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a cura di Dario D'Elia

Quando Google ha deciso di inaugurare il suo nuovo servizio "Library" la reazione negli ambienti accademici è stata positiva. Molte università statunitensi, infatti, hanno deciso di aderire all’incredibile progetto: digitalizzare i libri più importanti di tutto il "mondo". Harvard, Stanford University, University of Michigan, New York Public Library e Oxford Bodleian Library hanno già iniziato a scannerizzare pagine, con grande soddisfazione da parte dei vertici di Google.

Per quanto l’idea sia geniale e utile alla comunità mondiale si pone un problema di metodo: sembra una banalità ma il potere di decidere quali libri selezionare e quali scartare è molto più forte che un veto un televisivo. Jean-Noel Jeanneney, presidente della biblioteca nazionale francese, nelle ultime settimane, infatti, sta guidando una protesta contro la presunzione statunitense. Il timore è che il progetto di Google possa consegnare al mondo anglosassone il dominio delle idee. Lo storico francese - perché la presidenza non è solo una questione politica ma anche di merito – in questo caso non sta guidando una fantomatica brigata sciovinista, ma sottolinea esclusivamente un timore sottovalutato. "Non è una questione di disprezzo della visione anglosassone… - ha dichiarato Jeanneney – E’ solo che nel momento in cui si sceglie (un libro), si impone un certo punto di vista".

"Sono a favore di una visione multi-polare. Non vorrei che la Rivoluzione Francese fosse raccontata dai testi scelti dagli Stati Uniti. L’immagine presentata di questo evento potrebbe non essere la nostra".

Jeanneney condivide la visione del Presidente Jacque Chirac, a favore di un mondo multi-polare dove non solo gli Stati Uniti hanno il dominio dell’analisi e dell’informazione. Negli ultimi anni la Francia ha cercato infatti di contenere l’invasione culturale statunitense, proteggendo, per esempio, la lingua dall’abuso di neologismi. Certamente chiamare "ordinateur" il "computer" sembra una barzelletta, ma l’idea che vi si nasconde dietro non è assolutamente da disprezzare. Non si tratta di anti-americanismo ma semplicemente di un tentativo per preservare la cultura nazionale, con i conseguenti aspetti positivi e negativi. In Italia è in atto una battaglia sui dialetti, ma sotto questo punto di vista il problema non si pone: per senso di inferiorità siamo quasi fieri della contaminazione d’oltreoceano.

Google ha deciso di promuovere la conoscenza e renderla più accessibile, ovviamente a scopo di lucro, e anche qui non c’è quasi niente di male. Il problema è che l’implementazione di questo progetto non si preoccupa molto del multi-culturalismo e pone le basi per una visione del mondo univoca. L’attuale conflitto in Iraq, ad esempio, con quali testi potrebbe essere "archiviato"?

Fra 10/20 anni gli studenti che affronteranno la questione che idea si faranno di questo evento storico?

"Il dominio culturale degli Stati Uniti – ha aggiunto Jeanneney - rischia di formare l’ideologia delle prossime generazioni, e la visione che potranno avere del mondo". Il confine fra sciovinismo e responsabilità nei confronti della propria cultura è al centro di un dibattito internazionale. Sfortunatamente non si tratta di una questione puramente accademica, ma uno degli elementi chiave della cosiddetta geopolitica. Insomma, se nei prossimi anni gli Stati Uniti riusciranno ad esportare la "democrazia" sapremo quale sarà l’esito della querelle.