Un pipistrello gigante che caccia uccelli canori a oltre mille metri di altezza, li divora mentre continua a volare e utilizza la membrana tra le zampe posteriori come una sacca per trasportare la preda. Sembra la trama di un documentario fantasy, eppure è esattamente ciò che fa il nottola gigante (Nyctalus lasiopterus), il più grande pipistrello d'Europa. Dopo quasi venticinque anni di ricerche e ipotesi mai completamente dimostrate, un team internazionale di scienziati è finalmente riuscito a documentare questo straordinario comportamento predatorio, pubblicando i risultati sulla prestigiosa rivista Science.
La sfida principale per gli studiosi è sempre stata quella di osservare l'impossibile: riprendere cacce notturne che avvengono nel buio totale, a quote elevatissime, tra animali che si muovono a velocità sostenuta. Per decenni i ricercatori hanno tentato di raccogliere prove utilizzando telecamere posizionate nei rifugi, radar militari, mongolfiere equipaggiate con registratori a ultrasuoni e localizzatori GPS. Tuttavia, ogni strumento si rivelava troppo pesante per essere trasportato da questi mammiferi volanti senza comprometterne il comportamento naturale.
La svolta è arrivata grazie a minuscoli dispositivi biologger sviluppati dall'Università di Aarhus in Danimarca, veri e propri "zainetti" tecnologici che pesano pochi grammi ma sono capaci di registrare altitudine, accelerazione, movimenti e suoni, inclusi i richiami di ecolocalizzazione. Applicando questi strumenti ad alcuni esemplari di nottola gigante, gli scienziati hanno potuto letteralmente "viaggiare sulla schiena" dei pipistrelli durante le loro battute di caccia notturna, raccogliendo dati senza precedenti sul loro comportamento predatorio oltre i mille metri dal suolo.
I risultati hanno rivelato una strategia di attacco degna di un caccia militare. Le nottole giganti si librano in alto nel cielo notturno per individuare gli uccelli migratori che viaggiano nell'oscurità, ritenendosi al sicuro dai predatori diurni. Una volta localizzata una preda potenziale, il pipistrello si lancia in picchiate ripide ad alta velocità, battendo le ali con maggiore intensità e triplicando la propria accelerazione. Durante l'inseguimento, emette raffiche rapide di brevi richiami ultrasonici che segnalano la fase finale dell'attacco.
In due cacce documentate dai biologger, i pipistrelli hanno inseguito le loro prede rispettivamente per 30 e 176 secondi. La prima caccia si è conclusa con un abbandono: anche gli uccelli sono piloti acrobatici e riescono a compiere manovre evasive come spirali e loop, proprio come fanno di giorno per sfuggire ai falchi. La seconda caccia invece ha avuto successo dopo quasi tre minuti di inseguimento, culminando nella cattura di un pettirosso vicino al suolo. I microfoni hanno registrato ventuno richiami di allarme dell'uccello, seguiti da ventitré minuti di masticazione mentre il pipistrello volava a bassa quota.
Il vantaggio competitivo delle nottole giganti risiede nei loro potenti richiami di ecolocalizzazione a bassa frequenza, capaci di rilevare uccelli a grande distanza. A differenza degli insetti, gli uccelli non possono percepire gli ultrasuoni emessi dai pipistrelli e si accorgono del pericolo solo pochi istanti prima di essere catturati. Analisi ai raggi X e del DNA condotte su ali di uccelli trovate sotto le aree di caccia hanno confermato la sequenza degli eventi: il pipistrello uccide la preda con un morso, le rimuove le ali – probabilmente per ridurre la resistenza aerodinamica – e poi utilizza la membrana tra le zampe posteriori come una tasca per trattenere e consumare la vittima mentre continua a volare.
Laura Stidsholt, professoressa assistente al Dipartimento di Biologia dell'Università di Aarhus e autrice principale dello studio, ha evidenziato l'eccezionalità di questo comportamento con un paragone efficace: catturare e divorare un animale che pesa circa la metà del proprio peso corporeo mentre si è in movimento equivale, per un essere umano, ad afferrare e mangiare un animale di 35 chili mentre si fa jogging. Stidsholt ha dedicato anni al perfezionamento della tecnologia dei biologger nella ricerca sui chirotteri, ottenendo numerose scoperte rivoluzionarie.
L'ipotesi che i pipistrelli potessero cacciare uccelli in volo circolava da tempo negli ambienti scientifici, ma mancavano prove definitive. Carlos Ibáñez, esperto spagnolo di pipistrelli presso la Stazione Biologica di Doñana (CSIC) a Siviglia, aveva trovato piume di uccelli negli escrementi di nottole giganti quasi venticinque anni fa e aveva trascorso decenni raccogliendo indizi. Il suo team ha monitorato questa specie forestale elusiva utilizzando rifugi "intelligenti" dotati di antenne per rilevare microchip impiantati negli animali, sistemi che tracciano i movimenti e inviano notifiche in tempo reale ai telefoni dei ricercatori.
Nonostante le crescenti evidenze, l'idea incontrava scetticismo: come poteva un pipistrello catturare un uccello che pesa quasi quanto lui stesso? Elena Tena, coautrice dello studio, ha ricordato l'emozione contrastante provata ascoltando le registrazioni: pur suscitando empatia per la preda, si tratta di un fenomeno naturale straordinario che il team cercava di documentare da tempo. Ha dovuto riascoltare le registrazioni diverse volte per comprendere appieno ciò che avevano catturato.
Fortunatamente, questi pipistrelli non rappresentano una minaccia per le popolazioni di uccelli canori. La nottola gigante è estremamente rara e considerata in pericolo in molte regioni europee a causa della perdita degli habitat forestali. Comprendere il suo comportamento ed ecologia diventa quindi fondamentale per sviluppare strategie di conservazione e gestione che possano proteggere uno dei predatori notturni più straordinari del continente europeo, proprio nel momento in cui il successo scientifico arriva quasi in coincidenza con il ritiro di Ibáñez, che ha dedicato la carriera a svelare questo mistero.