Antennagate iPhone 4: class action chiusa con beffa

La Class Action aperta per i problemi di ricezione dell'iPhone 4 si è chiusa. I consumatori che vi hanno partecipato riceveranno 15 dollari da Apple, oppure una custodia per lo smartphone.

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a cura di Valerio Porcu

Senior Editor

Si è chiusa dopo circa due anni la class action sull'antennagate. I consumatori statunitensi riceveranno 15 dollari o una nuova custodia da parte di Apple, per compensare i problemi di ricezione dell'iPhone 4. La sentenza mette la parola fine a 18 diverse cause che erano state aperte da parte di clienti che si erano sentiti ingannati dalla società californiana.

Il problema era emerso nel giugno del 2010, poco dopo l'arrivo sul mercato dell'iPhone 4. Secondo molti osservatori, alcuni autorevoli, lo smartphone aveva seri problemi di ricezione, soprattutto se impugnato in un certo modo con la mano sinistra. Apple all'inizio tentennò, poi Steve Jobs si difese goffamente con una mail passata alla storia, e alla fine l'azienda decise di regalare a tutti una custodia che poteva compensare il difetto.

Nell'iPhone 4 e 4S le antenne sono esterne

La questione si trascinò per mesi. Da una parte Apple ha insistito sul fatto che tutti i telefoni soffrono del problema, dall'altra detrattori e concorrenti hanno criticato l'azienda e ironizzato sul terminale – senza scalfirne minimamente il successo. Apple per un po' offrì custodie gratuite, fino a settembre 2010. Poi si ritenne unilateralmente che il problema era risolto, e ora lo è anche la vicenda legale.

Quanto è grave il problema di ricezione dell'iPhone 4? Probabilmente si tratta di un falso problema, come in molti hanno ripetuto dal primo momento. Anzi, un vero problema c'era: nel software di Apple c'era un difetto che portava a visualizzare più "tacche" rispetto alla vera forza del segnale; e forse è stata questa l'origine del problema, più che il difetto hardware. Quest'ultimo esiste, ma difficilmente nella misura dipinta dalla bagarre mediatica di quel momento. 

Comunque stessero le cose è bastato poco a scatenare uno tsunami di commenti, post e articoli che davano addosso all'azienda guidata da Tim Cook (all'epoca c'era Steve Jobs). Una scintilla ha fatto scaturire un incendio che dalla California si è propagato al mondo intero, e che negli Stati Uniti è arrivato persino in tribunale.

D'altra parte è inevitabile. Chi arriva in cima, per vendite, numero di clienti e profitti, dovrà sempre affrontare le critiche degli invidiosi, la spada dei giusti, lo sguardo torvo dei mediocri e la vigilanza inflessibile degli onesti.