Nel 1997, Apple era sull'orlo del collasso. Gonfia di linee di prodotti, poco chiara sulla direzione e in costante perdita di quote di mercato. Quella azienda, una volta iconica e innovatrice, stava per sparire nella più totale irrilevanza. Poi Steve Jobs tornò e la sua prima mossa non fu quella di lanciare un nuovo dispositivo, o di puntare tutto sull’innovare, ma di ridurre all’osso la linea di prodotti con cui Apple si presentava ai suoi consumatori.
La, oramai celebre, decisione di tagliare la linea di prodotti di oltre il 70%, fu una delle decisioni che salvarono Apple. Jobs semplificò l’offerta mirando a coprire due fasce di clienti (consumer e professionali) entrambe con una soluzione portatile e una desktop. Quella mossa non fu solo operativa, fu pura e semplice chiarezza strategica, atta a concretizzare una visione da trasmettere al mercato.
Quando Jobs tornò, Apple aveva più di una dozzina di linee di prodotti, con decine di modelli sovrapposti. Ogni divisione operava con una visione diversa e per quanto l'azienda stesse provando a innovare, mancava una visione che infondesse al catalogo uno scopo o, molto più semplicemente, che offrisse un valore aggiunto che contraddistinguesse Apple dalla concorrenza. In pratica mancava una risposta chiara alla domanda più semplice: "Cosa sta cercando di essere Apple?"
Perché vi racconto questo aneddoto del passato? Perché da qualche anno a questa parte sembra che Apple si sia dimenticata di rispondere a quella domanda e a confermarmelo non è solo un catalogo di prodotti che, anno dopo anno, si è espanso a macchia d’olio proponendo gli stessi prodotti in un numero, fin eccessivo, di varianti, ma il fatto che a ogni annuncio di un nuovo prodotto (Vision pro escluso dato che, seppur con tutti i difetti che gli si possono appuntare, ha perlomeno provato a rivoluzionare il personal computing) non si respira più quell’anima da “Think Different” che contraddistinse gli anni d’oro dell’azienda i Cupertino.
Una nuova linea di MacBook
Recentemente, l'analista di TF International Securities Ming-Chi Kuo (uno degli insider più rinomati per quanto riguarda le indiscrezioni su Apple), ha dichiarato che Apple sta pianificando di lanciare nel corso del 2026, una nuova linea di MacBook alimentata dallo stesso processore presente nell'iPhone 16 Pro (A18 Pro). Secondo Kuo, questa nuova linea di laptop presenterà un solo modello con display da “circa 13 pollici" e le uniche varianti saranno dettate da: colore dello chassis, RAM interna (che considerando l’onnipresenza di Apple Intelligence possiamo dedurre partirà da 16GB) e storage. I nuovi laptop dovrebbero entrare nella fase di produzione di massa nel quarto trimestre del 2025, o al più tardi all'inizio del prossimo anno, e Apple punterebbe a spedire tra i 5 e i 7 milioni di unità di questa nuova macchina. Considerando che si tratterebbe di, quasi, un terzo delle spedizioni totali di laptop Apple nel 2026, pare che l’azienda stia puntando molto su questa nuova linea di prodotti “più convenienti”.
Non fraintendetemi, questa nuova linea di MacBook, come idea, ha semplicemente senso. L'A18 Pro è un processore incredibilmente potente, oltre a essere l'unico processore mobile là fuori che riesce a gestire, seppure con alcuni compromessi, giochi quali Death Stranding, Resident Evil: Village e Assassin's Creed Mirage. Accoppiato con un hardware realizzato ad hoc, non mi sorprenderebbe vederlo competere direttamente contro i laptop Windows alimentati dallo Snapdragon X, ma la vera incognita in tutto questo discorso è la promessa di un laptop Apple più conveniente.
