La ricerca italiana per tagliare i consumi dei server Google

Google si rivolge all'Università di Udine per trovare nuove soluzioni di risparmio energetico per i proprio datacenter.

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a cura di Manolo De Agostini

Se i server di Google consumeranno meno per processare le nostre ricerche, forse sarà merito anche dell'ingegno italiano. La casa di Mountain View ha infatti commissionato all'Università di Udine uno studio per la riduzione del consumo energetico dei propri datacenter.

Lo studio, finanziato per 100 mila dollari e della durata di un anno e mezzo, è condotto da Stefano Saggini, docente di elettronica del Dipartimento Politecnico di ingegneria e architettura dell'Università di Udine, con Roberto Rizzolatti e Mario Ursino, dottorandi di ricerca in Ingegneria industriale e dell'informazione, già laureati in Ingegneria elettronica a Udine, supportati dalla collaborazione del tecnico del dipartimento Fabiano Zaninotto.

google datacenter

Lo studio dei ricercatori udinesi punta a ridurre il consumo energetico dal 5% al 6%, con un conseguente risparmio che potrebbe aggirarsi intorno 3 milioni di dollari l'anno per ogni datacenter di Google, che ne possiede svariati in tutto il mondo.

Nel 2013 è stato stimato il consumo di tutti i datacenter (Amazon, Google, Facebook, ecc.) di 91 miliardi di kilowattora, nel solo territorio statunitense, e per il 2020 è prevista una crescita che raggiungerà 140 miliardi di kilowattora. Soltanto negli Stati Uniti, quindi, il consumo energetico totale richiede un'energia equivalente a quella prodotta da più di 30 grosse centrali termoelettriche a carbone da 500 megawatt.

foto udine google datacenter

Mario Ursino (a sinistra) e Roberto Rizzolatti nel laboratorio di elettronica di potenza dell'Università di Udine. A destra il professor Stefano Saggini, clicca per ingrandire

"Si parla spesso di social network, internet of things e cloud computing, ma senza considerare che i servizi informatici hanno dei costi in termini energetici e quindi economici e ambientali", spiega Stefano Saggini.

In pratica, "i computer aumentano negli spazi dei datacenter ed è necessario spendere energia per raffreddarli. Il nostro lavoro studia come ridurre il consumo energetico, e quindi l'impatto ambientale e la bolletta energetica dei datacenter, a partire dalla messa a punto di sistemi più efficienti di alimentazione dei processori dei grandi server".

Il rapporto fra Google e Stefano Saggini nasce grazie allo sviluppo di alcune soluzioni innovative per l'alimentazione dei server messe a punto da Saggini nel 2014 nell'ambito di una ricerca condotta per STMicroelectronics, soluzioni proposte poi dalla stessa multinazionale a Google. In seguito, Google ha deciso di finanziare il laboratorio di elettronica di potenza dell'Università di Udine e di avviare e finanziare questo progetto.

Questo è solo l'ultimo impegno di Google verso datacenter "a impatto zero". L'azienda statunitense punta ad avere datacenter a rifiuti zero, abbracciando la cosiddetta "economia circolare", e intende funzionare totalmente a energia rinnovabile entro la fine dell'anno.

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