L'intelligenza artificiale sta già trasformando il panorama della biologia moderna, aprendo possibilità rivoluzionarie nella progettazione di farmaci, vaccini e organismi sintetici capaci di degradare la plastica. Tuttavia, dietro questi progressi si cela un interrogativo inquietante: la stessa tecnologia che promette di curare malattie potrebbe essere utilizzata per creare armi biologiche invisibili ai sistemi di rilevamento tradizionali. La comunità scientifica inizia a confrontarsi con questo paradosso, cercando di bilanciare innovazione e sicurezza in un campo dove le implicazioni etiche sono enormemente complesse.
Il caso delle proteine "camuffate"
La preoccupazione principale riguarda la capacità dell'AI di riprogettare proteine pericolose rendendole irriconoscibili ai controlli di sicurezza attuali. Eric Horvitz, direttore scientifico di Microsoft, ha guidato uno studio che ha tentato di ridisegnare 72 proteine potenzialmente letali, tra cui probabilmente la ricina - tristemente nota per l'assassinio del dissidente bulgaro Georgi Markov nel 1978 - e la tossina botulinica, meglio conosciuta come Botox.
Il meccanismo è teoricamente semplice ma sofisticato: modificare la sequenza di aminoacidi di una proteina mantenendone invariata la funzione biologica. Questo permetterebbe di aggirare i sistemi di screening volontario delle aziende che sintetizzano DNA, le quali attualmente controllano gli ordini confrontandoli con database di "sequenze preoccupanti".
Quando la realtà supera la fantascienza
I risultati dello studio Microsoft hanno dimostrato che i metodi di screening attuali spesso non riescono a identificare queste versioni alternative delle proteine. Tuttavia, come spesso accade nel dibattito sulla sicurezza tecnologica, la teoria si scontra con una realtà più prosaica. Il team non ha mai prodotto fisicamente le proteine riprogettate e test separati su proteine innocue hanno mostrato che le versioni ridisegnate semplicemente non funzionavano.
La metafora utilizzata dai ricercatori è illuminante: è come preoccuparsi di un sofisticato piano alla Mission Impossible per rapinare una banca, quando in realtà la porta della cassaforte è spalancata. La ricina, ad esempio, può essere facilmente estratta dalle piante di ricino comuni, presenti anche nei giardini domestici italiani. Inoltre, escludendo gli attori statali, nessun bioterrorista è mai riuscito a uccidere qualcuno utilizzando armi biologiche proteiche.
La vera minaccia: i virus riprogettati
Mentre le proteine artificiali sembrano rappresentare più un esercizio teorico che una minaccia concreta, il discorso cambia quando si parla di virus. Un team dell'Università di Stanford ha recentemente pubblicato i risultati del primo tentativo di ridisegnare completamente un virus utilizzando l'intelligenza artificiale, prendendo di mira un patogeno che infetta il batterio E. coli.
Dei 302 virus progettati dall'AI e prodotti in laboratorio, solo 16 sono riusciti effettivamente a infettare il bersaglio. Un tasso di successo modesto, ma che rappresenta comunque il primo passo verso una capacità di bioingegneria virale artificiale. James Diggans di Twist Bioscience, azienda specializzata nella sintesi di DNA, sottolinea come sia più facile identificare sequenze virali pericolose rispetto alle singole proteine, grazie alla maggiore quantità di informazioni disponibili a livello genomico.
Il paradosso della sicurezza biologica
La storia del bioterrorismo suggerisce che i pericoli reali potrebbero venire da direzioni più convenzionali. I virus "selvaggi" - come il SARS-CoV-2 che molto probabilmente è passato dai pipistrelli agli esseri umani attraverso un mercato - hanno dimostrato di essere infinitamente più devastanti di qualsiasi tentativo terroristico. La setta giapponese Aum Shinrikyo, pur avendo tentato attacchi con tossina botulinica, riuscì a uccidere solo quando ricorse ad agenti chimici tradizionali.
Le lettere contenenti ricina inviate alla Casa Bianca non hanno mai causato vittime, mentre armi convenzionali come fucili ed esplosivi continuano a essere statisticamente più letali di qualsiasi biotossina sofisticata. Questo non significa che il rischio sia inesistente, ma che la sua percezione spesso non corrisponde alla realtà dei fatti.
Verso un futuro di vigilanza tecnologica
Nonostante il rischio immediato appaia limitato, l'evoluzione rapida delle tecnologie di sintesi del DNA e dell'intelligenza artificiale richiede una vigilanza costante. I sintetizzatori di DNA da banco stanno diventando sempre più accessibili, mentre non tutte le aziende del settore implementano controlli di sicurezza rigorosi. Gli strumenti di AI progettati per rifiutarsi di creare virus pericolosi o per rilevare intenzioni malevole si scontrano con la stessa facilità con cui si aggirano i filtri che dovrebbero impedire agli algoritmi di fornire istruzioni per costruire bombe.
Come osserva Horvitz, "i progressi dell'AI stanno alimentando scoperte rivoluzionarie in biologia e medicina, ma con nuovi poteri arriva la responsabilità della vigilanza". La pandemia di Covid-19 ha dimostrato quanto caos possa creare un nuovo virus, anche quando non è particolarmente letale, suggerendo che il rischio, pur attualmente vicino allo zero, è destinato a crescere con l'avanzare delle tecnologie.