L'open source non gradisce il buon senso di Vendola

La comunità open source ha recapitato un Appello al presidente della Regione Puglia. Il patto con Microsoft è visto come un tradimento, ma in verità Vendola non ha chiuso la porta a nessuno, anzi. Sul suo blog ribadisce i concetti di vera neutralità, quindi pluralismo.

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a cura di Dario D'Elia

La comunità open source italiana sta tentando di convincere Nichi Vendola a rompere il protocollo d'intesa siglato dalla Regione Puglia con Microsoft. Il progetto di ammodernamento per la Pubblica Amministrazione (Governo e Vendola, Internet e Microsoft per il Sud) basato su software proprietario non piace.

"Non c'è in noi alcun pregiudizio verso quell'azienda o altre. C'è invece la consapevolezza che la lunga storia e i recenti comportamenti di Microsoft – come, ad esempio, l'uso pretestuoso dei brevetti come minaccia per ostacolare lo sviluppo e l'adozione di Software Libero – sono in aperto contrasto con la filosofia e la pratica di apertura, libertà e condivisione che caratterizza il Software Libero. Non siamo contro una specifica impresa, siamo contro il software proprietario, contro la soggezione tecnologica che esso impone al Paese", si legge nella lettera dell'Associazione per il Software Libero.

Nichi Vendola, presidente della Regione Puglia

"Appello per una Puglia libera dal software proprietario" è un documento importante che vede la partecipazione diretta di Guido Iodice (blogger, staff linuxqualityhelp.it), Renzo Davoli (Presidente Associazione per il Software Libero), Athos Gullazzi (Presidente Partito Pirata), Roberto Tupone (Vice-presidente Associazione Linux Club Italia), Domenico De Santis (Resp. organizzazione PD Puglia), Pietro Folena (Presentatore del Progetto di Legge per il Software Libero alla Camera dei Deputati nella XV Legislatura), e altri esperti del settore.

Quel che sta succedendo in Puglia è davvero divertente, e rischia di far compiere all'open source italiano un imprevisto scivolone. Nichi (come tutti lo chiamano ormai nell'ambiente) è riuscito a far varare lo Schema di Legge (il voto sarà questa settimana) sulle "Norme in materia di pluralismo informatico, nell'adozione e la diffusione del Free Libre Open Source Software e Open Hardware e nella portabilità dei documenti nella Pubblica Amministrazione Regionale e Locale" e contemporaneamente attirare Microsoft in un grande progetto regionale.

"In questa logica, la Puglia sceglie per la Pubblica Amministrazione l'Open Source, ma non chiude la porta ai grandi competitori internazionali che rispettano la scelta di neutralità tecnologica della Puglia e che collaborano per fare della Puglia e del Sud un polo di eccellenza di questo secolo. Sarà difficile? No, avendo le idee chiare", scrive Vendola sul suo blog.

"Tutto ciò per me, per quello che è il mio sentire, significa neutralità. O forse sarebbe più giusto dire pluralismo".

Al mondo open source tutto questo non è gradito e scorrendo l'Appello si comprende quali siano esattamente gli argomenti filosofici che muovono il loro intento. Si parla di "condivisione, messa in comune di saperi ed esperienze […] diritto alla conoscenza […]". Tutte cause nobilissime che in qualche modo la Regione Puglia sembra condividere, pur cercando di non essere condizionata dalla solita scelta di campo.

Scegliere sempre e comunque open source? No, scegliere quel che è più conveniente (in senso largo) in base alle esigenze. Lo farebbe qualsiasi buon amministratore.

A questo punto a Vendola l'onere di mantenere ogni promessa.

Aggiornamento. Guido Iodice, l'autore dell'Appello, ha voluto condividere alcune precisazioni sulla vicenda:

a) l'appello non è centrato sulla questione economica. Sappiamo bene che il software libero non è gratis visto che molti di noi si fanno pagare per fare assistenza sul software libero.

Che poi il SL, mediamente, possa costare di meno è abbastanza acclarato, ma questo vale nel medio periodo comunque.

In ogni caso, ripeto, la questione dei costi *non* è il punto centrale.

b) il punto centrale è invece l'autonomia della pubblica amministrazione, che significa: possibilità di cambiare fornitore e software usato, possibilità di personalizzare il software, possibilità di controllare cosa fa effettivamente il software, uso di formati aperti

c) la neutralità tecnologica non ha nulla a che vedere con il discorso open/closed. Neutralità tecnologica significa che in una legge non devi scrivere, ad esempio: "la Regione userà solamente sistemi operativi con filesystem basato su inode".

Il software libero è questione di licenza, quindi una caratteristica giuridica, non tecnologica. Così è stabilito chiaramente dalla Corte Costituzionale pochi mesi fa.

d) Microsoft non è un problema in sé ma un problema riflesso. Se Microsoft rilascia un programma come open source (lo ha fatto per piccoli programmi e qualche libreria) nulla vieta di adottarli, fatti salvi gli altri parametri (formati e protocolli pubblici, assenza di brevetti).

Tuttavia MS lavora al 99,9% con il suo software proprietario (e protocolli e formati proprietari). Se uno vuole far passare la Regione al FLOSS, non ha molto senso fare un accordo con Microsoft, al limite Microsoft può essere un partner secondario dentro un progetto più ampio basato sul FLOSS, se le va di contribuire, ben venga, non ci sono pregiudizi.