Apple e Samsung pronte per il verdetto: nessuna pace

Arringhe finali per gli avvocati di Apple e Samsung al processo californiano che vede la casa di Cupertino citare l'azienda sudcoreana per plagio di iPhone, iPad ed elementi dell'interfaccia di iOS.

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a cura di Manolo De Agostini

Il processo tra Apple e Samsung, presieduto dal giudice Lucy Koh, si avvicina a un momento cruciale: il verdetto. A seconda della decisione della giuria, probabilmente si andrà in appello, ma di fatto siamo a un momento chiave per l'intera industria della telefonia, dilaniata da lotte senza fine sui brevetti.

Apple ha richiesto 2,75 miliardi di dollari di risarcimento per plagio dei suoi prodotti di punta, iPhone e iPad, mentre Samsung ha ribattuto mettendo in campo la presunta violazione dei suoi brevetti 3G per un valore di 421,8 milioni di dollari. Purtroppo nei giorni scorsi anche l'ultimo tentativo di mediazione tra le parti non è andato a buon fine.

Nella serata di ieri non è arrivata una sentenza, come si pensava in precedenza, ma è stato dato altro spazio agli avvocati per presentare le loro arringhe finali, in cui hanno cercato di demolire l'uno la tesi dell'altro, le dichiarazioni dei testimoni e far concentrare la giuria sulle tesi più forti messe in campo da entrambi gli schieramenti. Di seguito una sintesi che non vuole né essere esaustiva né particolareggiata. Il primo a intervenire è stato Harold McElhinny, l'avvocato di Apple.

McElhinny ha dichiarato che in questo processo la chiave per trovare la verità è nella documentazione, più che nelle testimonianze, che potrebbero non essere corrette. "Se volete sapere cosa è successo veramente e scoprire la verità bisogna compiere un cammino cronologico dei fatti".

"Steve Jobs ha iniziato lo sviluppo di iPhone nel 2003", ha dichiarato l'avvocato, mostrando nel frattempo una diapositiva con la gamma dei prodotti Samsung tra il 2004-2007. "Steve Jobs ha scioccato il mondo con l'iPhone e l'industria ha seguito l'esempio. Ha rappresentato forse il prodotto più famoso del mondo".

McElhinny ha mostrato alcuni documenti interni di Samsung in cui si parla dell'iPhone tessendone le lodi. Il tutto per arrivare a spiegare che, dopo il debutto dello smartphone di Apple e un andamento sul mercato non esaltante, nel 2010 i piani alti dell'azienda hanno preso coscienza della "crisi di design" e varato l'operazione per copiare i prodotti della Mela.

Copia di cui si sarebbe accorta anche Google, secondo l'avvocato di Apple. La causa di Mountain View avrebbe infatti chiesto a Samsung "di cambiare il design degli smartphone Galaxy S e dei tablet su cui stavano lavorando", perché Google aveva riconosciuto che Samsung "stava copiando i design di Apple. Samsung ha ignorato gli avvertimenti e ha continuato", ha dichiarato McElhinny.

L'avvocato ha fatto inoltre riferimento alla testimonianza delle designer delle icone dei prodotti Samsung, il quale ha dichiarato che la progettazione del Galaxy S ha richiesto all'incirca dai due ai tre mesi. "In quei tre mesi Samsung è stata in grado di copiare ed emulare i progetti di Apple senza prendersi alcun rischio. Questo perché stava copiando il prodotto di maggior successo nel mondo".

"Samsung ha ottenuto ciò che voleva. Le vendite sono decollate dopo che il primo prodotto derivato da iPhone è stato aggiunto alla propria gamma". Fu proprio nell'agosto dello stesso anno che Apple contattò Samsung avanzando le proprie accuse.

"Nessun testimone di Samsung che si è mai seduto su quella sedia ha detto che questi design non sono simili", ha sottolineato l'avvocato parlando di "aspetto visivo complessivo" simile, che può trarre in inganno i consumatori e quindi creare danni ad Apple. "Non tutti gli smartphone hanno bisogno di sembrare un iPhone", ha dichiarato McElhinny mostrando un Nokia Lumia e un Sony Xperia Arc.

"Samsung è stata la sostenitrice più grande dell'iPhone. […] Hanno cercato di competervi e quando hanno visto che non ci riuscivano, hanno copiato", ha concluso McElhinny. "Apple ha impiegato cinque anni per creare l'iPhone. Samsung ci ha messo tre mesi per copiarlo. È vero, semplice, chiaro e indiscutibile", ha sottolineato l'altro avvocato di Apple, William Lee.

Per quanto riguarda Samsung, ha parlato Charles Verhoeven. "Apple ricerca un vantaggio competitivo attraverso il tribunale. Sta cercando di impedire al suo concorrente più forte di giocare la partita". "Pensate a quando entrate in un negozio di Best Buy. Andate alla sezione delle TV. Tutti i televisori hanno lo stesso aspetto. Hanno tutti lo schermo piatto e un design minimalista". Lo stesso vale con i telefoni, secondo l'avvocato di Samsung. Sono tutti dei rettangoli neri con touchscreen. Verhoeven ha citato il BlackBerry come un prodotto che cambia il mercato. "Cosa ha fatto la concorrenza? Tutti hanno presentato un telefono cellulare con tastiera QWERTY".

Apple pensa che sia un suo diritto "avere un monopolio su un rettangolo arrotondato con un touchscreen. "C'è qualcuno che è stato davvero ingannato dai dispositivi Samsung pensando che fossero di Apple? Il fatto è che i consumatori fanno scelte, non errori... non c'è inganno, non c'è confusione e Apple non ha alcuna prova credibile".

L'avvocato è poi entrato nel merito dei singoli prodotti, degli avvertimenti di Google e della documentazione interna che secondo Apple è una prova importante. "Questa non dimostra la copia, ma solo un'azienda che sta cercando di capire cosa sta succedendo". Un po' la stessa cosa che ha fatto anche Apple. A tal proposito Verhoeven ha letto un'email del dirigente Apple Eddy Cue, in cui si parla dell'utilità di un tablet da 7 pollici. Dicono "dovremmo farlo" e molto furbescamente ha aggiunto un "dovremmo copiare Samsung" che potrebbe aver avuto impatto sulla giuria.

"Samsung vuole competere liberamente sul mercato, mentre Apple sta cercando di fermarla in aula", ha ribadito Verhoeven, concludendo il suo intervento. Ora la palla passa alla giuria. Difficile davvero dire chi abbia ragione, perché entrambe le parti sono riuscite a portare argomentazioni valide su molti aspetti. Fortunatamente non siamo né giudici né giurati e attendiamo con estrema curiosità (e un po' di stanchezza) il verdetto.