Questo nuovo materiale uccide (quasi) tutti i virus che tocca

Questo wafer di silicio "liscio" è in realtà ricoperto di minuscoli aghi sterminavirus.

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a cura di Marco Silvestri

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In un'epoca in cui le minacce biologiche come virus e batteri sembrano profilarsi all'orizzonte con maggiore intensità e frequenza, la scienza risponde con soluzioni innovative e sorprendenti.

Un team di ricercatori del Royal Melbourne Institute of Technology (RMIT) in Australia, si è ispirato alla natura per sviluppare un materiale siliconico rivoluzionario, capace di neutralizzare fino al 96% delle cellule virali che vengono a contatto con esso. Se osservato ad occhio nudo, questo strato appare liscio e omogeneo, ma al microscopio si rivela un campo minato per i patogeni: una foresta di minuscole aghiformi "nanospikes".

Dettagli sullo sviluppo e l'efficacia di questo materiale sono stati pubblicati sulla rivista ACS Nano, dopo oltre due anni di studi e sperimentazioni. Grazie alla sua struttura unica, il materiale, che è percepito come liscio al tatto, si trasforma in una trappola mortale per i virus, quali l' hPIV-3, noto per causare infezioni respiratorie come polmonite, laringotracheobronchite e bronchiolite nei bambini. I test dimostrano che, grazie all'azione meccanica delle "nanospikes", il 96% dei virus viene distrutto o reso incapace di replicarsi entro sei ore dall’esposizione, senza alcun bisogno di interventi chimici o farmacologici.

La ricerca prende spunto da una delle soluzioni difensive più affascinanti fornite dalla natura: le ali di alcune specie di insetti, tra cui cicale e libellule. Queste presentano strutturazioni nanometriche in grado di perforare e uccidere spore fungine e cellule batteriche. Tuttavia, poiché i virus sono entità molto più piccole rispetto a funghi e batteri, le nanostrutture necessarie per affrontarli devono essere ancora più fini e acute.

Per realizzare una superficie così eccezionalmente micidiale per i virus, gli scienziati hanno utilizzato un procedimento di bombardamento ionico su un wafer di silicio. Questo processo ha consentito di modellare con precisione il materiale, erigendo migliaia di spire con spessore di appena 2 nanometri e altezza di 290 nanometri. Per rendere l'idea della loro minuziosità, basta pensare che ogni singolo "nanospike" è circa 30.000 volte più sottile di un capello umano.

Questo approccio non solo si distingue per la sua ingegnosità, ma apre anche scenari promettenti per l'applicazione su larga scala del materiale, in particolare in ambienti ad alto rischio come laboratori e strutture sanitarie.

L'obiettivo è quello di ridurre drasticamente il rischio di infezioni, creando superfici per lo più auto-disinfettanti e capaci di prevenire la trasmissione di malattie infettive.

Samson Mah, primo autore dello studio, enfatizza l'importanza di trasferire questa tecnologia all'avanguardia in ambiti dove il rischio biologico è più elevato. L'adozione di tali superfici, secondo Mah, potrebbe rafforzare significativamente le misure di contenimento contro le malattie infettive, migliorando così la sicurezza di ricercatori, professionisti sanitari e pazienti.

Al di là dell'impatto in termini di prevenzione delle infezioni, questa scoperta potrebbe ridurre la nostra dipendenza dai disinfettanti chimici. SI tratta di un vantaggio non trascurabile, considerando la preoccupazione globale per l'emergere di ceppi microbici sempre più resistenti anche noti come "superbatteri".

Mentre i test proseguono e le applicazioni pratiche iniziano a prendere forma, ci si può solo meravigliare di come un approccio tanto semplice quanto efficace come quello della distruzione meccanica dei virus, possa contribuire significativamente alla nostra lotta contro le malattie infettive.