L'inflazione colpisce anche il gigante dei chip: NVIDIA aumenta i prezzi in risposta alle sfide globali. Il colosso della tecnologia sta affrontando un momento particolarmente delicato, stretto tra restrizioni commerciali, tensioni geopolitiche e costi di produzione in crescita. Secondo quanto riportato da Digitimes Taiwan, l'azienda guidata da Jensen Huang ha recentemente aumentato i prezzi di quasi tutti i suoi prodotti, con incrementi che vanno dal 5-10% per le schede grafiche dedicate al gaming fino al 15% per i chip destinati all'intelligenza artificiale. Una mossa che evidenzia come anche i giganti tecnologici non siano immuni dalle turbolenze economiche globali e dalle crescenti tensioni tra Stati Uniti e Cina.
La decisione di NVIDIA arriva in un contesto particolarmente complesso. L'azienda sta affrontando quella che Digitimes definisce una "crisi multipla", con un duro colpo finanziario stimato in 5,5 miliardi di dollari per i risultati trimestrali, conseguenza diretta delle restrizioni all'esportazione imposte sui chip AI, incluso il divieto di vendita dei chip H20 alla Cina. Il CEO Jensen Huang, secondo le fonti, si starebbe spostando freneticamente tra Stati Uniti e Cina per cercare di ridurre al minimo l'impatto delle tariffe commerciali sul business dell'azienda.
Nonostante questo scenario complesso, le previsioni finanziarie per NVIDIA rimangono sorprendentemente positive. Il rapporto di Digitimes suggerisce che il prossimo report finanziario, atteso per fine mese, dovrebbe essere in linea con le previsioni e mostrare risultati eccellenti in termini di profitto. Questa resilienza è sostenuta principalmente dalla forte domanda di chip AI al di fuori della Cina e dalla crescente spesa dei fornitori di servizi cloud a livello globale.
La catena di approvvigionamento ha riportato che gli aumenti di prezzo sono stati aggravati dallo spostamento della produzione dei chip Blackwell presso lo stabilimento TSMC negli Stati Uniti, una mossa che ha comportato un significativo aumento dei costi di produzione, materiali e logistica.
L'aumento dei prezzi ha colpito in modo particolarmente evidente la nuova serie RTX 50. A titolo esemplificativo, Digitimes cita la RTX 5090, acquistata a prezzi premium al momento del lancio senza esitazione da parte degli appassionati. I prezzi di questo modello sono rapidamente raddoppiati nei canali di vendita, e dopo l'introduzione del divieto sui chip AI, hanno subito un ulteriore balzo, passando quasi istantaneamente da circa 90.000 NT$ a 100.000 NT$. Anche le altre schede della serie RTX 50 hanno visto aumenti compresi tra il 5 e il 10%.
Non solo il settore gaming è stato colpito: NVIDIA ha aumentato anche i prezzi dei suoi chip H200 e B200, con i fornitori di server che hanno conseguentemente incrementato i loro listini fino al 15%. Questa spirale inflazionistica sta impattando l'intero ecosistema tecnologico, dai produttori fino agli utenti finali.
Uno spiraglio di speranza all'orizzonte?
Nonostante il quadro attuale non sia dei più rosei, potrebbero esserci segnali positivi all'orizzonte. Recentemente Stati Uniti e Cina hanno concordato un accordo commerciale che dovrebbe ridurre le tariffe di circa il 115%, grazie a una pausa di 90 giorni sulle tariffe reciproche. Questa distensione potrebbe potenzialmente alleviare alcune delle pressioni sui costi che NVIDIA sta attualmente affrontando.
Come spesso accade in questi casi, anche se le condizioni di mercato dovessero migliorare, potrebbe volerci del tempo prima che i consumatori possano vedere una riduzione effettiva dei prezzi. Gli aumenti latenti già incorporati nella catena del valore tendono a stabilizzarsi e risulta difficile per le aziende tornare rapidamente a livelli di prezzo precedenti, anche quando i fattori esterni che hanno causato gli aumenti si attenuano.
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