Vi ricordate il MacBook da 12 pollici? Io, purtroppo, si. Un form factor praticamente perfetto per chiunque lavorasse costantemente in mobilità, venduto a un prezzo che non giustificava in alcuna maniera i compromessi, in termini di performance, a cui si doveva sottostare. Tant’è che lo vendetti dopo circa un anno rimpiangendone esclusivamente la leggerezza e l’estrema portabilità (e si, vi garantisco che anche solo un pollice di differenza si percepiva parecchio). Per poter attecchire sui consumatori, un MacBook con uno schermo da, idealmente, 12 pollici, un form factor persino più sottile dell’attuale linea Air, con un processore da iPhone e che offrirà delle performance che, per quanto interessanti, non potrebbero mai competere con i modelli dotati di processori Silicon, dovrebbe avere un prezzo di partenza di, massimo, 599$ (non parlo di cifre in euro perché sappiamo tutti che variano di paese in paese in base alle tasse locali). Un prezzo che, conoscendo il corso attuale di Apple, è totalmente irrealistico.
Un prezzo più “Apple-oriented”, specialmente considerando l’attuale iPhone 16e che fallisce miseramente nell’offrire una soluzione realmente “entry-level” nell’ecosistema di iOS, sarebbe 799$, una cifra che andrebbe a colmare l’attuale gap nei confronti dei laptop “Windows-on-Arm”, alimentati dagli Snapdragon X entry-level, ma che confonderebbe completamente i consumatori, creando una sovrapposizione deliberata di prodotti che non avrebbe il minimo senso.
L’attuale modello base di MacBook Air si trova sovente in sconto a 999€ (come in questi giorni su Amazon), il suo prezzo di listino in USA è di 999$ e, al netto di uno storage ridicolo, è uno dei laptop con il miglior rapporto qualità/prezzo attualmente sul mercato. Il chip M4 è una bomba e a più riprese si è dimostrato essere un portatile talmente performante da abbracciare, seppur con delicatezza, il mondo dei professionisti… una cosa che finora non si era ancora vista con la serie Air. Che senso avrebbe, quindi, spendere 200€ in meno per un prodotto sensibilmente meno performante, soprattutto quando con la stessa cifra, attualmente, si può prendere un MacBook Air M1 ricondizionato?
Apple potrebbe optare per materiali meno nobili per lo chassis, magari tornare al policarbonato per offrire un prodotto che, davvero, miri a conquistare quella fascia di mercato che comprerebbe subito un MacBook a 599$ per poter studiare e compiere lavori d’ufficio, ma rimane un volo pindarico che dubito fortemente si concretizzerà. Quindi torniamo alla domanda iniziale: ha davvero senso una nuova linea di MacBook di questa tipologia? E soprattutto cosa sta cercando di essere Apple nel 2025?
Che cosa vuole essere Apple?
Non sorprende che Eddy Cue, vicepresidente senior della divisione Internet Software and Services di Apple, abbia recentemente dichiarato che se l’azienda non troverà di nuovo quella “scintilla di innovazione” potrebbe iniziare un lento declino che la porterà a fare la fine di Blackberry e Nokia. Del resto da quando Tim Cook ha preso le redini di Apple si è passati da un periodo conservativo, in cui l’ex CFO si è prodigato nel portare a termine i progetti in essere e a far fruttare il fatto che l’azienda fosse diventata una “icona pop”, alla situazione attuale dove l’azienda, semplicemente, non sorprende più come in passato, limitandosi a riempire il proprio catalogo prodotti di varianti su varianti pensate per rispondere a tante, forse troppe, nicchie di consumatori. Attualmente abbiamo due linee di MacBook, quattro di iPad, tre di iPhone, tre di Watch e quattro di Mac, quasi tutte con le relative varianti in termini di dimensioni. un catalogo mostruosamente dispersivo e che si avvicina, pericolosamente, a quello del 1997.
Per carità, gli azionisti sono contenti, le vendite non mancano e Tim Cook è stato in grado di far salire le azioni del 1500% da quando è al comando, motivo per il quale le parole di Eddy Cue vanno interpretate come un monito per un futuro ancora remoto, ma resta il fatto che Apple non emoziona più. Ogni tanto gli escono dei prodotti incredibilmente azzeccati (come i recenti Mac Mini e MacBook Air M4), ma al netto di questo sono lontani i periodi in cui il catalogo dell’azienda era composto da poche linee di prodotti ben definiti e tutti studiati per stupire l’utenza, alla loro prima presentazione, e in seguito rivoluzionarne la quotidianità.