image/svg+xml
Logo Tom's Hardware
  • Hardware
  • Videogiochi
  • Mobile
  • Elettronica
  • EV
  • Scienze
  • B2B
  • Quiz
  • Tom's Hardware Logo
  • Hardware
  • Videogiochi
  • Mobile
  • Elettronica
  • EV
  • Scienze
  • B2B
  • Quiz
  • Forum
  • Sconti & Coupon
Offerte di Natale
Accedi a Xenforo
Immagine di Influenza: scoperto come il virus entra nelle cellule umane Influenza: scoperto come il virus entra nelle cellule umane...
Immagine di Un’eruzione del 1345 potrebbe aver scatenato la Peste Nera Un’eruzione del 1345 potrebbe aver scatenato la Peste Nera...

La pandemia potrebbe aver fatto invecchiare il nostro cervello

Uno studio su quasi 1.000 adulti mostra che isolamenti e stress della pandemia hanno aumentato l’età biologica del cervello di 5,5 mesi.

Advertisement

Avatar di Patrizio Coccia

a cura di Patrizio Coccia

Editor @Tom's Hardware Italia

Pubblicato il 07/08/2025 alle 16:16

La notizia in un minuto

  • Il cervello umano ha subito un invecchiamento accelerato di 5,5 mesi durante la pandemia COVID-19, anche prima di contrarre l'infezione, a causa di stress prolungato e cambiamenti drastici nello stile di vita
  • Uno studio con intelligenza artificiale su 996 volontari ha rivelato che uomini e persone socioeconomicamente svantaggiate hanno mostrato i cambiamenti cerebrali più pronunciati
  • I cambiamenti strutturali potrebbero essere parzialmente reversibili, aprendo possibilità per futuri interventi terapeutici mirati

Riassunto generato con l’IA. Potrebbe non essere accurato.

Quando acquisti tramite i link sul nostro sito, potremmo guadagnare una commissione di affiliazione. Scopri di più

Il cervello umano potrebbe aver subito un invecchiamento accelerato durante la pandemia di COVID-19, anche prima di contrarre l'infezione. Secondo una ricerca condotta dall'Università di Nottingham, le strutture cerebrali hanno mostrato cambiamenti equivalenti a un invecchiamento di 5,5 mesi aggiuntivi, probabilmente a causa dello stress prolungato e delle drastiche modifiche nello stile di vita imposte dalle restrizioni. Questo fenomeno rappresenta una delle conseguenze neurobiologiche meno esplorate della crisi sanitaria globale, che continua a rivelare effetti inaspettati sulla salute mentale e cerebrale.

L'intelligenza artificiale svela l'impatto nascosto del lockdown

Per comprendere questa trasformazione silenziosa, il team di ricerca guidato da Ali-Reza Mohammadi-Nejad ha sviluppato un modello di apprendimento automatico basato su 15.000 scansioni cerebrali. L'algoritmo è stato addestrato per riconoscere i pattern specifici dell'invecchiamento cerebrale attraverso l'analisi delle modifiche strutturali del tessuto nervoso. Questo approccio innovativo ha permesso di confrontare l'età biologica del cervello con quella cronologica dei pazienti.

Lo studio ha coinvolto 996 volontari della UK Biobank, divisi strategicamente in due gruppi distinti. Il gruppo di controllo comprendeva 564 persone che avevano effettuato entrambe le scansioni cerebrali prima di marzo 2020, quando il Regno Unito ha introdotto il primo lockdown nazionale.

Differenze sorprendenti tra i gruppi analizzati

I restanti 432 partecipanti avevano sostenuto una scansione prima della pandemia e una successivamente, con un intervallo medio di tre anni tra gli esami. I risultati hanno mostrato differenze significative nell'invecchiamento cerebrale tra i due gruppi, anche quando i ricercatori hanno controllato variabili come età, sesso e stato di salute generale. Particolarmente interessante è il fatto che questo fenomeno si è verificato indipendentemente dall'aver contratto o meno il COVID-19.

Le modifiche strutturali hanno interessato sia la materia grigia che quella bianca del cervello. Tuttavia, gli effetti si sono manifestati in modo diverso tra i vari gruppi demografici. Gli uomini hanno mostrato cambiamenti più pronunciati rispetto alle donne, mentre le persone provenienti da contesti socioeconomici più disagiati hanno registrato alterazioni cerebrali più evidenti.

