Anche Microsoft traccia gli spostamenti via WP7

Si è aggiunta anche Microsoft alla lista delle aziende che collezionano i dati sulla posizione dei propri utenti. Al momento mancano dettagli fondamentali per capire se il trattamento delle informazioni è corretto, ma comunque ecco cosa succede.

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a cura di Manolo De Agostini

Non solo Apple e Google, ma anche Microsoft colleziona i dati sulla posizione fisica dei terminali Windows Phone 7. Il nuovo sistema operativo del colosso di Redmond, come riportato da Cnet, trasmette a Microsoft un insieme di dati che includono ID unico del dispositivo, dettagli sulle reti Wi-Fi nelle vicinanze e l'esatta latitudine e longitudine ricavate grazie al GPS.

Stando a quanto riportato dal sito statunitense, un rappresentante dell'azienda non è stato in grado di rispondere a due domande fondamentali: per quanto tempo Microsoft conserva i dati sulla posizione? Quante volte le coordinate sono trasmesse all'azienda?

Data la criticità del tema, siamo sicuri che Microsoft risponderà celermente. Per ora la casa di Redmond ha dichiarato che la cronologia delle posizioni non è salvata direttamente sui dispositivi WP7. Ricordiamo che Apple registra tutto (L'iPhone spia: perché archivia i nostri spostamenti?), anche se Jobs nega il problema (La macchina del fango colpisce Apple, Jobs risponde), mentre Google archivia in cache un numero limitato di dati (Android sa dove siamo andati, Google come Apple).

Microsoft ha messo in piedi un database con la posizione di torri radio e access point Wi-Fi, in modo che un dispositivo possa determinare la propria posizione più velocemente e consumando meno energia rispetto all'uso del GPS.

La casa di Redmond afferma che l'informazione sulla posizione è trasmessa ai propri server solo se il Wi-Fi e i servizi di posizionamento sono attivi. Per disabilitare lo scambio dei dati basterebbe modificare l'opzione presente nelle impostazioni (trova il mio telefono). In caso contrario viene trasmesso il MAC Address dell'access point Wi-Fi, la forza del segnale e un ID unico del dispositivo generato casualmente che viene conservato per un periodo non specificato di tempo. 

Se il GPS è attivo si aggiungono anche dati come la direzione, il luogo preciso in cui ci si trova e la velocità del viaggio. Questo avviene quando un'applicazione o l'utente richiedono la posizione.

Il polverone che si è sollevato attorno a questo scambio di dati nasce da semplici domande: come devono gestire questi dati le aziende? Hanno la possibilità di sapere la nostra posizione senza che l'utente ne sia informato? Queste informazioni possono essere alla portata di malintenzionati o usate in maniera impropria?