Industria hi-tech giapponese davvero terremotata

Un report di Nomura Securities fa il punto sui danni del terremoto in Giappone e le ripercussioni sul mondo hi-tech. Sony e diverse aziende hanno gravi problemi e la produzione di apparecchiature elettroniche potrebbe risentirne nei prossimi mesi.

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a cura di Manolo De Agostini

A oltre una settimana dall'immane tragedia che ha colpito il Giappone, la conta dei danni nel mondo tecnologico è sempre più precisa e purtroppo non è delle migliori. Un report di Nomura Securities, pubblicato da Arstechnica, fa il punto sul quadro attuale. "Il settore dell'industria elettronica e dei semiconduttori è stato colpito dal sisma abbastanza duramente".

Panasonic ha dichiarato off-limits l'impianto di Fukushima, dopo alcune scosse di assestamento e ha chiuso cinque siti produttivi. Canon ha subito danni seri ad alcuni stabilimenti in cui ci sono presenti strumenti litografici e lenti per fotocamere digitali. Canon dovrebbe spostare parte della produzione, ma anche altri due impianti sono fermi, al momento.

Nikon ha sospeso le attività in cinque diversi siti produttivi. La chiusura degli impianti di Nikon potrebbe avere effetto anche su Intel, e in particolare sul passaggio al processo produttivo a 22 nanometri. Tre fabbriche di Nikon realizzano, infatti, equipaggiamenti litografici che Intel usa per incidere i transistor sui chip.

"Nikon realizza macchinari litografici per alcuni impianti Intel a 45 nanometri e per tutte le Fab a 32 nanometri dell'azienda. Il produttore di lenti dovrebbe avere - presumibilmente - un contratto anche per la realizzazione di alcuni macchinari per la futura transizione a 22 nanometri".

Intel ha dichiarato che sta monitorando la situazione in Giappone. "Le valutazioni preliminari che arrivano dai nostri fornitori diretti sono relativamente positive". I problemi più importanti riguardano l'approvvigionamento energetico e la viabilità, che non consente la distribuzione delle materie prime e dei macchinari.

Toshiba ha chiuso due stabilimenti. Uno è stato colpito duramente, mentre l'altro dovrebbe riaprire nel corso di questa settimana. Fujitsu ha chiuso cinque impianti e sta valutando i danni. Un sesto sito produttivo, che si occupa di PC desktop e server, è fermo e le sue operazioni sono state trasferite solamente in via temporanea.

Texas Instruments ha due stabilimenti fuori uso che si occupano di realizzare circuiti analogici per alimentatori. Uno degli impianti non tornerà operativo prima di maggio, mentre l'altro si spera torni in attività per metà aprile.

Hitachi ha chiuso cinque impianti, ma l'energia è stata ripristinata ed è in corso la conta dei danni. Fuji Electronics non sembra aver riportato danni, mentre Mitsubishi ha sospeso le attività in un impianto dedicato alla creazione di equipaggiamenti per le telecomunicazioni.

Sony l'azienda che è stata colpita più duramente. La produzione è stata sospesa o comunque ridotta a causa delle interruzioni di energia in sette impianti che si occupano di realizzare nastri magnetici, Blu-Ray, laser semiconduttori, lettori DVD e altri componenti. Anche due siti che si occupano della produzione di batterie ricaricabili al litio sono stati danneggiati dal terremoto.

Lenovo ha fatto sapere di "voler continuare a estendere il proprio business anche in Giappone, soprattutto in seguito alla joint venture con NEC annunciata il mese scorso e che si concluderà verso l'estate. Lenovo si è impegnata ad aiutare la popolazione giapponese, e conferma la sua volontà di continuare a operare in Giappone anche attraverso la nuova società".

Un altro settore a risentire della catastrofe è quello dei wafer di silicio per memorie Flash e DRAM. Gli impianti di Shin-Etsu Chemical e di MEMC Electronic Materials hanno sospeso le attività. Le due aziende realizzano il 25 percento della produzione mondiale di wafer di silicio e riforniscono svariati produttori. Colpito dal terremoto anche il settore dei PCB (circuiti stampati): Mitsubishi Gas Chemical Company e Hitachi Kasei Polymer hanno interrotto il normale ciclo di lavoro. Le due aziende coprono il 70 percento della produzione mondiale del principale prodotto grezzo per PCB, il "copper-clad laminate" - laminato rivestito in rame.

In virtù di questa grave situazione, i listini hi-tech potrebbero salire nei prossimi mesi, ma converrete con noi che si tratta di un problema marginale: l'importante è che la vita degli abitanti del Nord del Giappone torni al più presto alla normalità. E in questo anche il lavoro ha una sua importanza.

Purtroppo non sarà facile far fronte all'emergenza: secondo una stima della Banca Mondiale i costi della ricostruzione potrebbero arrivare fino a 235 miliardi di dollari, il 4 percento del Prodotto Interno Lordo giapponese.