Stress, solitudine e cambiamenti comportamentali

I meccanismi alla base di questo invecchiamento precoce potrebbero essere molteplici e interconnessi. Gli studiosi ipotizzano che la solitudine forzata durante i lockdown abbia giocato un ruolo determinante, insieme ai livelli elevati di stress psicologico causati dall'incertezza e dalla paura. Le modifiche comportamentali imposte dalle restrizioni hanno inoltre alterato routine consolidate, influenzando i livelli di attività fisica e, in alcuni casi, aumentando il consumo di alcol.

Questi fattori combinati potrebbero aver creato una tempesta perfetta per l'accelerazione dei processi di invecchiamento cerebrale. La ricerca suggerisce che il cervello umano sia particolarmente sensibile ai cambiamenti ambientali e sociali prolungati, reagendo con modificazioni strutturali misurabili.

Limiti dello studio e prospettive future

Nonostante la rilevanza dei risultati, Mohammadi-Nejad sottolinea alcune limitazioni significative della ricerca. I partecipanti della UK Biobank rappresentano generalmente una popolazione più sana, benestante e meno diversificata etnicamente rispetto alla media britannica. Questa caratteristica demografica potrebbe aver sottostimato l'impatto reale della pandemia su gruppi più vulnerabili della popolazione.

Inoltre, lo studio si è concentrato esclusivamente sul Regno Unito, rendendo difficile generalizzare i risultati ad altri paesi con politiche di lockdown diverse. Gli autori della ricerca esprimono cautela nell'interpretazione dei dati, suggerendo che le popolazioni più fragili potrebbero aver subito conseguenze neurobiologiche ancora più gravi di quelle documentate nello studio.

Un elemento di speranza emerge dalle conclusioni: i ricercatori ritengono che questi cambiamenti strutturali cerebrali possano essere almeno parzialmente reversibili. Questa prospettiva apre nuove possibilità per interventi terapeutici mirati a contrastare gli effetti dell'invecchiamento accelerato causato dalla pandemia, rappresentando un'area di ricerca promettente per il futuro delle neuroscienze.

Fonte dell'articolo: www.newscientist.com

👋 Partecipa alla discussione! Scopri le ultime novità che abbiamo riservato per te!

0 Commenti

⚠️ Stai commentando come Ospite . Vuoi accedere?

Invia

Per commentare come utente ospite, clicca cerchi

Cliccati: 0 /

Reset

Questa funzionalità è attualmente in beta, se trovi qualche errore segnalacelo.

Segui questa discussione

Advertisement

Ti potrebbe interessare anche

Un’eruzione del 1345 potrebbe aver scatenato la Peste Nera
3

Scienze

Un’eruzione del 1345 potrebbe aver scatenato la Peste Nera

Di Antonello Buzzi
Influenza: scoperto come il virus entra nelle cellule umane
1

Scienze

Influenza: scoperto come il virus entra nelle cellule umane

Di Antonello Buzzi
Ozono in recupero: il 2025 segna un'inversione storica
4

Scienze

Ozono in recupero: il 2025 segna un'inversione storica

Di Antonello Buzzi
Scoperto sistema planetario tra i più inclinati mai visti

Scienze

Scoperto sistema planetario tra i più inclinati mai visti

Di Antonello Buzzi
Ansia, rivelato un deficit chimico nel cervello umano

Scienze

Ansia, rivelato un deficit chimico nel cervello umano

Di Antonello Buzzi

Advertisement

Advertisement

Footer
Tom's Hardware Logo

 
Contatti
  • Contattaci
  • Feed RSS
Legale
  • Chi siamo
  • Privacy
  • Cookie
  • Affiliazione Commerciale
Altri link
  • Forum
Il Network 3Labs Network Logo
  • Tom's Hardware
  • SpazioGames
  • CulturaPop
  • Data4Biz
  • TechRadar
  • SosHomeGarden
  • Aibay

Tom's Hardware - Testata giornalistica associata all'USPI Unione Stampa Periodica Italiana, registrata presso il Tribunale di Milano, nr. 285 del 9/9/2013 - Direttore: Andrea Ferrario

3LABS S.R.L. • Via Pietro Paleocapa 1 - Milano (MI) 20121
CF/P.IVA: 04146420965 - REA: MI - 1729249 - Capitale Sociale: 10.000 euro

© 2025 3Labs Srl. Tutti i diritti riservati.