Intel, Corte UE annulla la multa da 1,06 miliardi

La Corte rinvia la causa che ha portato nel 2009 alla multa da 1,06 miliardi di euro a Intel per abuso di posizione dominante al Tribunale.

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a cura di Manolo De Agostini

"La Corte annulla la sentenza del Tribunale che aveva confermato l'ammenda di 1,06 miliardi di euro inflitta a Intel dalla Commissione per abuso di posizione dominante. La causa è rinviata al Tribunale affinché quest'ultimo esamini gli argomenti dedotti da Intel in merito alla capacità degli sconti controversi di limitare la concorrenza".

Con queste poche righe la Corte di giustizia dell'Unione europea rimette in gioco la sentenza del 13 maggio 2009, quando la Commissione Europea inflisse una multa a Intel per aver abusato della sua posizione nel mercato dei processori x86. Secondo la Commissione Intel ha approfittato della sua posizione dominante nel settore in un periodo tra l'ottobre 2002 e il dicembre 2007, mettendo in atto una strategia volta a estromettere dal mercato il suo unico concorrente effettivo, Advanced Micro Devices, meglio nota come AMD.

intel

Più concretamente la casa di Santa Clara, che allora deteneva il 70% o più del mercato, adottò strategie anticoncorrenziali. Ad esempio applicò a quattro importanti produttori di computer (Dell, Lenovo, HP e NEC) sconti condizionati al fatto che questi si rifornissero presso di lei per tutto, o quasi tutto, il loro fabbisogno di processori x86. Allo stesso modo, Intel accordò pagamenti a Media-Saturn (la grande distribuzione) sottoposti alla condizione che quest'ultima vendesse esclusivamente computer dotati di processori x86 Intel.

In virtù di tutto questo la Commissione comminò una multa di 1,06 miliardi di euro all'azienda statunitense, che però non stette a guardare, proponendo ricorso contro la decisione della Commissione dinanzi al Tribunale dell'Unione europea, chiedendo l'annullamento di tale decisione o una sostanziale riduzione dell'ammenda.

Il 12 giugno 2014 il Tribunale respinse integralmente il ricorso di Intel. Quest'ultima impugnò quindi la sentenza del Tribunale dinanzi alla Corte di giustizia. Secondo Intel, il Tribunale avrebbe in particolare commesso un errore di diritto non esaminando gli sconti controversi alla luce di tutte le circostanze della fattispecie.

unione europea

In particolare il nodo è un test noto come AEC (conosciuto in inglese con il nome di as efficient competitor test), pensato appunto per stabilire la differenza tra una sana condotta o una illegale, che sarebbe stato svolto in modo scorretto (secondo Intel) e che avrebbe rivestito un'importanza reale nella valutazione da parte della Commissione della capacità degli sconti di produrre un effetto di esclusione dal mercato dei concorrenti.

Il test è una sorta di benchmark basato sui costi evitabili medi (AAC). Si tratta ad esempio di quelli relazionati alla produzione stessa: se realizzi chip hai bisogno di silicio, se sospendi non ne hai più bisogno - una sorta di variabile di costo.

Secondo la Commissione UE se il test AAC fornisce esito negativo vuol dire che la realtà dominante sta sacrificando del profitto a breve termine e quindi un avversario efficiente non può rispondere adeguatamente senza incorrere in perdite.

pentium 4

Secondo la Corte UE il test AEC ha rivestito un'importanza chiave nella valutazione, quindi ogni parametro sarebbe dovuto essere stabilito con precisione.

"La Corte dichiara quindi che il Tribunale era tenuto ad esaminare tutti gli argomenti formulati da Intel in merito a tale test (come, in particolare, gli errori che la Commissione avrebbe commesso relativamente a tale test), cosa che il Tribunale si è astenuto dal fare. La Corte annulla pertanto la sentenza del Tribunale per tale mancanza nell'ambito della sua analisi della capacità degli sconti controversi di limitare la concorrenza. La Corte rinvia la causa al Tribunale affinché quest'ultimo possa valutare, alla luce degli argomenti addotti da Intel, la capacità degli sconti controversi di limitare la concorrenza".

Per quanto riguarda gli argomenti di Intel relativi alla mancanza di competenza per territorio della Commissione per sanzionare l'abuso, nonché all'esistenza di vizi procedurali che avrebbero leso i suoi diritti della difesa, essi sono stati respinti dalla Corte.

A questo punto non resta che attendere le nuove valutazioni del Tribunale.


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