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Vivere in montagna aiuta contro l'obesità?

Secondo questa nuova ricerca, l’ossigeno ridotto delle zone montuose può influenzare metabolismo e appetito nei più piccoli.

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Avatar di Patrizio Coccia

a cura di Patrizio Coccia

Editor

Pubblicato il 18/08/2025 alle 13:58

La notizia in un minuto

  • Una ricerca su 4 milioni di bambini colombiani dimostra che vivere tra 2001-3000 metri di altitudine dimezza l'incidenza dell'obesità infantile rispetto alle zone più basse
  • L'ossigeno rarefatto in montagna accelera il metabolismo e modifica gli ormoni della fame, aumentando la leptina (sazietà) e riducendo la grelina
  • Lo studio apre la strada a strategie personalizzate per combattere l'obesità infantile basate sui fattori ambientali specifici di ogni regione
Riassunto generato con l'IA. Potrebbe non essere accurato.

L'altitudine potrebbe rivelarsi un alleato naturale nella lotta contro l'obesità infantile, come dimostra una ricerca condotta su oltre 4 milioni di bambini colombiani. Lo studio, basato sui dati provenienti da 1123 comuni, suggerisce che crescere in montagna offra una protezione biologica contro l’accumulo di peso eccessivo nei più piccoli. Una scoperta che apre nuove prospettive sulla comprensione dei fattori ambientali capaci di influenzare il metabolismo umano fin dalla prima infanzia.

I numeri che raccontano la montagna

L’analisi guidata da Fernando Lizcano Losada dell’Università di La Sabana ha classificato i bambini fino a 5 anni in base all’altitudine della loro residenza. Nei comuni fino a 1000 metri si registravano circa 80 casi di obesità ogni 10.000 bambini, un dato simile a quello tra 1001 e 2000 metri. La differenza emerge nella fascia tra 2001 e 3000 metri, dove i casi si dimezzano a 40 ogni 10.000. Un calo netto che indica come l’ambiente montano possa influire positivamente sul peso corporeo nei primi anni di vita.

Il metabolismo accelerato dell'altura

L’effetto sarebbe legato alla risposta fisiologica all’aria più rarefatta tipica delle alte quote. Secondo Lizcano Losada, il metabolismo tende ad accelerare per compensare la minor ossigenazione, aumentando il dispendio energetico anche a riposo. Studi precedenti sugli alpinisti hanno mostrato una maggiore capacità di bruciare grassi e una più rapida perdita di peso in montagna.

Anche la biochimica sembra confermare questa ipotesi. In quota aumentano i livelli di leptina, l’ormone della sazietà, mentre diminuiscono quelli di grelina, che stimola l’appetito. Questo doppio effetto favorisce il mantenimento di un peso corporeo più equilibrato nei bambini che vivono in montagna.

Limiti e prospettive della ricerca

David Stensel dell’Università di Loughborough evidenzia però i limiti dello studio, osservazionale e quindi incapace di stabilire un rapporto di causa-effetto diretto. Inoltre, sopra i 3000 metri si registra un’inversione della tendenza, con tassi di obesità più alti, probabilmente dovuti al numero ridotto di comuni analizzati. Nonostante questi caveat, la ricerca offre basi solide per future indagini sui meccanismi biologici alla base del fenomeno.

Trasferire intere popolazioni in montagna non è una soluzione praticabile, ma comprendere i fattori ambientali che modulano il metabolismo potrebbe portare a strategie di prevenzione mirate. In paesi come l’Italia, con vaste aree alpine e appenniniche, questi risultati potrebbero stimolare studi analoghi, verificando se l’effetto protettivo dell’altitudine si manifesti anche nei bambini europei.

Fonte dell'articolo: www.newscientist.com

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