Autonomia: il problema si chiama Android, la soluzione Hush

La Purdue University ha presentato ieri i risultati di una ricerca che dimostra come i dispositivi Android consumino più batteria del necessario a causa di alcuni bug e di una cattiva progettazione dell'OS e per questo hanno sviluppato un'app chiamata Hush che promette di ridurre i consumi del 15%.

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a cura di Alessandro Crea

Come sappiamo sono molti i produttori che dichiarano un'autonomia di un giorno per i propri smartphone, ma sappiamo altrettanto bene che purtroppo molto spesso queste affermazioni sono vere fino a un certo punto, ossia con un utilizzo minimo ma non certo in tutti i contesti d'uso.

Ovviamente il problema è frequentemente legato all'adozione di batterie sottodimensionate rispetto alle caratteristiche hardware dello smartphone, ma la Purdue University ha voluto vederci più chiaro e così, in collaborazione con Intel e Mobile Enerlytics, ha monitorato a lungo circa 2000 smartphone Samsung Galaxy S3 ed S4 ed ha sviluppato uno studio i cui risultati sono stati da poco illustrati durante l'ACM MobiCom 2015 di Parigi.

Il risultato è interessante perché evidenzia come, paradossalmente, ben il 28.9% dello spreco di energia si verifica proprio nella condizione meno prevedibile, quella cioè in cui il display è in stand-by.

Calibrating Battery

Come ha spiegato Y. Charlie Hu, docente di ingegneria elettrica ed elettronica alla Purdie, in questa condizione gli smartphone dovrebbero entrare in uno stato di sospensione, consumando quasi nulla.

Purtroppo però questo non accade a causa di un'inefficiente gestione della batteria, dovuto a bug del software e, in particolare, a un non corretto utilizzo delle API di controllo dell'alimentazione chiamate wakelock.

Per questo motivo la Purdue University sta sviluppando un'app gratuita, chiamata Hush, che sarà presto disponibile ( nel frattempo, a questo indirizzo, trovate il framework) e dovrebbe consentire un risparmio immediato del 15% grazie a una riduzione delle attività delle app in background, basato però sulle abitudini dell'utente: le app utilizzate meno frequentemente infatti saranno drasticamente limitate, mentre per quelle impiegate spesso cambierà poco.

Ovviamente il problema è noto e ci sono diverse app che già ora sono in grado di monitorare i wakelock per identificare le app che creano questo tipo di problemi ma sicuramente un'applicazione come Hush, che consente di svolgere l'intero processo, monitoraggio, identificazione ed intervento, in automatico e per di più basandosi sul profilo d'uso dell'utente, è più comoda e soprattutto più semplice per gli utilizzatori privi di conoscenze avanzate, che sono poi la maggior parte.