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Patatine fritte e diabete: cosa dice la scienza?

Uno studio USA su oltre 200mila persone conferma il legame tra consumo frequente di patatine fritte e aumento del rischio di diabete.

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Avatar di Patrizio Coccia

a cura di Patrizio Coccia

Editor @Tom's Hardware Italia

Pubblicato il 12/08/2025 alle 19:29

La notizia in un minuto

  • Una ricerca su oltre 205.000 professionisti sanitari dimostra che tre porzioni settimanali di patatine fritte aumentano del 20% il rischio di diabete tipo 2, mentre le patate bollite, al forno o in purè non comportano rischi significativi
  • Sostituire le patate con cereali integrali riduce dell'8% il rischio di diabete, mentre la sostituzione specifica delle patatine fritte con cereali integrali lo abbassa del 19%
  • Il problema non è il tubero in sé ma il metodo di preparazione: la frittura modifica la struttura molecolare creando composti che interferiscono con il metabolismo degli zuccheri

Riassunto generato con l’IA. Potrebbe non essere accurato.

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Il dibattito sul ruolo delle patate nella dieta moderna si arricchisce di nuove evidenze grazie a una ricerca pubblicata su The BMJ, che ha seguito per quasi 40 anni oltre 205.000 professionisti sanitari americani. I risultati ribaltano alcune convinzioni diffuse: non è tanto il tubero in sé a rappresentare un rischio per la salute, quanto il metodo di preparazione e, soprattutto, gli alimenti con cui viene sostituito nella dieta. La differenza tra una porzione di patatine fritte e una di patate bollite può essere molto più rilevante di quanto si pensasse.

I numeri che cambiano la prospettiva

Tra il 1984 e il 2021, lo studio ha registrato 22.299 casi di diabete di tipo 2 in partecipanti inizialmente sani. Consumare tre porzioni settimanali di patatine fritte aumenta del 20% il rischio di sviluppare la malattia, mentre la stessa quantità di patate bollite, al forno o in purè non comporta un incremento significativo del rischio. Dall’analisi delle sostituzioni alimentari emerge che rimpiazzare tre porzioni di patate con cereali integrali riduce l’incidenza dell’8%, mentre sostituire nello specifico le patatine fritte con cereali integrali abbassa il rischio del 19%. Al contrario, sostituire le patate con riso bianco può aumentarlo.

Le patate sono ricche di nutrienti utili come fibre, vitamina C e magnesio, ma il loro alto contenuto di amido comporta un elevato indice glicemico. Il metodo di preparazione risulta decisivo. La frittura, oltre ad aggiungere grassi e calorie, altera la struttura dell’alimento e genera composti che possono interferire con il metabolismo degli zuccheri. Preparazioni come bollitura e cottura al forno mantengono invece intatte le proprietà nutrizionali del tubero.

Limiti dello studio e prospettive future

Si tratta di uno studio osservazionale, quindi non stabilisce un rapporto di causa-effetto. Inoltre, la popolazione analizzata - composta in prevalenza da professionisti sanitari di origine europea - potrebbe non rappresentare l’intera popolazione. Un editoriale collegato sottolinea che le patate, se cucinate in modo sano, possono far parte di una dieta equilibrata e sostenibile, pur mantenendo la priorità sui cereali integrali.

Le raccomandazioni dovrebbero spostarsi dal divieto assoluto alla promozione di metodi di cottura più salutari e sostituzioni intelligenti. La patata bollita, accompagnata da verdure e proteine magre, resta un’opzione valida, mentre le patatine fritte andrebbero consumate solo occasionalmente.

Fonte dell'articolo: www.sciencedaily.com

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