Perchè le software-house snobbano il multi-core?

Le software-house se la sono presa comoda: la transizione allo sviluppo per multi-core è ancora insoddisfacente.

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a cura di Dario D'Elia

Introduzione

Gli sviluppatori di videogiochi - e non solo - negli ultimi due anni si sono praticamente disinteressati delle soluzioni multi-core. Fino a quando la corsa tra Intel e AMD si è giocata sulle sole frequenze la programmazione è andata a gonfie vele. L'equazione era semplice: maggiore velocità di clock, migliori prestazioni.

Con il design a più core, però, qualcosa è cambiato, soprattutto a causa dell'abbassamento delle frequenze operative. Insomma, le applicazioni scritte per single thread non potevano più avvantaggiarsi degli evidenti passi in avanti del settore. Il problema è che per l'adeguamento vi è bisogno di un lavoro di sviluppo, e di tool, completamente diversi.

La maggior parte dei giochi non sono stati pensati per sfruttare l'ambiente multi-core, e certamente le nuove patch non possono essere considerate come una soluzione definitiva. Insomma, siamo in alto mare. "Diciamo che adesso siamo ad un livello di poco superiore alla sufficienza", ha dichiarato Randy Stude, direttore del game platform office di Intel, assegnando un voto al progresso del settore nei confronti dello sviluppo per dual-core. "Nel 2005, al lancio delle prime cpu, eravamo al di sotto dello scarso".  

Eppure Intel e AMD si sono impegnate nel cercare di stimolare gli sviluppatori, anche organizzando competizioni di livello internazionale con ricchi premi. Alla fine la magra consolazione è stata quella di assistere al lancio delle prime patch per dual-core. Una moda intrapresa da colossi come Blizzard Entertainment (World of Warcraft) e Id Software (Quake e Doom) - anche se a onor di cronaca WoW è ancora in attesa. "Però non aspettatevi lo stesso risultato di un vero e proprio percorso di sviluppo che nasce con il dual-core in testa", ha dichiarato Ted Pollak, analisa di Jon Peddie Research. "Non regala certamente le stesse prestazioni; comunque meglio di niente".

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