commercio, infatti, l'operato di Google si trasforma in una risorsa preziosa. Le scansioni diventano informazioni accessibili a tutti noi tramite Google Books, ma secondo l'associazione degli autori ed editori statunitensi si trattava di una violazione di copyright da ostacolare.
Oggi i giudici hanno stabilito (definitivamente) che il lavoro di Google è in favore dell'interesse pubblico, proprio perché facilita l'accesso alle informazioni. La reazione di Mary Rasenberg, direttrice esecutiva della AG, è seccata. Secondo lei la corte dice che "Google, non gli autori, merita di trarre profitto dalla digitalizzazione dei loro libri".
Detta così, però, sembrerebbe che Google faccia le scansioni e poi venda gli eBook tenendosi l'intero profitto. Non è così: il testo viene analizzato e indicizzato completamente, così chi fa ricerche specifiche su Google Books può individuare ciò che gli interessa e leggere un frammento del libro. Chi vuole il testo intero però deve comprarlo, e Google divide con gli autori il profitto, nel rispetto delle norme sul copyright. Autori e gli editori ritengono che quei frammenti siano troppo.
Kindle Paperwhite |
Eppure chi va in libreria può prendere un libro, aprirlo, leggerlo anche a lungo prima di decidere se comprarlo oppure no - sempre che il gestore del negozio non ne sia infastidito. Da questo punto di vista non cambia molto, ma ovviamente la tecnologia rende più semplice la lettura di frammenti e l'individuazione di passaggi rilevanti.
Ampliando lo sguardo questa vicenda riguarda uno dibattito più complesso. Da una parte le tecnologie moderne, la replicabilità delle opere dell'intelletto che è oggi possibile. Dall'altra vecchie norme e vecchie economie, che sono grandi ma fragili di fronte al cambiamento. Come è accaduto con la musica, gli MP3 e Napster, e come sta accadendo al cinema e alla TV, anche l'economia dei libri deve affrontare il cambiamento innescato dalla digitalizzazione.
Secondo Rasenberg tale cambiamento farà sì che solo i ricchi potranno permettersi di scrivere libri, e questo distruggerà la varietà e la diversità nella produzione culturale. È una previsione catastrofica, probabilmente troppo, ma è sicuramente opportuno fare attenzione anche a questo aspetto.