L'Iran ha deciso di implementare una strategia drastica per proteggere la propria infrastruttura digitale dalle presunte operazioni di cyberwarfare: la disconnessione totale dalla rete internet globale. La misura, è stata annunciata dalla portavoce governativa Fateme Mohajerani durante una trasmissione televisiva. Secondo le dichiarazioni ufficiali, la riduzione della velocità di connessione attualmente in corso è "temporanea, mirata e controllata, finalizzata a contrastare gli attacchi informatici".
Gli effetti di questa strategia di isolamento digitale stanno già colpendo duramente la popolazione civile iraniana. I cittadini riferiscono di non riuscire più ad accedere a servizi di telecomunicazione essenziali come applicazioni di messaggistica, mappe digitali e, in molti casi, internet stesso. La situazione si è aggravata martedì quando due dei principali operatori di telefonia mobile iraniani sono andati completamente offline, come documentato da Cloudflare.
L'analisi indipendente condotta da NetBlocks ha confermato una significativa riduzione del traffico internet proveniente dall'Iran, iniziata martedì alle 17:30 ora locale.
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Dal 12 giugno, Israele ha registrato un aumento del 700 percento negli attacchi informatici, secondo i dati forniti dalla società di cybersecurity Radware. Questi attacchi vengono attribuiti alle sofisticate operazioni di hacking sponsorizzate dallo stato iraniano, che dispone di capacità cibernetiche avanzate sviluppate nel corso degli anni.
Gli esperti di sicurezza nazionale americani lanciano un allarme che va oltre i confini regionali del conflitto. Le aziende statunitensi potrebbero subire effetti collaterali dalla continuazione di questa cyberwar, mentre un eventuale intervento degli Stati Uniti potrebbe scatenare una rappresaglia informatica iraniana contro le infrastrutture critiche americane. Questa prospettiva trasforma il conflitto regionale in una potenziale minaccia per la sicurezza cibernetica globale,