Le discussioni sull'introduzione di pubblicità nei chatbot che sfruttano l'intelligenza artificiale si sta scaldando, con Google al centro di una controversia che ha sollevato un polverone parecchio denso.
Secondo un rapporto di Adweek, il colosso di Mountain View starebbe discutendo attivamente con i clienti pubblicitari l'introduzione di annunci sponsorizzati all'interno di Gemini, il suo chatbot basato su modelli linguistici di grandi dimensioni. La tempistica prevista per questo lancio? Il 2026, stando a quanto dichiarato da due inserzionisti anonimi alla testata specializzata. Tuttavia, Google ha risposto con una smentita categorica che lascia aperte numerose interpretazioni.
Dan Taylor, Vice President of Global Ads di Google, ha utilizzato la piattaforma X per respingere con forza le indiscrezioni. Il dirigente ha definito il rapporto "basato su fonti anonime disinformate che stanno facendo affermazioni imprecise", ribadendo che attualmente non ci sono pubblicità nell'applicazione Gemini e che l'azienda "non ha piani in corso per cambiare questa situazione". La formulazione utilizzata da Taylor è significativa: l'assenza di "current plans" (piani attuali) non equivale a una esclusione definitiva della possibilità futura.
Il contesto rende la questione particolarmente rilevante per l'ecosistema tech. ChatGPT di OpenAI, principale concorrente di Gemini nel segmento degli assistenti AI conversazionali, sembra anch'esso orientato verso la monetizzazione tramite pubblicità (per quanto al momento abbia smentito queste indiscrezioni).
Recenti analisi del codice dell'applicazione hanno rivelato riferimenti espliciti a "search ad", "ad features" e "bazaar content", suggerendo che lo sviluppo di funzionalità pubblicitarie sia già in fase avanzata. Questo movimento parallelo dei due principali player del settore potrebbe segnalare una transizione dell'intero comparto verso modelli di business advertising-supported.
Google, va ricordato, sta già sperimentando attivamente l'integrazione di contenuti sponsorizzati nelle sue esperienze AI. L'azienda ha confermato di testare annunci pubblicitari all'interno della AI Mode di Google Search, dove risultati sponsorizzati compaiono accanto alle risposte generate dall'intelligenza artificiale. Questo esperimento rappresenta un banco di prova fondamentale per comprendere come gli utenti reagiscano all'inserimento di pubblicità in contesti AI-driven, fornendo dati preziosi per eventuali espansioni future.
La struttura economica di Google rende la questione particolarmente delicata. Con oltre l'80% dei ricavi derivanti dal business pubblicitario, la pressione per monetizzare nuovi prodotti è costante. Gemini rappresenta un investimento massiccio in ricerca e sviluppo, con costi operativi significativi legati all'addestramento e all'inferenza dei modelli linguistici. L'elaborazione di ogni query richiede risorse computazionali considerevoli, traducendosi in spese infrastrutturali che attualmente non generano entrate dirette significative oltre all'abbonamento Gemini Advanced.
Dal punto di vista dell'utente finale, l'introduzione di pubblicità in assistenti AI conversazionali solleva interrogativi sulla qualità dell'esperienza. A differenza della ricerca tradizionale, dove gli annunci sono chiaramente separati dai risultati organici, l'integrazione pubblicitaria in risposte conversazionali generate da AI presenta sfide uniche. Come distinguere contenuti sponsorizzati da raccomandazioni genuine? In che modo gli inserzionisti potrebbero influenzare le risposte fornite dall'assistente? Queste domande rimangono aperte mentre il settore naviga territori inesplorati.
Per i professionisti del marketing digitale e gli inserzionisti, le piattaforme AI conversazionali rappresentano una frontiera promettente ma incerta. La capacità di contestualizzare annunci all'interno di conversazioni naturali potrebbe offrire opportunità di targeting senza precedenti, ma richiede nuovi framework creativi e metriche di performance. Le discussioni preliminari tra Google e i clienti pubblicitari, anche se smentite ufficialmente, suggeriscono che l'ecosistema sta comunque valutando attivamente questi scenari.
La negazione di Google, pur categorica, non chiude definitivamente la questione. La storia dell'azienda mostra una progressiva monetizzazione di prodotti inizialmente privi di pubblicità: Gmail, YouTube e Google Maps hanno tutti seguito percorsi simili. La differenza cruciale con Gemini risiede nella natura conversazionale e consulenziale dell'interazione, che richiede un equilibrio ancora più delicato tra monetizzazione e fiducia dell'utente. Le prossime mosse di Google e OpenAI in questo ambito definiranno probabilmente gli standard di settore per gli anni a venire, influenzando l'intera economia dell'intelligenza artificiale conversazionale.