La storia di Intel negli ultimi anni rappresenta un paradigma perfetto di come anche i colossi tecnologici più consolidati possano trovarsi in difficoltà quando perdono di vista la propria missione originaria. L'azienda che per decenni ha dominato il settore dei processori (su Amazon trovate il Core Ultra 7) si trova ora ad affrontare una crisi che va ben oltre i semplici numeri finanziari, coinvolgendo la cultura aziendale e la capacità di attrarre i migliori talenti del settore. Un'inchiesta di Fortune ha sollevato il velo su una realtà aziendale che molti sospettavano ma che raramente emerge con tanta chiarezza dalle dichiarazioni ufficiali.
Il paradosso dei nuovi talenti in un'azienda in crisi
L'attuale CEO Lip Bu Tan ha cercato di mostrare segnali di ripresa puntando sulle nuove assunzioni nel settore ingegneristico, ma questa strategia ha prodotto effetti collaterali inaspettati. I dipendenti storici hanno interpretato queste mosse come un messaggio implicito piuttosto amaro: "Sta portando persone che guadagneranno molto più di voi, mentre voi rischiate il posto", ha commentato una fonte interna citata dall'inchiesta. Questo approccio evidenzia una delle sfide più complesse che Intel deve affrontare: bilanciare la necessità di rinnovamento con la gestione del morale interno.
La difficoltà nell'attrarre nuovi talenti riflette un cambiamento fondamentale nella percezione dell'azienda. Intel non rappresenta più la destinazione ambita per le "menti più brillanti" dell'ingegneria, come sottolineato da un ex dirigente senior: "La maggior parte delle persone vuole far parte di una storia di crescita, non di una storia di rilancio". Questo spostamento di percezione ha trasformato quello che un tempo era un circolo virtuoso in una spirale discendente difficile da invertire.
Quando i numeri raccontano due storie diverse
Il confronto con AMD offre una prospettiva illuminante su come le fortune nel settore tecnologico possano cambiare rapidamente. Nel 2015, mentre gli analisti finanziari prevedevano il fallimento di AMD entro il 2020, l'azienda guidata da Lisa Su si preparava a una delle rimonte più spettacolari della storia tecnologica moderna. La capitalizzazione di mercato di AMD è cresciuta di oltre 100 volte in meno di un decennio, passando da circa 2 miliardi di dollari a 267 miliardi attuali.
Nello stesso periodo, Intel ha visto la propria valutazione rimanere sostanzialmente stagnante, oscillando attorno ai 172 miliardi di dollari attuali rispetto ai 180 miliardi del picco del 2015. Particolarmente significativo è il fatto che questo valore sia stato raggiunto solo grazie al recente accordo con NVIDIA, considerando che all'inizio dell'anno la capitalizzazione era scesa sotto gli 80 miliardi di dollari.
La trasformazione culturale mancata
Uno dei problemi più profondi che emerge dall'analisi riguarda il clima interno dell'azienda. Un ex dirigente senior ha descritto la situazione attuale come "morale a terra", caratterizzata da un atteggiamento di sopravvivenza piuttosto che di innovazione: "È una situazione in cui tutti tengono la testa bassa e tirano avanti. Quella scintilla negli occhi delle persone, il desiderio di fare questo lavoro, non c'era più".
Il piano di Tan per emulare NVIDIA creando una cultura "snella e dinamica" rappresenta una sfida monumentale in questo contesto. Particolarmente controversa è stata la sua dichiarazione secondo cui Intel continuerà a investire nel prossimo nodo tecnologico 14A solo se ci sarà sufficiente interesse da parte dei clienti. Questo approccio, definito uno "shock per il sistema" da alcune fonti interne, segna una rottura netta con la tradizionale filosofia Intel del "costruisci e arriveranno".
Le decisioni che hanno cambiato tutto
La cronaca degli errori strategici di Intel include alcune decisioni che oggi appaiono particolarmente miopi. La scelta di non produrre chip per il primo iPhone di Apple rappresenta probabilmente uno dei momenti più significativi nella storia recente dell'azienda, seguito dal più recente fallimento nel cogliere le opportunità offerte dall'intelligenza artificiale. Questi episodi illustrano come Intel sia gradualmente passata da un'azienda guidata dall'ingegneria a una dominata dalla logica finanziaria, perdendo quella capacità di anticipare i trend tecnologici che l'aveva resa grande.
La partecipazione del 10% del governo americano nell'azienda viene vista con scetticismo da alcuni dipendenti, segno di come anche gli interventi esterni faticino a essere percepiti come soluzioni credibili. Intel si sta trasformando in un caso di studio aziendale, ma resta da vedere se diventerà un esempio di successful turnaround o un monito su come anche le corporation più potenti possano perdere la loro posizione dominante.