Google è finalmente pronta a distribuire la versione definitiva di Android O. L'azienda di Mountain View terrà a New York, nella giornata di oggi, la conferenza che darà l'avvio al roll-out di questa nuova incarnazione del robottino verde. Big G ha lavorato soprattutto sull'esperienza utente, nella logica di rispondere ad iOS 11 di Apple.
Android Oreo
Da mesi si specula circa il nome che Google avrebbe assegnato ad Android O. Big G ha storicamente fatto riferimento a dolciumi di vario genere, da Nougat a KitKat, passando per Jelly Bean, Donut, Gingerbread, Cupcake, Eclair, Ice Cream Sandwich. Una tradizione divenuta ormai un vero marchio di fabbrica per il robottino verde.

La lettera "O" ha fin da subito suggerito il nome Oreo, il celebre biscotto prodotto dalla Mondelez International che, grazie agli oltre 490 miliardi di pezzi, è il più venduto del XX secolo. Lo snack ideale da affiancare ad Android dunque, per un'operazione commerciale in grado di garantire un ritorno per entrambe le aziende.
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Ci sono state conferme e smentite a riguardo ma, negli ultimi giorni, sembrano non esserci più dubbi. La versione numero 8 del sistema operativo mobile di Google si chiamerà Android Oreo, così come suggerito anche da un autorevole personaggio come Evan Blass, che proprio in questi giorni si è sbilanciato a favore di questa tesi.

Le principali novità
1) Notifiche - Con Android Oreo, Google introduce il concetto di "canali". Le notifiche, a seconda della tipologia, possono essere raggruppate in delle specie di macro categorie, così come mostrato negli screenshot dall'azienda. Gli sviluppatori di terze parti potranno assegnare un colore differente alle notifiche delle proprie app (pensiamo, in futuro, al colore blu per Facebook, oppure alla colorazione verde per Whatsapp), ed in tal senso sarà molto probabile la presenza di una precisa regolamentazione per evitare confusione tra le applicazioni.
Attraverso uno swipe sulla notifica stessa, è possibile posticiparla per poi visualizzarla in seguito secondo le specifiche esigenze dell'utente. È stata introdotta anche una più ampia possibilità di personalizzazione dei Quick Settings, al fine di poter razionalizzare l'organizzazione dell'iconica tendina di Android. In generale, un focus mirato a rendere le notifiche facilmente consultabili nella quotidianità.

2) Autonomia - Si tratta di un aspetto su cui Google si è concentrata molto negli ultimi anni. Con Android Marshmallow, è stata introdotta la funzione Doze, studiata per ottimizzare il consumo della batteria nei periodi di inattività, grazie ad un algoritmo in grado di gestire sapientemente i vari sensori presenti sullo smartphone ed il Play Service.
Anche su Android Oreo il lavoro si è concentrato sui periodi di inattività del dispositivo e su ciò che effettivamente le applicazioni possono fare in background (dall'aggiornamento della posizione ai vari servizi), introducendo limiti maggiormente restrittivi. In tal senso occorrerà verificare quale sarà l'impatto nell'utilizzo quotidiano, con gli sviluppatori di terze parti che dovranno evidentemente adeguare le proprie app per garantire comunque un corretto funzionamento.

3) Applicazioni - I primi due aspetti coinvolgono già le applicazioni, ma è giusto sottolineare altre novità interessanti introdotte da Android Oreo, partendo innanzitutto dalla funzionalità di Autofill API.
È possibile scegliere un'app per la gestione delle password, esattamente come avviene per altri aspetti del sistema operativo (pensiamo, ad esempio, alla tastiera). L'applicazione scelta immagazzina tutti i dati dell'utente, che possono poi essere utilizzati da altri applicativi senza doverli reinserire. Il concetto dell'auto-completamento delle password avviene dunque a livello di piattaforma. Tutto passerà attraverso le nuove API che vadano ad implementare questa possibilità.

Molto interessante l'introduzione delle icone auto-adattanti, ovvero in grado di cambiare forma in base al tema impostato dall'utente. Anche in questo caso, Google sceglie di dare libero spazio alla personalizzazione, un concetto che ha rappresentato da sempre un punto cardine del mondo Android.
L'azienda di Mountain View introduce anche la funzionalità Picture in Picture (PiP), mutuata da Android TV. È dunque possibile, su smartphone e tablet, riprodurre un video e ridurlo ad una sorta di finestra flottante (completamente personalizzabile), così da poter continuare ad utilizzare tutto il resto del sistema operativo (incluse altre applicazioni). Una possibilità comunque già vista, ad esempio, sulla TouchWiz di Samsung.

4) Audio - Grande attenzione anche alla parte audio. Android Oreo supporta infatti nuovi codec bluetooth di alta qualità. Questo potrebbe rappresentare un primo passo per l'adozione su larga scala del nuovo standard 5.0. Viene inoltre aggiunto il supporto al Wi-Fi Aware, ovvero la possibilità, su dispositivi con hardware apposito, di comunicare via Wi-Fi anche senza un access point.
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Viene anche introdotta la nuova API AAudio, che strizza l'occhio all'audio professionale potendo offrire alte prestazioni a bassa latenza. Presente la possibilità di poter leggere e scrivere su flussi di dati, ed in questo ogni API sarà migliorata ed ulteriormente sviluppata nel corso del tempo con le successive release di Android O.

Da sottolineare, infine, la possibilità di accedere ai font XML, con le app che potranno scegliere sia il layout che definire la famiglia di appartenenza di un font XML.
Dispositivi compatibili
Nella pagina ufficiale dell'evento di stasera, Google ha creato un countdown che termina alle ore 20:40 italiane. Sarà in quel momento che, in maniera progressiva, partirà il roll-out di Android Oreo. Durante la fase di preview, sono stati sei i dispositivi supportati: Pixel, Pixel XL, Nexus 6P, Nexus 5X, Nexus Player, Pixel C.

Dovrebbero essere questi sei prodotti, per quanto riguarda i dispositivi Google, a ricevere Android Oreo, escludendo dunque le generazioni precedenti di Nexus. Tutti dettagli che saranno comunque chiariti durante la conferenza di stasera.
Per quanto riguarda invece gli smartphone e i tablet dei vari produttori (Samsung, HTC, Sony, Huawei, LG, Xiaomi ecc...), l'evento di oggi dovrebbe spingerli a pronunciarsi in via ufficiale, così da poter capire quali prodotti potranno effettivamente ricevere l'ultima incarnazione del robottino verde. La sfida ad iOS 11 sta ufficialmente per iniziare.
Il Pixel XL, attuale phablet top di gamma targato Google, sarà uno dei primi dispositivi a ricevere Android Oreo. È possibile acquistarlo attraverso Amazon usufruendo della spedizione Prime.