Steve Jobs ha spiegato perché disdegna Flash

Steve Jobs, AD Apple, ha pubblicato una lettera aperta per chiarire la vicenda su Flash per iPhone, iPad e iPod. Molte le ragioni, ma solo una davvero credibile: la protezione del modello di business, ad ogni costo.

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a cura di Valerio Porcu

Senior Editor

Steve Jobs ha pubblicato una lettera aperta, per  spiegare perché Apple non vuole Adobe Flash su iPhone, iPod e iPad. Le spiegazioni sono chiare, e lasciano spazio a interpretazioni semplici e illuminanti.

Flash è chiuso, "100% proprietario", e Adobe è l'unica ad aver controllo sui prodotti. Per quanto Apple adotti politiche simili, non le apprezza da parte di Adobe. Un richiamo legittimo, ma non ci sembra, tuttavia, che quest'azienda si possa permettere di criticare chiunque, quanto ad apertura dei sistemi.

Niente Flash su iPhone, nemmeno ricompilato.

Per Jobs i contenuti Flash "persi" si recuperano con le applicazioni: sia per i video online che per i giochi l'AppStore non fa rimpiangere un browser limitato.

Flash è insicuro (difficile contestare), e da troppo tempo si attende una valida versione mobile: "Siamo certi che prima o poi arriverà, ma anche felici di non aver aspettato", scrive Steve.  Se tutto va come dovuto, sapremo com'è Flash per smartphone con Android 2.2 (Android 2.2, più veloce e consumi ridotti) .

Jobs sostiene anche Flash consuma troppo la batteria, perché (per ora) non c'è accelerazione hardware.  E poi la sua natura "per mouse" lo rende inadatto a un touch-screen.

Per quanto condivisibile, questo ultimo punto è un problema che dovrebbe spettare agli sviluppatori e al giudizio degli utenti, non a chi fa la piattaforma. 

I problemi citati, tuttavia, sono al momento ben gestiti grazie al compilatore di Adobe, che permette di creare un'applicazione Flash e poi trasformarla in una iPhone OS. Apple, però non vuole applicazioni multipiattaforma. Per Jobs una piattaforma esterna è un danno per la qualità delle applicazioni, e un limite eccessivo alla libertà degli sviluppatori, che  "possono vedere dei miglioramenti solo se (il proprietario) decide di adottare nuove funzioni" e aggiunge "Non possiamo essere alla mercé di un soggetto esterno, che decide se e quando renderà disponibili dei miglioramenti per gli sviluppatori".

Flash per Android dovrebbe diventare realtà tra poco.

iPhone OS e relativo SDK, d'altra parte, limitano la libertà degli sviluppatori come qualsiasi altra piattaforma. Su questo aspetto, le differenze non esistono. Allora qual è il punto?

È lo stesso Jobs ad offrici la chiave d'interpretazione: il successo di iPhone e parenti si deve alla presenza di applicazioni eccellenti. Se queste sono disponibili anche per altri terminali, i consumatori hanno un (forte) motivo in meno per scegliere i prodotti Apple.

Secondo Jobs "Vincono tutti: noi vendiamo più dispositivi perché abbiamo le migliori applicazioni, gli sviluppatori hanno più utenti, e gli utenti hanno sempre le applicazioni migliori in circolazione".  Può darsi, ma di certo l'unica vittoria certa è quella di Apple, come ha ammesso lo stesso Jobs, solo pochi giorni fa (iPhone OS 4.0 è snob per convenienza).

Forse l'amministratore di Apple ha pensato di essersi sbilanciato troppo, creando un leggero danno d'immagine all'azienda. Tutto, in ogni caso, si riassume nella (legittima) protezione del proprio fatturato.

Intervista all'AD Adobe, Shantanu Narayen

La risposta di Adobe non si è fatta attendere: l'azienda lavorerà su le altre piattaforme. Ha sottolineato comunque che Apple impone limiti oppressivi agli sviluppatori che non hanno nulla a che vedere con la tecnologia. Soprattutto, Adobe si dice orgogliosa di lavorare su applicazioni multipiattaforma, al contrario di Apple.

Più che di una scaramuccia tra Adobe ed Apple, questa questione riguarda i grandi temi sulla libertà del software, e sui vincoli che le aziende impongono ai consumatori. Ed è su questi punti che bisognerebbe riflettere.