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a cura di Dario D'Elia

Il fisco giapponese, e nello specifico il Tokyo Regional Tax Bureau, non guarda in faccia a nessuno. Che si tratti di un normale impiegato o una grande multinazionale. Sony, qualche giorno fa, ha ricevuto un’inaspettata cartella esattoriale che certifica il mancato pagamento di 244 milioni di dollari. In base ai calcoli delle solerti autorità fiscali Sony e Sony Computer Entertainment (SCE) avrebbero denunciato transazioni finanziarie, fra la sede giapponese e le filiali estere, decisamente inferiori rispetto alla realtà. Nel documento si fa riferimento alle operazioni intercorse fra SCE e le sussidiarie statunitensi fra gli anni fiscali 1999/2004, e le transazioni riguardanti CD/DVD fra Sony e numerose sussidiarie internazionali nel periodo fiscale 2003/2004. In pratica, le cifre dichiarate si sarebbero dimostrate leggermente più basse.

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Abbiamo sempre effettuato pagamenti regolari delle tasse nel rispetto delle normative nazionali; questa notifica è ingiustificata”, si legge nel comunicato ufficiale di Sony e SCE. “… siamo fiduciosi e certi di poter risolvere questo problema di doppia tassazione, attivando di fatto una discussione sul problema della gestione delle tasse internazionali…”.  

Insomma, pare essere un momento difficile per il colosso giapponese. Il bilancio potrebbe uscirne malconcio se si considerano anche gli ingenti investimenti che riguardano lo sviluppo della PS3. A rincarare la dose ci ha pensato la società di analisi DFC Intelligence, che in un recente report ha illustrato “uno dei possibili scenari” del segmento console. In base alle sue analisi il bramato prodotto di casa Sony potrebbe perdere la sfida con i contendenti Microsoft e Nintendo, a causa della sua rinnovata politica commerciale. Al centro della questione vi sarebbe il prezzo di listino: circa 600 dollari per la versione premium. “Sony ha fatto ancora molto poco per giustificare un prezzo come questo; i consumatori che non badano troppo ai dati tecnici e non rientrano nella categoria degli appassionati audio-video potrebbero non comprendere il valore dell’esborso. E siamo convinti che si tratti del 90% dell’utenza”, si legge nel documento DFC.

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La società statunitense sostiene che l’offerta software, alla fine, sia uno degli elementi chiave in grado di veicolare le scelte dei consumatori. La PS2 di fatto vinse la sfida con i competitor proprio grazie alla qualità e diversificazione del suo pacchetto titoli, nonché all’incredibile supporto delle aziende terze; il tutto per poco meno di 300 dollari.

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Con la PS3 Sony sembra volersi indirizzare verso un pubblico più smaliziato. E’ come se la Coca-Cola non solo decidesse di lanciare una nuova formula, ma volesse anche abbandonare il segmento soft-drink per quello dei vini di alta qualità”, continua il report DFC. “Certamente esiste un mercato high-end ma si tratta di un settore dominato da una clientela particolare piuttosto ristretta. Il mass-market è un’altra cosa”.

Un prezzo di listino di 600 dollari va bene per il lancio, ma è troppo alto per sostenere le vendite. Un eventuale taglio nel 2007 dovrebbe essere drastico e non solo accennato”.