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I chip Nvidia ai militari cinesi grazie al mercato nero

La Cina elude i controlli USA su chip Nvidia, rivela Reuters. Acquisizioni attraverso il mercato nero sfidano le restrizioni.

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Avatar di Luca Zaninello

a cura di Luca Zaninello

Managing Editor

Pubblicato il 16/01/2024 alle 11:17

In un'incessante danza per evitare i controlli sulle esportazioni degli Stati Uniti, la Cina continua ad assicurarsi i chip Nvidia, sfidando i tentativi degli americani di limitare l'accesso a tecnologie avanzate. Una recente indagine di Reuters ha rivelato che, nonostante gli sforzi intensificati dal settembre 2022, numerose entità cinesi, tra cui organismi militari, istituti di ricerca e università, sono riuscite a procurarsi "piccoli lotti" di chip Nvidia soggetti a restrizioni.

L'iniziativa statunitense mira a impedire alla Cina di ottenere chip cruciali per i progressi dell'IA e per le tecnologie militari. Tuttavia, il rapporto illustra la resilienza dei cinesi, mostrando l'inefficacia dei tentativi statunitensi di interrompere tutti i canali di approvvigionamento.

Anche se i fornitori specifici rimangono non identificati, Reuters ha confermato che Nvidia e i suoi rivenditori autorizzati non sono tra questi. Un portavoce di Nvidia ha sottolineato l'impegno dell'azienda a rispettare le leggi sul controllo delle esportazioni e a garantire che i clienti seguano il suo esempio. Il portavoce ha sottolineato che qualsiasi rivendita illegale a terzi comporterà un'azione immediata e appropriata.

Il mistero si infittisce quando si tratta di capire come questi chip, tra cui i potenti A100 e H100, siano entrati in Cina. Nonostante i divieti su questi chip, gli acquisti continuano, e alcuni dei principali acquirenti sono università legate alle forze militari cinesi, come l'Harbin Institute of Technology e l'University of Electronic Science and Technology of China.

Sorprendentemente, Reuters ha scoperto che l'Università Tsinghua ha ottenuto un lotto significativo, acquistando circa 80 chip A100 dopo il divieto del 2022. Tra gli altri acquirenti figurano l'Università di Chongqing, la Shandong Chengxiang Electronic Technology e una non meglio definita entità dell'Esercito di Liberazione Popolare con sede a Wuxi, nella provincia di Jiangsu.

I chip acquistati sono destinati principalmente ad applicazioni di intelligenza artificiale, e le entità cinesi li utilizzeranno per migliorare i modelli esistenti. Tuttavia, le restrizioni imposte dagli Stati Uniti impediscono alla Cina di ordinare in massa i chip necessari per lo sviluppo di nuovi sistemi di intelligenza artificiale, creando un ostacolo significativo alle sue ambizioni tecnologiche.

I chip di Nvidia, noti per la loro abilità nell'elaborare grandi quantità di dati ad alta velocità, sono insostituibili per le aziende cinesi che vogliono competere a livello globale. Il mercato nero di questi chip è emerso come una soluzione. Sono spesso vendute le scorte in eccesso dei rivenditori o i chip importati attraverso intermediari in luoghi come India, Taiwan e Singapore.

Mentre gli Stati Uniti valutano l'efficacia dei loro controlli sulle esportazioni, sorgono preoccupazioni per le potenziali perdite di fatturato delle aziende americane. L'amministratore delegato di Nvidia, Jensen Huang, ha avvertito che le rigide restrizioni potrebbero inavvertitamente far retrocedere le aziende statunitensi dal punto di vista della concorrenza, in quanto la Cina troverebbe modi innovativi per acquisire le tecnologie essenziali, mettendo in discussione lo scopo dei controlli sulle esportazioni.

La battaglia in corso tra Stati Uniti e Cina solleva interrogativi sulla fattibilità di bloccare completamente l'accesso della Cina ai chip avanzati senza una cooperazione internazionale. L'emergere di mercati neri e di strategie di approvvigionamento creative non fa che aggiungere complessità a una situazione già difficile, lasciando entrambe le nazioni invischiate in un braccio di ferro tecnologico.

Fonte dell'articolo: arstechnica.com

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